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Ci sono ancora speranze in Ucraina?

'Nonostante la tensione per la voce infondata dell''invasione russa, appaiono perfino remoti segnali di fine ostilità in Ucraina: speranza o chimera? [Patrick Boylan]'

Ci sono ancora speranze in Ucraina?
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28 Agosto 2014 - 23.39


ATF

di
Patrick Boylan
.

Da
mesi i media denunciano “l”aggressione di Putin” contro l”Ucraina
ed ora fanno vedere una controversa
pistola fumante
: presunte foto satellitari delle truppe russe. Quattro
voci autorevoli, invece, ci invitano a ripensare la narrazione
ufficiale. In Ucraina la NATO cӏ anche se non si vede: vuole
installare i suoi missili sulla frontiera russa, fermare il
multipolarismo e ripiombarci nel bipolarismo della Guerra Fredda.

Lo
scorso primo luglio,
Henry
Kissinger
,
ex Segretario di Stato USA e uomo politico notoriamente di destra, ha
stupito tutti con un articolo sul
Washington
Post

in cui chiedeva la cessazione delle ostilità tra le parti nell”est
dell”Ucraina e tra Washington e Mosca. “Basta con la
demonizzazione di Putin e la politica dello scontro, bisogna
trattare” ha ammonito Kissinger
(originale
in inglese

resoconto
in italiano
).

Poi,
nel mese di agosto, sono apparsi altri tre articoli sull”Ucraina
dello stesso tenore, tutti scritti da esponenti autorevoli
dell”establishment europeo e statunitense:

  • “La
    via per uscire dalla crisi ucraina – la finlandizzazione” di
    Jeffrey
    Tayler
    ,
    corrispondente da Mosca di
    The
    Atlantic
    ,
    ritenuta una delle dieci pubblicazioni statunitensi più influenti
    in politica estera
    (12.08.2014:
    originale
    in inglese

    traduzione
    Google

    );

  • “La
    crisi ucraina è colpa dell”Occidente – non di Putin” di

    John
    Mearsheimer
    ,
    accademico e uno dei cervelli del Council on Foreign Relations,
    think
    tank

    che orienta la politica estera statunitense
    (Foreign
    Affairs
    ,
    23.08.2014:
    originale
    in inglese

    resoconto
    su Megachip
    ).

Questi
esperti vanno addirittura oltre Kissinger e sfatano completamente il
resoconto del conflitto ucraino finora propagandato nei mass media.
Ossia, che sarebbe
Vladimir Putin, spinto da una presunta
brama di
accaparrarsi sempre
più paesi per ricreare l”ex impero sovietico, l”aggressore
pericoloso che bisogna isolare e mettere in riga.

Apprendiamo,
invece, che è stato l”Occidente, tramite la NATO, il
vero aggressore in Ucraina
. Infatti, l”Occidente ha realizzato
un colpo di stato armato a Kiev lo scorso febbraio, dietro la cortina
fumogena delle manifestazioni in piazza, usando milizie ucraine
filonaziste, addestrate nelle caserme NATO della Polonia, per
prendere d”assalto il palazzo presidenziale e costringere alla fuga
l”allora Presidente Janukovyč. Ciò ha consentito a
Washington di prendere possesso del paese e di portare al potere, non
le persone per le quali i manifestanti si stavano battendo in piazza,
ma gli uomini voluti dal Pentagono e dal Fondo Monetario
Internazionale – e già scelti da tempo.

Scopo
dell”operazione: 1) poter installare basi missilistiche NATO lungo la
frontiera russa, minaccia che Kiev e Washington negano di voler
attuare ma che viene confermata dalle dichiarazioni della Commissione
NATO-Ucraina e dalle visite in Ucraina del Missile
Defense Agency
del Pentagono; 2) privare la Russia delle
forniture delle industrie specializzate nell”est dell”Ucraina, dalle
quali l”esercito russo dipende da sempre; 3) privare la Russia della
sua base navale strategica in Crimea; 4) consentire all”FMI di
ridurre l”Ucraina alla subalternità, attuando la sua (tristemente
nota) terapia d”urto economica – quella che l”Italia ha fatto salti
mortali per evitare finora.

L”accresciuta
povertà degli ucraini che ne deriverà, darà poi ai paesi europei
sviluppati (in particolare alla Germania) accesso ad un vasto bacino
di manodopera a bassissimo costo – come quella del sud-est asiatico
ma molto più vicina e più istruita. Inoltre consentirà il dumping
in Russia, di prodotti europei prodotti e venduti sottocosto dalle
filiali ucraine (guerra economica condotta per procura).

La
crisi ucraina è stata provocata, dunque, non dalla Russia ma
dall”Occidente che, per mettere la Russia in difficoltà militarmente
ed economicamente, ha commesso due illegalità: ha violato le norme
internazionali che vietano l”attuazione di golpi in paesi terzi e ha
violato i
Patti
Fondativi

del
1997 che prevedevano un”Ucraina neutra e fuori da ogni alleanza
militare. Le contromosse di Putin – annettere la Crimea con la sua
base navale e sostenere la ribellione nell”est dell”Ucraina –
andrebbero dunque viste meno come “invasioni ingiustificate”
compiute “dal famelico orso russo” e più come tentativi di
salvare il salvabile dopo l”invasione dell”Ucraina –

questa
sì ingiustificata – da parte della NATO. Questo concetto è stato
peraltro raffigurato in un cartello della Rete NoWar per una
manifestazione tenutasi davanti all”ambasciata d”Ucraina il 17 maggio
2014: vedi sotto.

