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La finta cooperazione che flirta con i ribelli islamisti in Siria

Cooperanti o no? A chi o a cosa prestavano la loro opera le due italiane rapite in Siria pochi giorni fa? Ecco alcune chiare spiegazioni in mezzo a una vicenda confusa.

La finta cooperazione che flirta con i ribelli islamisti in Siria
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9 Agosto 2014 - 08.58


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di Alessia Lai.

Cooperanti o no? A chi o a cosa prestavano la loro opera le due
italiane rapite in Siria pochi giorni fa? Difficile dirlo, soprattutto
vista l’età delle ragazze, così giovani da far rima con “inesperte”. E
probabilmente con “ingenue”. E’ ben noto che l’instabilità nel nord
siriano non rende sicuro alcun genere di operazione umanitaria, che
viene portata, se si vuole essere d’aiuto ai siriani e da qualunque
parte si sia schierati, nei campi profughi sparsi tra Giordania, Libano e
Turchia.

Ma pare che la Turchia per le due “cooperanti” sia stata solo
il passaggio per entrare nella Siria in cui sventola la bandiera dietro
la quale si erano fatte fotografare insieme a Milano, quella dei
“ribelli siriani”, quella nella quale il rosso viene sostituito dal
verde dell’Islam.

Fascinazione? Confusione? Sicuramente pessimi mentori, come il
personaggio alla guida della loro associazione, e pessimi compagni di
viaggio, come il giornalista Daniele Raineri, aduso
alle frequentazioni con le frange più estreme del ribellismo salafita,
autore di dubbi scoop sulle presunte bombe del cattivo Assad.

Solo che
il reporter, dopo essere stato presumibilmente il gancio delle due per
arrivare ai “capoccia” della zona controllata dagli islamisti, è sano e
salvo dopo essere riuscito, non si sa come, a sfuggire alla banda che
invece ha prelevato e portato chissà dove le due improvvide attiviste.

Sì, attiviste. Perché la cooperazione è cosa ben diversa da quello
che sembra essere più “turismo di guerra” che volontariato
disinteressato.

Non possiamo pretendere – purtroppo – che la questione
siriana possa essere valutata prescindendo dalle partigianerie e che i
troppi disinformati continuino a farsi condizionare da altrettanti
avventurieri spesso ignoranti, quando non palesemente in malafede.
Dopotutto sappiamo bene che, da giornalisti, è stato per lungo tempo
praticamente impossibile vendere una notizia o un servizio che non
dipingesse le forze regolari siriane come belve assetate di sangue e i
ribelli come animati da spirito libertario e democratico.

Ancora oggi gli estremisti continuano a essere dipinti come una parte
del variegato mondo ribelle siriano, in realtà ne sono oramai la
grandissima maggioranza, spesso e volentieri frammentata e in lotta al
suo stesso interno per “banali” questioni economiche legate al controllo
del territorio. Questo anche e soprattutto grazie al lavoro di
giornalisti che fin dal principio della crisi siriana hanno preso
acriticamente la parte degli oppositori al governo, alimentando una
rivolta in larga parte inizialmente inesistente e raccontando in
anticipo una guerra arrivata solo dopo, rendendo quello siriano un
conflitto mediatico prima che guerreggiato.

Ce ne sono tanti di questi venditori di notizie “un tanto al chilo”,
inutile fare i nomi, basta andarsi a vedere i reportage che negli ultimi
anni hanno infarcito quotidiani e riviste del mainstream. Quella stessa
informazione alla quale le due giovani italiane si sono certamente
abbeverate prima di buttarsi anima e corpo nel sostegno alla causa dei
ribelli siriani. Prima di diventare attiviste prestate alla causa
islamista, ma senza nemmeno la dignità, per i loro sequestratori, delle
donne islamiche che arrivano in Siria a sostenere uomini guerrieri, come
invece accade da tempo per numerose ragazze britanniche.

E’ dei primi di luglio la notizia, data da The Mirror, della fuga in
Siria di due sorelle di Manchester. Le due, gemelle sedicenni, si sono
imbarcate per un volo verso la Turchia per poi fare l’abituale percorso
di chi entra illegalmente in Siria. Secondo il Mirror le ragazze sono
partite dopo che il loro fratello maggiore, che si ritiene sia un
combattente dell’Isis, vi si era recato in precedenza. La polizia si è
chiesta come le ragazze siano potute riuscire a pagarsi biglietti aerei e
viaggio, e la risposta più preoccupante è che siano state finanziate
proprio dai ribelli islamici.

Solo pochi giorni prima della fuga, il governo di Londra aveva
fornito le cifre ufficiali dell’”esodo islamista britannico”: almeno 500
estremisti con passaporto del Regno Unito sarebbero partiti di recente
verso la Siria. Tra i musulmani britannici che si trovano oggi in Siria e
in Iraq al fianco del gruppo terrorista dell’Isis, una figura ha
recentemente destato particolare attenzione nel Paese. Si tratta di una
ventenne che, tramite i suoi account Twitter e Facebook a nome di
Muhajirah fi Sham (che significa “immigrata in Siria”), pubblica le foto
del suo bambino con un AK-47 e ha descritto con meraviglia e
compiacimento l’esecuzione di un giovane presunto stupratore nella città
siriana dove vive con il marito combattente, invitando i musulmani
londinesi a raggiungere il paese “dove è messa in pratica la legge di
Allah”.

L’Evening Standard ha scoperto la sua identità e ha tracciato in un
articolo, pochi giorni fa, la sua storia, quella di una normale ragazza
figlia di immigrati nella zona sud-est di Londra convertitasi all’Islam
durante l’adolescenza. Una fonte del quotidiano, amico della giovane, ha
descritto il cambiamento come possibile conseguenza dello stile di vita
all’interno della comunità musulmana britannica, che porterebbe le
donne musulmane a pensare che gli uomini in Gran Bretagna siano
piuttosto deboli e forse i veri uomini sono altrove e combattono.

“Penso
che fosse la sua motivazione, trovare veri uomini all’estero, sposare
uno all’estero. Questo è quello che ho sentito (…) ha cercato un uomo
vero, un uomo che può proteggerla, un uomo di combattimento.”

La giovanissima età accomuna queste ragazze islamiche alle volontarie
italiane sequestrate e forse non è un caso. I vent’anni sono quelli
delle scelte che più che coraggiose risultano incoscienti, delle
fascinazioni per adulti che mostrano una strada a volte sbagliata. La
Siria in mano agli islamisti è la terra in cui si stanno incrociando
cattivi maestri e giovani illusioni.

Fonte: http://spondasud.it/2014/08/finta-cooperazione-flirta-i-ribelli-islamici-in-siria-4108

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