Il papa dice che la III Guerra Mondiale è già iniziata. Serve un riepilogo delle puntate precedenti (utile solo a chi ha memoria corta e idee confuse). Il caso ISIL
Il papa dice che la Terza Guerra Mondiale è già iniziata. Nei tempi del gran polverone intorno ai tagliagole dello Stato Islamico, serve un riepilogo delle puntate precedenti (utile solo a chi ha memoria corta e idee confuse: cioè a tantissimi, specie nelle redazioni).
L”anno scorso di questi tempi Francia, Gran Bretagna e Usa – i tre baluardi della democrazia e della civiltà sul pianeta – avevano messo all”erta le loro navi da guerra nel Mediterraneo orientale, pronte a bombardare Assad, colpevole (a loro dire) di aver gasato un intero sobborgo della capitale Damasco. È da allora che si evoca la Terza Guerra Mondiale alle porte.
Incredibilmente, i tre non hanno bombardato nessuno. E quindi le ipotesi sono due: o Assad non aveva gasato Damasco oppure se la sono fatta sotto non appena la Russia ha schierato vere navi da guerra lungo le coste siriane. O, più probabilmente ancora, le due ipotesi assieme.
I tre moschettieri moschicidi democratici, assieme ad altri fidi alleati quali Turchia, Qatar e Arabia Saudita (gli ultimi due notoriamente campioni di democrazia liberale), da almeno tre anni hanno finanziato, armato, addestrato e foraggiato una caterva di gruppi e gruppetti anti Assad. In generale si tratta di gente che più che assetata di libertà appare assetata di sangue e in preda a visioni del mondo un tantino discutibili in materia di diritti umani, tolleranza religiosa e quisquilie di pari grado.
Buona parte di questi gruppi e gruppetti ha relazioni assai strette con omologhi gruppi e gruppetti presso quel territorio che le invitte truppe angloamericane hanno liberato da Saddam e che noi chiamiamo Iraq. Da un poco di tempo, visto che le cose in Siria si sono messe male per il trionfo della loro idea di democrazia liberale, i picciotti della compagnia di giro se ne vanno a infoltire un gruppo di invasati già attivo dal 2006 e che si chiama Isil, o Isis, o Emirato Islamico o Stato Islamico.
L”Iraq, da quando è caduto Saddam, è una zona sicura solo per le compagnie petrolifere occidentali ed è dilaniato da una guerra civile/etnica/confessionale da una decina di anni. Da quando gli americani se ne sono andati (2011), è diventato territorio fertilissimo per l”attecchimento della gramigna chiamata jihadismo. Infatti da un paio di mesi sentiamo parlare di un esercito che conquista città in Iraq e nel nord della Siria e che fa pulizia etnica di tribù non assimiliate nei territori che occupa a bordo di fiammanti veicoli americani.
La situazione si è talmente incancrenita che i tre salvatori del mondo, in particolare gli americani, adesso stanno bombardando l”Isil. Proprio come sta facendo Assad entro i confini della Siria (il nord in ispecie).
Totale del ragionamento: gli americani bombardano gli stessi che sta bombardando Assad ufficialmente con lo stesso obiettivo: contenere se non distruggere l”Isil.
In altre parole: Assad, l”«assassino del suo popolo», quello che doveva essere sloggiato con le buone o con le cattive, apparirebbe, di fatto, un alleato dei tre moschicidi liberatori. E questo ad appena un anno di distanza da quando era Assad l”obiettivo dei tre. Il tutto mentre il flusso di armi all”Isil in Siria non si arresta ma anzi aumenta.
Chiunque abbia un minimo di capacità di intendere e volere non dovrebbe faticare molto a capire che non è l”Isil il problema principale di quella parte di mondo, non è Assad, non è l”Iran e non è Hamas, come non lo era Gheddafi sul quadrante libico.
Il problema principale di quella parte di mondo (e di un altro bel pezzo del pianeta, vedi Africa e Sud America) si chiama Occidente, cioè i tre moschicidi liberatori e i loro alleati: un concentrato di interessi economici, geopolitici e militari gestiti da un gruppetto di ipocriti fanatici che, di volta in volta, cambiano nome (Obama, Cameron, Sarkozy, oppure Clinton, Hollande, Blair, ecc.) ma la cui sostanza e ideologia è identica: l”ipocrisia e il trionfo del dio profitto. Costi quel che costi (agli altri).
Simili contraddizioni si possono reggere solo con la neolingua di Orwell. Ricordate la parola «bispensiero»? Il bispensiero è più che mai la definizione giusta:
«Raccontare deliberatamente menzogne e, allo stesso tempo, crederci davvero; dimenticare ogni atto che nel frattempo sia divenuto sconveniente e poi, una volta che ciò si renda di nuovo necessario, richiamarlo in vita dall”oblio per tutto il tempo che serva, negare l”esistenza di una realtà oggettiva e al tempo stesso prendere atto di quella stessa realtà che si nega.»
Di seguito un piccolo esempio di ipocrisia di riporto: le lodi del presidente di tutti a Bashar Assad, per l”esempio di «straordinaria apertura e laicità che la Siria offre in Medio Oriente», qualche anno fa in occasione della visita ufficiale del Napolitano a Damasco, prima che il pensiero unico delle cancellerie e dei media definisse il presidente che per primo ha dovuto combattere l”Isil come l”ennesimo “nuovo Hitlerâ€.