Ma
proprio la consapevolezza della falsità della narrazione ufficiale
degli eventi in Ucraina ci consente poi di uscire dal conflitto.
Invece dell”inevitabilità dello scontro, ci accorgiamo della
possibilità di un negoziato, nei termini ipotizzati da Kissinger il
primo luglio e ripresi nel mese di agosto, con varianti, dai tre
autori elencati sopra.

Secondo
questi esperti, l”Occidente potrebbe rinunciare all”installazione di
basi missilistiche in Ucraina e al blocco delle forniture dalle
industrie nell”est, per ottenere dalla Russia la fine della
ribellione nella zona orientale del
paese e la rinuncia alla sovranità sulla Crimea –
naturalmente, dietro meccanismi che garantiscono la permanenza della
base navale russa sulla penisola. Da parte sua, la Russia potrebbe
accettare l”entrata dell”Ucraina nella zona economica europea, purché
rimanga neutra sul piano politico-militare
(“finlandizzandosi”) e dietro garanzie adeguate anti-dumping
per tutelare l”economia russa. A ciò potremmo aggiungere la
concessione, non dell”indipendenza, ma di un”estesa autonomia
regionale all”est
, militare (con una Guardia Regionale al posto
della temutissima Guardia Nazionale), economica (con il controllo
sulle proprie esportazioni) e culturale (tutele linguistiche e
religiose).

E
sarebbe la pace.

Ecco
dunque apparire all”improvviso nell”estate del 2014, in quattro
pubblicazioni autorevoli, una visione nuova degli eventi in Ucraina,
diametralmente opposta alla fuorviante narrazione ufficiale. Una
visione che, svelando le vere poste in gioco, ci consente di muoverci
per fermare le ostilità sul campo e tra governi. Ma come?

L”editoriale
di Gabor Steingart ce lo indica: rievoca la figura di Willy
Brandt
, sindaco di Berlino (e poi Cancelliere) all”epoca della
costruzione del Muro da parte dei sovietici nel 1961. Quel muro
poteva significare la fine di qualsiasi dialogo tra Est e Ovest. E
invece Brandt si è prodigato per la conciliazione tra le parti e,
passo dopo passo, ci è riuscito. Rifiutando le rappresaglie.
Riconoscendo lo status quo al fine di cambiarlo. Riconciliando gli
interessi. Promuovendo il riavvicinamento. E, soprattutto, provando
e facendo provare la compassione – anche verso i nemici.

Potrebbe
Brandt servire da modello per i nostri leader di oggi – Merkel,
Obama, Poro?enko, Putin – per quanto riguarda la crisi ucraina?

Steingart sembra infatti incoraggiare la Cancelliera tedesca a
seguire l”esempio del suo predecessore e
già
la Merkel

sta mantenendo costanti contatti telefonici con i leader che meno si
parlano tra loro (una tattica di Brandt). Putin, pur non rinunciando
a fornire “assistenza” agli ucraini russofoni, ha dichiarato la
sua disponibilità a trattare con tutti in qualsiasi momento.
Persino Poro?enko ha accettato, a margine del vertice regionale di
Minsk il 26 agosto, di trattare con Putin faccia a faccia per due ore
– trattativa “dura e complessa”, ha poi confidato, ma che
ha
perm
esso
ai due statisti di creare un
gruppo
di contatto

permanente per proseguire con le trattative. Un inizio di dialogo,
dunque. (Per ragguagli sulla possibile svolta a Minsk, vedi
quest”analisi
di
Giulietto
Chiesa
.)

Ma
che dire del quarto protagonista, il convitato di pietra a Minsk,
Barack Obama?

Purtroppo,
a Washington, i
neocon,
i consiglieri ultra-conservatori cacciati dalla Casa Bianca con la
sconfitta di Bush jr, sono ormai rientrati dalla finestra e oggi
spingono l”amministrazione Obama a promuovere, di nuovo, la
bipolarizzazione
del mondo (il celebre
“O
con noi o contro di noi”

di Bush jr.). Proprio l”opposto della conciliazione.

