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Terrorismo in Siria, i sordi che non volevano ascoltarci

'Sulla presenza di terroristi stranieri in Siria abbiamo scritto fiumi di inchiostro. ONU: 3 anni per capire che c''è un enorme pericolo terrorismo son troppi.'

Terrorismo in Siria, i sordi che non volevano ascoltarci
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26 Agosto 2014 - 09.40


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di Talal Khrais.

BEIRUT – Nel 2012 i giornalisti americani hanno scoperto che dalla Turchia
migliaia di jihadisti provenienti da vari paesi del mondo entravano in
Siria, sostenuti logisticamente dall’esercito di Ankara con un
finanziamento esplicito del Qatar e dell’Arabia Saudita. Noi
corrispondenti in Siria abbiamo potuto vedere con i nostri occhi i
cadaveri dei miliziani in possesso di documenti di identità sauditi,
kuwaitiani, francesi, afghani, ceceni e altri. Sulla presenza di
terroristi stranieri in Siria abbiamo scritto fiumi di inchiostro. I
giornalisti del Centro Italo Arabo Assadakah, gli unici al mondo, hanno
potuto intervistare i terroristi detenuti in un carcere di massima
sicurezza di Damasco, un documento video eccezionale che dimostra come
la guerra in Siria sia stata condotta dall’esterno.

In Occidente i governi, grazie alla complicità dell’informazione e di
giornalisti compiacenti che ancora oggi affollano le televisioni per
raccontare falsità, hanno fatto credere che la cosa più importante fosse
far cadere il “regime di Assad” per risolvere i problemi che affliggono
la regione.

Soltanto due settimane fa, di fronte al pericolo rappresentato dallo
Stato Islamico dell’Iraq e del Levante, il Consiglio di Sicurezza
dell’Onu ha adottato all’unanimità la risoluzione n. 2170 che prevede
misure per ostacolare ogni tipo di supporto, finanziamento e armamento
ai terroristi dell’ISIS e del fronte “Jabhat al-Nusra” (braccio armato
di al Qaeda in Siria) e prevenire il flusso di terroristi in Siria e in
Iraq.

Il Consiglio ha esortato tutti i paesi membri delle Nazioni Unite ad
adottare misure per impedire il flusso di terroristi e portarli alla
giustizia. È stato inoltre affrontato il problema del reclutamento
all’estero dei combattenti jihadisti per impedire loro di partire in
Siria e in Iraq. La risoluzione vieta inoltre la vendita di armi,
diretta o indiretta, all’ISIS, al Fronte Jabhat al-Nusra e ai soggetti
ad essi affiliati. Nella lista delle sanzioni sono stati inseriti sei
nuovi individui affiliati ai gruppi terroristici. Le Nazioni Unite
ribadiscono, infine, la necessità di prendere in considerazione gruppi,
istituzioni ed enti che sostengono le due organizzazioni terroristiche
sopraccitate; attraverso il finanziamento, l’armamento, la progettazione
e il reclutamento. Sono presi di mira anche coloro che fanno parte
delle organizzazioni terroristiche attraverso la tecnologia
dell’informazione.

In Siria si stima che siano arrivati circa cento mila terroristi
stranieri provenienti da varie parti del mondo. Un ruolo particolare lo
hanno svolto la Turcha e la Giordania che hanno offerto strutture
logistiche e collaborazione con i servizi segreti ai terroristi e ai
miliziani anti Assad. Senza l’aiuto di questi paesi, e il finanziamento
diretto di Qatar, Kuwait e Arabia Saudita, i combattenti dello Stato
Islamico e del Fronte al Nusra non avrebbero mai potuto conquistare così
vaste porzioni di territorio, minacciare l’integrità di due stati e
perseguitare le minoranze religiose che da migliaia di anni vivono in
quelle aree geografiche. Il coinvolgimento della Turchia è un fatto
compiuto. Ancora oggi il governo di Ankara non ha preso posizione contro
i terroristi dello Stato Islamico.

Il Consiglio di Sicurezza non è esente da colpe. Tre anni per capire
che in Siria ci fosse il pericolo di terrorismo è davvero troppo. Quando
l’Onu parla di “impatto dell’ideologia violenta e degli atti di
estremismo di queste due organizzazioni a danno della gente del posto” e
del loro ruolo “nel causare tensioni settarie in Iraq e in Siria” parla
di un qualcosa che era sotto i loro occhi fin dall’inizio della crisi.

