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Armi chimiche in Siria: un nuovo caso Tonchino?

Sibialiria analizza le incongruenze dei video, gli indizi contro gruppi armati, il susseguirsi e le finalità degli innumerevoli e torbidi "allarmi armi chimiche"

Armi chimiche in Siria: un nuovo caso Tonchino?
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24 Agosto 2013 - 00.09


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di SibiaLiria.org.


L”opposizione
siriana accusa l”esercito nazionale di aver ucciso centinaia di civili a
Ghouta, a est di Damasco, con bombardamenti al gas sarin il 21 agosto
(poco dopo l”arrivo degli ispettori dell”Onu sulle armi chimiche ),
valicando dunque la linea rossa stabilita dall”occidente per
l’intervento diretto (no fly zone, bombardamenti) in Siria. Il governo
ritorce l”accusa contro i gruppi armati, e così fanno la Russia, alcuni
media, e diplomatici ed esperti, che esprimono le loro perplessità,
anche alla luce del “cui prodest”.



Sibialiria,
impegnata da tempo contro le menzogne che fomentano le ingerenze armate
e le guerre, analizza in questo primo articolo: a) i video e
“testimonianze “finora pubblicati in Rete trovando in diversi di essi
incongruenze, probabili finzioni e, in tutti, una mancanza di prove
circa i responsabili; b) le analisi condotte anche da ricercatori
oppositori di Assad che puntano il dito contro i gruppi armati; c) il
susseguirsi e le finalità degli innumerevoli “allarmi armi chimiche” che
si sono finora succeduti in Siria.…

 



La Redazione di Sibialira





L’opposizione
siriana ha accusato le forze governative di aver bombardato con gas
nervino uccidendo nel sonno centinaia di civili nell’area di Ghouta
vicino a Damasco, all’alba del 21 agosto 2013; in coincidenza temporale
(così come è successo per molte altre denunce di massacri) , cioè, con
l’arrivo a Damasco di Ispettori delle Nazioni Unite (incaricati di
indagare proprio su un presunto uso di armi chimiche che si sarebbe
verificato a Khan el Assal, nel nord della Siria) e della convocazione a
Bruxelles  del Consiglio dei ministri degli Esteri, dedicato, tra
l’altro, all’emergenza siriana.



Sul
presunto attacco esistono diverse versioni, alcuni video tragici ma
controversi e nessuna indicazione oggettiva su che cosa sia avvenuto e
quali siano i responsabili.



Ancora una volta, tra i primi a diffondere la notizia è la rete saudita Al-Arabiya,
non nuova a episodi di manipolazione (ricordiamo il suo comunicato sui
“diecimila morti vittime di Gheddafi” nel febbraio 2011). L’emittente
rende note due versioni dell’accaduto: nella prima le vittime sarebbero
280, nella seconda 1.188. Altre cifre sono fornite dal Consiglio
rivoluzionario militare: 1.300 morti; dalla Coalizione nazionale
siriana: 650; dai Comitati di coordinamento locale: 750. L’Osservatorio
siriano di Londra cita un numero più limitato di vittime, ma si sofferma
sulla presenza di molti bambini



 



Media mainstream, diplomatici e perfino fonti dell’opposizione dubitano che si tratti dell’esercito siriano



A mettere in dubbio la veridicità della suddetta notizia non pochi media mainstream, esperti e diplomatici.



L’esperto nel campo delle armi non convenzionali, Gwyn Winfiled, in un’intervista a Repubblica il 22 agosto, sostiene che «L’attacco
con agenti tossici ieri in Siria sembra avere tutte le caratteristiche
di un nuovo incidente del Tonchino: un “casus belli” creato ad arte per
giustificare un’escalation militare delle potenze straniere, come quello
che nel ’64 autorizzò l’intervento americano in Vietnam
». Secondo Winfiled, l’autore della strage non è Assad: «È
difficile credere che il regime di Assad lanci un’offensiva del genere
in simultanea con l’arrivo a Damasco degli ispettori Onu incaricati
delle indagini sulle armi chimiche. Come in ogni omicidio,
l’investigatore dovrebbe chiedersi: cui prodest? Non giova certo al
regime, che in ogni caso verrà incolpato
».



Il corrispondente della BBC, Frank Gardner, si chiede: “Perché
il governo di Assad, che recentemente sta riconquistando terreno sui
ribelli, dovrebbe effettuare un attacco chimico, mentre gli ispettori
delle Nazioni Unite sono nel paese
?”