I
motivi per questa insistenza sulla bipolarizzazione del
mondo
sono due. In politica estera, i neocon
(e i poteri forti che li sponsorizzano) non vedono di buon occhio il
graduale avvicinamento avvenuto in questi ultimi anni tra l”Europa e
la Russia, con la costruzione di sempre più oleodotti e gasdotti
(“fili” che cuciono insieme i due continenti), con
l”intensificarsi dei rapporti commerciali, con lo sviluppo congiunto
delle nuove tecnologie, e via discorrendo. Perché tutto ciò
porterà ad un autentico multipolarismo, vale a dire, ad un
futuro “blocco euro-russo” avente lo stesso peso degli USA o
della Cina. Attuando invece il golpe in Ucraina per istigare la
Russia a reagire, i neocon e i loro sponsor
sono riusciti ad ottenere lo scontro, a rilanciare la retorica
bipolare della Guerra Fredda e a spezzare in parte i legami
euro-russi tramite:


le
sanzioni
economiche contro la Russia che interrompono una parte degli scambi
economici e tecnologici dell”EU con quel paese, sostituendoli con gli
scambi atlantici previsti nel quadro del
TTIP,
il
Trattato
transatlantico sul commercio e gli investimenti

–
una gabbia normativa che subordina le industrie europee alle
multinazionali statunitensi e che sarà probabilmente approvato entro
quest”anno;


il
blocco della costruzione dei nuovi
oleogasdotti
Russia-UE
, come il Southstream,
sostituendoli con la fornitura di gas liquefatto americano, ormai
prodotto in eccesso grazie al
fracking
(almeno, così si dice). Ciò significa che, accanto alla dipendenza
economica (TTIP), l”Europa dipenderà dagli USA anche sul piano
energetico.

In
pratica, la politica estera
neocon
rigetta il multipolarismo e ridivide il mondo in
due
blocchi
:
da una parte la Russia, l”Iran e la Cina (la

SCO:
l”Organizzazione di Shanghai per la cooperazione)
;
dall”altra, l”
«Occidente»,
cioè tutti gli altri paesi dietro la
leadership
degli USA. La SCO diventa, dunque,
il
nuovo Asse del Male
.
E con “il Male” non si tratta.

Obama,
dunque, rifiuta il dialogo con Putin e impone a Poro?enko di non
trattare con i leader separatisti. Sostituisce il dialogo con le
sanzioni, con l”esclusione della Russia dagli incontri occidentali,
con la sospensione delle iniziative politiche e scientifiche
congiunte e con l”incremento delle truppe NATO lungo le frontiere
russe. Il 26 agosto cӏ stato a Minsk il parziale disgelo a
sorpresa tra Poro?enko
e
Putin e perciò, puntualmente, due giorni dopo, la NATO ha tirato
fuori le ormai famose foto satellitari delle truppe russe (simili ad
altre che aveva da tempo ma mai mostrate) e, istigando il Presidente
ucraino ad interrompere il suo viaggio e a suonare l”allarme per
“l”invasione russa”, ha minacciato la guerra. Di sforzi di
conciliazione, di sforzi per capire le ragioni dell”altro, d”inviti
alla calma, neanche l”ombra.

Questa
bipolarizzazione
del mondo e
demonizzazione
dell”avversario è anche funzionale alla
politica
interna statunitense voluta dai
neocon.
La SCO fornisce al governo statunitense un nemico di peso da
additare – come fu l”URSS durante la Guerra Fredda – per
giustificare uno stato di emergenza permanente e la creazione di uno
stato poliziesco. Già grazie agli attentati dell”11 settembre, i
neocon
hanno potuto: (1.) far approvare il
Patriot
Ac
t “per punire i terroristi”
ma, in realtà, per poter incarcerare senza processo qualsiasi
dissidente; (2.)
potenziare la NSA
per “scoprire i terroristi” ma in realtà per spiare ogni singolo
cittadino; (3.)
militarizzare le
polizie locali
“per impedire atti
terroristici” ma in realtà per impedire qualsiasi protesta, come
si è visto a
Ferguson
in agosto. Davanti alle presunte minacce di un nemico (la SCO)
ancora più potente dei terroristi jihadisti,
la
repressione diventerà totale.

Sarà
possibile invertire questa tendenza, arrestare la propaganda a favore
della bipolarizzazione del mondo e spingere per accordi di pace in
Ucraina e di libero scambio tra l”Europa e la Russia? Di certo non
sarà facile, vista la disparità dei mezzi a disposizione (gli
sponsor dei neocon hanno molto influenza nel mondo, sia presso i
governi che nei mass media). Ma vale la pena tentare, anche con
petizioni come
quella
di
Alex
Zanotelli
e di
Alfonso
Navarra

su
PeaceLink
.

Soprattutto
ricordiamo ai nostri governanti il metodo della conciliazione
messo in opera con successo da Willy Brandt, all”epoca del Muro
di Berlino, come Steingart ha fatto sul Handelsblatt.
Inoltre, chiediamo con insistenza ai nostri mass media, pena il
boicottaggio, di smetterla con la ricorrente demonizzazione dei
nostri avversari e di farci capire invece anche le loro
ragioni
. Rifiutiamo il voto a partiti che non hanno
un”articolata politica estera e cerchiamo, da attivisti, di influire
su quella degli altri.

Facciamo
tutto ciò pur consapevoli
che sarà assai più difficile oggi, rispetto al 1961, superare –
con gli appelli alla conciliazione e alla comprensione reciproca –
il nuovo muro di Berlino che si sta costruendo sulla frontiera
est dell”Ucraina. Perché questa volta, a costruire il
muro, siamo noi
.

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