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Egitto: guerra e tv

La guerra tra le fazioni in Egitto passa anche per il controllo dei media. [Dario Ronzoni]

Egitto: guerra e tv
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20 Agosto 2013 - 16.54


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di Dario Ronzoni

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Intervista a Paolo Gonzaga

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Intorno agli scontri di piazza, le sparatorie e i morti delle manifestazioni in Egitto, si svolge un’altra guerra: quella dei media. Televisioni e giornali diventano bocche di fuoco schierate per una delle due parti nel conflitto: i Fratelli Musulmani o l’esercito. L’appoggio della fazione si rivela nella copertura delle notizie, nella scelta dei programmi, nel palinsesto. Nel caso dei media filo-governativi, appena dopo la deposizione dell’ex presidente Morsi, è apparsa in gran quantità “retorica nazionalista”, in cui esponenti liberali e di sinistra elogiavano il gesto dell’esercito, definendolo un atto d’amore verso l’Egitto.

In generale, la maggioranza dei media ha scelto di stare con i militari. La partigianeria, del resto, non è una novità nel panorama delle tv egiziane fin dai tempi di Mubarak ed è considerato naturale che prosegua anche oggi. Seguendo la guida di Paolo Gonzaga, esperto di media egiziani, abbiamo tracciato una mappa delle posizioni in campo nel conflitto tra Fratelli musulmani e militari.

I primi due grandi avversari sono Al Jazeera e Al Arabiya, giusto?

Esatto. Le due televisioni esprimono, nella loro natura, le posizioni dei paesi che rappresentano. La linea di Al Jazeera ricalca quella del Qatar, mentre Al Arabiya segue le direttive dell’Arabia Saudita. Il governo militare ha criticato spesso (e anche di recente) la copertura fatta da Al Jazeera. Il network, del resto, è schierato pro-Fratelli. Al Jazeera-Egitto, la branca locale della rete, è molto vicina alle posizioni dei Fratelli. Al Jazeera English, invece, nonostante di fondo sia sempre orientata, si mostra già più equilibrata. Sul fronte opposto troviamo Al Arabiya, che è molto ostile, invece, alle posizioni della Fratellanza.

Gli altri grandi network internazionali come si pongono?

La Bbc, ad esempio, è molto imparziale. Segue molto bene, con programmi interessanti, la vicenda. Si esprime con attenzione e cerca di evitare di prendere posizioni nette.

La Cnn?

Riflette un po’ la posizione di Obama. Dà un colpo al cerchio e uno alla botte. La Cnn rimane estranea alle posizioni politiche ma cerca di mediare. Sono interessanti, invece, le televisioni egiziane. Anche loro si sono schierate pro o contro militari, pro o contro Fratelli musulmani.

Quali sono?

Uno dei canali più noti è On Tv, fondato da Naguib Sawiris, che ha una diffusione internazionale e uno spirito liberale. All’epoca della rivolta del 2011 che ha portato alla caduta del regime di Hosni Mubarak gli egiziani che volevano seguire gli eventi dovevano sintonizzarsi o su Al Jazeera o su On Tv (le altre, quelle di stato, non trasmettevano nulla).

On Tv si è posta, già all’epoca, come il contraltare laico di Al Jazeera, cercando di depurare la rivoluzione da tutti gli elementi religiosi. Insomma, stava con i rivoltosi al tempo della “primavera araba”, e sta con i militari adesso. Tra i loro conduttori e personaggi più noti figura l’imam della moschea di piazza Tahrir, al Cairo, figura molto ostile ai Fratelli musulmani.

E negli ultimi tempi hanno affrontato la campagna Tamarrod adottando una posizione diversa dal binomo islamico-miscredente che veniva diffusa. I Fratelli musulmani – e questo lo ripetevano spesso – non erano indicati come “gli Islamiyn”, cioè gli islamici, come loro amano dire di sé. Erano indicati come “la destra religiosa”. In questo modo evitavano l’identificazione del concetto di islamico, che in sé è positivo, da quello di Fratello musulmano, che invece non apprezzano.

Poi?

Poi c’è la Cbc (Capital Broadcast Centre), anche questa molto dura contro i Fratelli. Tra i suoi anchorman c’è Bassem Youssef, una vera e propria star in Egitto. Un comico satirico che ha bersagliato di battute e scherzi Mohamed Morsi fin da quando ha preso il potere. Molti lo considerano un elemento importante per la sua caduta. Addirittura dicono che Morsi abbia scelto l’ora del suo ultimo discorso, cioè le dieci, apposta per evitare la trasmissione di Youssef. È stato denunciato, ma mai arrestato: è troppo popolare per farlo. Insomma, anche Cbc sta con i militari.

E a favore della Fratellanza chi c’è?

Ci sono i canali religiosi. Non è vero che sono stati chiusi tutti (come dicono): molti sono ancora aperti e trasmettono in tranquillità, anche se spesso i loro contenuti sono violenti e pericolosi. C’è un canale come Al Yaqeen, (“la convinzione”, parola che deriva da un’espressione coranica), e ha un canale secondario, Al Yaqeen 2 News, che si occupa di notizie. Amgad, che è il superlativo di “glorioso”, altra espressione religiosa, è una televisione che trasmette solo in seguito a un agreement con i militari.

Di posizione resta sempre favorevole ai Fratelli. Poi c’era la webtv di Misr 25, la televisione dei Fratelli che è stata fatta chiudere. È al Ahrar 25. E Rsd, una tv di cittadinanza che adesso, si può dire, è nelle mani dei Fratelli musulmani. Una situazione sfaccettata e ampia.

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L”intervista è stata pubblicata su [url”LINKIESTA”]www.linkiesta.it[/url] il 19 agosto 2013.

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