Malgrado l’enorme dossier sul terrorismo presentato dal governo
siriano nel 2012 e nel 2013 al Consiglio di Sicurezza, questo organo
internazionale non ha mai denunciato gli atti terroristici dell’ISIS.
Tutt’ora governi (si pensi ad Israele) e compagnie occidentali comprano
il greggio proveniente dai giacimenti petroliferi controllati dall’ISIS e
Jabhat al-Nusra una risorsa che fornisce un grosso finanziamento,
contribuisce alla loro abilità di reclutamento e la loro capacità di
effettuare attacchi terroristici.

A questo proposito è opportuno ricordare la dichiarazione fatta,
durante la sessione del Consiglio di Sicurezza, da Bashar al-Jaafari,
rappresentante permanente della Siria presso le Nazioni Unite,: “Questa
risoluzione è importante e caldamente attesa, in particolare dalla
Siria, a causa della crescente minaccia rappresentata dall’ISIS, da
Jabhat al- Nusra e dalle organizzazioni terroristiche affiliate ad al
Qaeda che adottano ideologie violenti ed estremiste”.

Al-Jaafari ha detto che la Siria sta combattendo, da sola, “una
guerra estenuante contro i gruppi terroristici takfiri a favore
dell’umanità”, con degli sforzi intensi del governo di Damasco per
attirare l’attenzione dei membri delle Nazioni Unite sulla minaccia
rappresentata di queste organizzazioni. Ha inoltre sottolineato che un
certo numero di paesi più influenti nella area araba, regionale ed
internazionale ha esercitato grandi sforzi per coprire la verità di ciò
che sta accadendo in Siria: “Questi paesi – ha detto – hanno continuato a
sostenere, armare, finanziare, nutrire, e fornire una copertura
mediatica ai gruppi terroristici, facendoli passare sia come opposizione
armata moderata o una opposizione jihadistica”.

Al-Jaafari ha osservato che il governo siriano ha trasmesso al
Consiglio di Sicurezza e altri organismi delle Nazioni Unite centinaia
di lettere, documenti, immagini, video e nomi che fanno riferimento ai
crimini commessi da gruppi terroristici come ISIS, Jabhat al-Nusra, il
Fronte islamico e altri. Documenti e prove che mostrano gli orribili
atti di omicidio, tortura, e terrore commessi da questi gruppi contro i
civili siriani innocenti, così come gli “attacchi di genocidio” su
alcune parti delle società siriane e irachene, il vandalismo metodico
delle infrastrutture in Siria, il furto e il contrabbando di petrolio
che viene venduto all’estero tramite intermediari turchi ed europei.

Il rappresentante della Siria ha posto una serie di domande che non
hanno trovato alcuna risposta: “Chi sta comprando il petrolio siriano
dall’ISIS? Il petrolio rubato dai terroristi come giunge in Europa dalla
Turchia? Come è possibile che i membri del Consiglio di Sicurezza non
siano riusciti ad affrontare le continue lamentele della Siria,
accumulate nel corso degli ultimi tre anni, sull’esportazione di armi e
di terroristi dalla Libia alla Siria attraverso la Turchia e il Libano?

Una cosa è certa: tutti i documenti inviati dal governo di Damasco
sono stati ignorati deliberatamente. Se fossero stati considerati, e le
risoluzioni antiterrorismo del Consiglio di Sicurezza fossero state
attuate, allora la situazione non avrebbe raggiunto il punto di oggi.

Al Jaafari ha sottolineato che quando i terroristi stavano
massacrando solo i siriani, le capitali occidentali li promuovevano come
fautori della libertà e la democrazia o come opposizione moderata, oggi
invece, le considerazioni dell’Occidente sono cambiate perché la
sicurezza dei propri paesi è a rischio: “Quando questi terroristi hanno
iniziato a fare rientro nelle loro capitali, e quando i social media
hanno cominciato a rivelare i loro crimini riprovevoli, l’Occidente si è
svegliato di fronte a questa tragedia. La Siria ha chiesto di inserire
il Fronte Islamico nella lista delle entità terroristiche ma i paesi
occidentali – ha concluso – continuano a rifiutarsi di adottare un
provvedimento simile, nonostante questo gruppo commetta crimini efferati
come l’ISIS e il Fronte di Jabhat al-Nusra”.

Fonte: http://spondasud.it/2014/08/terrorismo-in-siria-i-sordi-non-volevano-ascoltarci-colpe-dellonu-4273.

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