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Macedonia, cronache del futuro: un'altra rivoluzione colorata

Inauguro una nuova forma di giornalismo. Proprio nel giorno che, forse, vedrà l’inizio di una nuova rivoluzione colorata. Quale sarà il colore, lo vedremo dopo. [Giulietto Chiesa]

Macedonia, cronache del futuro: un'altra rivoluzione colorata
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17 Maggio 2015 - 21.59


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di Giulietto Chiesa.



Inauguro una nuova forma di giornalismo. Appunto cronache del futuro. Proprio nel giorno che, forse, vedrà l’inizio di una nuova rivoluzione colorata.
Quale sarà il colore, lo vedremo dopo. Per il momento non è stato
ancora deciso. Ma il sangue c’è già. Il 9 maggio scorso a Kumanovo,
confine tra Macedonia e Kosovo, un attacco armato ha prodotto 14 morti
tra gl’incursori e 8 tra i poliziotti macedoni, con oltre 30 arresti.


Serviva per preparare il terreno ad una grande manifestazione in piazza, a Skopje, che doveva riunire 70.000 persone e iniziare l’assalto al palazzo del governo. Stile Euromaidan.
Dunque una rivoluzione colorata “speciale”, cioè un mix tra
sollevazione “pacifica” interna, interetnica ( circa il 30% dei macedoni
sono musulmani di etnia albanese) e aggressione armata dall’esterno. I seguaci di Gene Sharp “Come si abbattono le dittature”) hanno fantasia da vendere.


Come tutte le precedenti rivoluzioni colorate, anche questa vanta alcune caratteristiche standard. La prima è l’immediato appoggio di tutto il mainstream occidentale.
Che, allenato a dovere, si mette subito a gridare ai diritti umani
violati dal governo autoritario. Questo è l’inizio canonico. Poi, quando
il primo sangue scorre, il governo da abbattere diventa anche
“sanguinario”. La seconda qualità colorata è che le cancellerie
occidentali si mobilitano subito per fare pressioni. Perfetto. Nei giorni scorsi l’ambasciatore americano a Skopje, Jess Bailey, dopo avere incontrato il premier macedone Nikola Gruevski
rende noto un comunicato congiunto, firmato anche da Italia, Francia,
Regno Unito, oltre che dalla Unione Europea, che critica”l’inazione” del
governo sulla questione delle intercettazioni telefoniche.

Lo zelante ambasciatore italiano Massimo Belelli fa
sentire la su voce. Skopje, – dichiara – rischia l’isolamento
diplomatico se non prende misure riguardo la libertà di stampa e lo
stato di diritto”. E i giornali e le tv di George Soros, insieme alla sua “Open Society”
pubblicano registrazioni telefoniche compromettenti per il governo,
senza spiegare, ovviamente, da dove vengono quelle registrazioni e come
mai sono finite nelle mani del capo dell’opposizione socialdemocratica Zoran Zaev. Scrivono anche, all’unisono, che l’operazione di Kumanovo è stata una messa in scena organizzata dal governo.


La terza caratteristica delle rivoluzioni colorate è quella, ben vista a Kiev, nel 2104, della processione dei leader occidentali sulla piazza della rivolta
prossima-ventura. A incitare, incoraggiare, benedire la sovversione. I
primi ad arrivare a Skopje saranno i membri di una delegazione del
Partito Socialista Europeo, quello di Martin Shulz e di Matteo Renzi. Si
attende l’arrivo di John McCain, che griderà: “siamo con voi”, come
fece a Maidan.


Un tempo si chiamava “ingerenza negli affari interni di un paese sovrano”. Oggi si chiama “difesa dei valori occidentali”.
I quali si riassumono in pochi concetti essenziali. Dovete fare come
diciamo noi. Sennò vi facciamo a pezzi. E come devono fare i poveri
macedoni ortodossi? Aderire alle sanzioni contro la Russia, in primo
luogo. Cosa che invece non hanno fatto e non fanno. In secondo luogo mai
e poi mai prendere in considerazione il passaggio verso l’Europa del
gas russo proveniente dal “Turkish Stream”.


Già, ecco l’inghippo. La Grecia, in aprile, si è
detta disposta ad attaccarsi al tubo di Ankara. E a maggio la Macedonia
si è detta pronta a fornire il passaggio del gas verso la Serbia. La
quale ben volentieri farebbe altrettanto. Ma questo non si deve fare,
secondo Washington, che sta dalla parte di Kiev. Così la Macedonia s’ha
da ricondurre ai valori occidentali. Energicamente. Facciamo una “Grande Albania”,
mettendo insieme i musulmani di Kosovo, Albania e Macedonia. Lo dice
apertamente il premier di Tirana. Lo dice Alì Ahmeti, capo e fondatore
del partito albanese del Kosovo, Bdi. Il nuovo stato entrerà nella Nato a
vele spiegate.


La gigantesca ambasciata americana di Skopje sarà finalmente
paragonabile al nuovo stato. Adesso è, evidentemente, sovradimensionata
per la piccola Macedonia di due milioni scarsi di abitanti.


C’è un problema, però: che la maggioranza dei macedoni è ortodossa.
Che ne pensano? Saranno contenti? Non importa. A Bruxelles, forse,
pensano di imitare la soluzione tentata dai nazi ucraini nel Donbass con
i russi, cioè bombardandoli. Là è andata male, ma non è detto che andrà
sempre male. Così, magari, si troverà anche il colore di questa nuova
rivoluzione, molto democratica e molto colorata: verde “islamico” con molte macchie di sangue.

Fonte:  http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/05/17/macedonia-cronache-del-futuro-unaltra-rivoluzione-colorata/1690981/.

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