E così il diplomatico svedese ed ex ispettore Onu Rolf Ekeus, che ha dichiarato alla Reuters: “Sarebbe
molto strano se fosse stato il governo a fare questo nel momento esatto
in cui gli ispettori internazionali entrano nel paese …. per lo meno,
non sarebbe molto intelligente
.”



Anche
lo svedese Ake Sellstrom, esperto di armi chimiche, che guida il gruppo
di Ispettori ONU ha espresso le sue perplessità sulla dinamica
dell’attacco, evidenziando tra l’altro, come “sospetto” l’alto numero di
morti e feriti riportato dai media mainstream.



Perfino sul Jerusalem Post sono state evidenziate perplessità sul presunto attacco; riportando, ad esempio, la dichiarazione di Charles Lister, analista dell’IHS Jane’s Terrorism and Insurgency Center: “Logicamente,
non avrebbe molto senso per il governo siriano impiegare agenti chimici
in un momento simile, in particolare data la relativa vicinanza delle
città di destinazione (al team delle Nazioni Unite
)”.



E mons. Silvano Maria Tomasi, Osservatore permanente della Santa Sede presso l’Onu a Ginevra, dichiara: “Non
si può, a mio avviso, partire già con un pregiudizio, dicendo che
questo o quello sono responsabili. Dobbiamo chiarire il fatto, anche
perché da un punto di vista d’interessi immediati, al governo di Damasco
non serve questo tipo di tragedia, sapendo che ne è comunque incolpato
direttamente. Come nel caso delle investigazioni di un omicidio, bisogna
farsi la domanda: a chi veramente interessa questo tipo di crimine
disumano
?”



Il portavoce del ministero degli Esteri russo, Alexander Lukashevick, ha parlato di
una “provocazione pianificata”, con un’aggressiva campagna orchestrata
come a comando da media regionali, gettando la colpa sul governo. Il
ministero russo, citando sue fonti, avanza l’ipotesi che da un’area
controllata dall’opposizione sarebbe stato lanciato un missile di
fattura artigianale contenente sostanze chimiche non identificate (come
quelli che sarebbero stati usati nel marzo scorso per la strage di Khan
el Assal, per la quale il governo siriano ha richiesto l’indagine degli
ispettori dell’Onu, ndr).



Il portavoce del ministero degli Esteri siriano ha etichettato le accuse come “false”, e volte a “impedire agli Ispettori delle Nazioni Unite di svolgere l’inchiesta sul presunto uso di armi chimiche a Khan el Assal”



Più preciso il sito d”informazione (non filogovernativo) SyriaTruth
che riconduce l”episodio a un progetto organizzato dalle “brigate
turkmene” di Latakia e Damasco, in particolare “la bandiera dell”Islam” e
“le brigate dei discendenti del Profeta”; questi gruppi sarebbero
riusciti ad ottenere elementi chimici da utilizzare in “massacri su
richiesta” nella campagna di Latakia per commettere stragi di pulizia
confessionale e a Damasco per alimentare la campagna mediatica
internazionale. In particolare, come rivelato in una relazione pubblicata
il 14 agosto scorso 2013, era stato già pianificato un massacro, che si
sarebbe dovuto attuare, nei pressi di Damasco, all”inizio della terza
settimana di agosto, in concomitanza con l”arrivo della squadra della
commissione d”inchiesta internazionale a Damasco.



Un’interessante
considerazione sulla scarsa plausibilità dell’attacco chimico, secondo
l’opposizione sferrato dall’aviazione di Assad, è stata fatta da esperti
militari che hanno fatto notare come il 21 agosto sull’area di Ghouta
spirasse un notevole vento: una situazione meteorologica tecnicamente
poco adatta ad un attacco chimico, dal momento che il vento avrebbe
causato un importante numero di vittime anche nelle aree circostanti.

 



Le “testimonianze” e i video



Le
foto e i video diffusi mostrano scene drammatiche, ma suscitano molti
dubbi. Un esame completo sarà oggetto di un prossimo articolo. È
possibile comunque qui evidenziare alcuni punti.

 


1.
Intanto, ammettendo che l’attacco sia effettivamente avvenuto, e che –
secondo quanto sostengono le fonti dell’opposizione – sia avvenuto nelle
prime ore del 21 agosto (più precisamente, alle 3 del mattino, secondo
alcune di queste fonti), come è possibile che alcuni video che
dovrebbero documentare le conseguenze dell’attacco sui civili, risultino
caricati in rete già dal 20 agosto?


Questo video,
ad esempio, diffuso dall”opposizione anti-Assad è stato caricato in
data 2013/08/20 su YouTube e le immagini sono state girate chiaramente
di giorno alla luce del sole. Anche questo altro video, e questo, e questo, e questo
risultano caricati  il 20 agosto. Nonostante le evidenti incongruenze,
questi video immediatamente propagati in Rete e tradotti in più lingue,
sono stati presentati come prove inconfutabili delle conseguenze
dell”attacco. 

 


2.
Su alcuni specifici video, Sibialiria si soffermerà dettagliatamente in
prossimi articoli.

Limitiamoci qui a segnalare alcune incongruenze che
caratterizzano molti dei video, prodotti e distribuiti dalla
“opposizione anti-Assad”, “attestanti” l’attacco.


Intanto
è molto sospetto, che, nei video, accanto ai bambini morti o moribondi
non ci sia nessuna madre ma solo uomini che, oltre ad invocare Allah e a
maledire Assad, si limitano a manipolare i bambini (si direbbe ad uso
esclusivo della telecamera).


In
altri video, che vorrebbero documentare i “soccorsi”, si vede qualche
uomo con guanti e mascherina, (quasi a presentarsi come “medico”) ma non
si capisce il senso di questa precauzione sanitaria considerando che i
bambini sono, in molti casi, distesi su un pavimento (di un locale che
certamente non è un ospedale) calpestato da molte persone. Inoltre ai
bambini, sembrerebbe, non sono stati tolti i vestiti che avevano al
momento dell’”attacco”(una precauzione ovvia considerando che dovrebbero
essere intrisi di gas). Altrettanto sospetta è la sintomatologia che
manifestano le presunte vittime dell’attacco con gas nervino. Questa
ha, certamente, una vasta gamma di manifestazioni (dipendente da
svariati fattori: dose di gas assorbita, età del soggetto, azione di
antidoti…) ma generalmente si manifesta con l’incontenibile rilascio di
urina e feci, epistassi, convulsioni, bava rossastra.
Questi sintomi non caratterizzano il comportamento dei sopravvissuti né
i loro indumenti evidenziano tracce che possano essere ascrivibili al
rilascio di urina o feci. Uguale scetticismo sul gas nervino quale causa
dei malori manifestati nei video è stato espresso da Jean Pascal Zanders, esperto di armi chimiche.


In
alcuni filmati vengono mostrati bambini allineati sul pavimento e che,
secondo quanto suggerirebbero gli stessi filmati, dovrebbero essere
morti, anche se qualcuno tra questi si muove. Sconcertante è quanto
documentato in un video (che
collaziona e analizza diversi video prodotti dalla “opposizione
anti-Assad”) in cui si mostra un bambino (o il corpo di questo) che
viene spostato tre volte per apparire in tre diversi punti della stanza e
una sospetta iniezione effettuata ad un altro bambino, che secondo la
logica del video dovrebbe essere morto. Questo stesso filmato, tra
l”altro, mostra una foto spacciata come “prova” dell’attacco con i gas
in Siria e che, invece riprende le vittime della repressione in Egitto.

 


3. A suffragare sui media la “veridicità” dell’attacco con gas nervini testimonianze anonime; ad esempio quella raccolta da Repubblica,
di un sedicente medico ospedaliero che parla di 1.300 morti accertati
negli ospedali, senza riferire (e senza che l’intervistatore glielo
chiedesse) di quali ospedali si tratti.



 


Allora, cosa è successo?


Non è ancora chiaro cosa sia successo il 21 agosto nell’area di Ghouta.


Secondo Gwyn Winfield,
un autorevole esperto nel campo della difesa dalle armi non
convenzionali, potrebbe essersi verificato un incidente nell’uso di un
agente antisommossa, da parte di una delle tante e contrapposte fazioni
dell’Esercito libero siriano.


Secondo una prima inchiesta, effettuata da SyriaTruth,
interrogando abitanti del posto, nei villaggi di Zamalka e Ein Tarmah
sarebbero morti 17 donne e 33 (o 34) bambini, oltre ad un numero
imprecisato di uomini. Non è ancora chiara la dinamica dell’accaduto.
Syriatruth fa comunque notare che i villaggi di Zamalka e Ein Tarmah,
dove si sarebbe verificata la strage, sono adiacenti alle zone
residenziali della capitale, (abitate per lo più da siriani
filogovernativi) e all’aeroporto militare di MezzehI, che certamente il
governo siriano non avrebbe avuto alcun interesse a colpire, se pur
marginalmente, impiegando gas nervini.


Tra
l’altro, sempre Syriatruth fa notare che se l”esercito siriano avesse
avuto intenzione di usare armi chimiche in questi due anni e mezzo,
avrebbe avuto diverse occasioni propizie. In particolare un anno fa
quando combatteva contro circa tremila “ribelli” asserragliati a Jabal
al-Zawi, nelle montagne circondate da boschi. Lì un attacco chimico non
solo avrebbe “risolto” rapidamente la situazione, ma sarebbe anche
passato, tutto sommato, inosservato. Però lì l’attacco chimico non è
stato attuato. E perché mai avrebbe dovuto farlo ora in una zona così
vicina alla lente d”ingrandimento internazionale?


Un’ultima
testimonianza dalla zona che dovrebbe essere stata epicentro
dell’”attacco con i gas” è stata raccolta dalla religiosa Agnès Mariam
de la Croix, del movimento Mussalaha, contattata telefonicamente dalla
Redazione di Sibialiria. Suor  Agnès riferisce di aver contattato
conoscenti che vivono a Kashkoul, solo una strada più in là di Ein
Tarmah. Nessuno di loro ha provato né sentito niente, nessuno è stato
disturbato da nausee, mal di testa ecc. Nessun odore né niente. Idem da
parte di una signora che vive in Abassin Square, a pochi metri da Jobar.


Ma su questo e su altri aspetti del presunto attacco con i gas nervini ci soffermeremo presto


La Redazione di Sibialiria





 


Una storia che si ripete 



A
seguire una scheda su alcuni degli allarmi relativi alle armi chimiche
in Siria (per non parlare della guerra scatenata da Bush contro l’Iraq
nel 2003 con il pretesto delle armi di distruzione di massa). In molti
casi hanno avuto un impatto favorevole all’opposizione armata.



Ricordiamo
anche che diversi massacri sono stati puntualmente denunciati
dall’opposizione, proprio a ridosso di appuntamenti internazionali
importanti.



 


SCHEDA ALLARMI ARMI CHIMICHE



 



Riportiamo questa scheda che illustra la sospetta coincidenza di “allarmi chimici con l’escalation della guerra alla Siria



 



20
agosto 2012.  Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, minaccia
di intervenire se il regime di Assad supererà la “linea rossa” e userà
il suo arsenale chimico.



Dicembre
2012. La Nato deve decidere l’installazione dei missili Patriot in
Turchia. La settimana precedente si assiste a una escalation di allarmi
per le armi chimiche. “Sarebbero state già preparate per essere usate
dai bombardieri”. Così le perplessità di Olanda e Germania cadono e i
Patriot vengono installati, con la scusa che servono per difendere la
Turchia da eventuali lanci di armi chimiche.



19
marzo 2013. Almeno 30 persone muoiono quando un razzo, presumibilmente
caricato con componenti chimici, colpisce Khan al-Assal, nella provincia
settentrionale di Aleppo. Governo e ribelli si accusano a vicenda
dell’attacco.



25
aprile 2013. L’intelligence Usa afferma di avere indizi sull’uso di
armi chimiche da parte del regime. Il segretario di Stato John Kerry
precisa tuttavia che non ci sono prove certe.



6
maggio 2013. Carla del Ponte, ex procuratore capo del Tribunale Penale
Internazionale per l’ex-Jugoslavia, parla di prove sull’uso di gas Sarin
da parte dei ribelli.



18
maggio. Assad accusa in un’intervista l’Occidente di usare l’espediente
delle armi chimiche per giustificare un attacco contro la Siria, come
avvenne con l’Iraq.



11
giugno 2013. Le Nazioni Unite accettano un invito del governo di
Damasco a recarsi in Siria per indagare sull’uso di armi chimiche a Khan
al-Assal.



14
giugno 2013. Gli Stati Uniti annunciano che la loro intelligence ha
confermato i dossier sull’uso di armi chimiche da parte del regime e
comincia a fornire assistenza militare ai ribelli.



9
luglio 2013. La Russia annuncia che i suoi esperti hanno prelevato
campioni di gas Sarin usato dai ribelli a Khan al-Assal e consegna un
dossier di 80 pagine a Onu, Cina, Francia, Usa e Regno Unito.



24
luglio 2013. AkeSellstrom, capo della commissione di inchiesta Onu, e
Angela Kane, alto rappresentante Onu per il disarmo, si recano in Siria
per negoziare i termini di un’indagine.



18
agosto 2013. Una squadra di 20 membri, guidata da Sellstrom, arriva a
Damasco per condurre indagini su tre siti che avrebbero subito attacchi
chimici.



21
agosto 2013. Le forze di opposizione accusano il regime di aver usato
gas nervino nei sobborghi orientali di Damasco. Viene convocata
d’urgenza una riunione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu richiesta da
Usa, Francia e Gran Bretagna.

Fonte: http://www.sibialiria.org/wordpress/?p=1865

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