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'Il fantasma dell''ISIS'

Obama prende in giro il mondo con una guerra simulata all’ISIS (dopo Al-Qa’ida, ennesimo nemico inventato e armato per una strategia del Caos). [Paul Robert Spadoni]

'Il fantasma dell''ISIS'
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9 Ottobre 2014 - 18.35


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di Paul Robert Spadoni.

Il
Presidente degli States Barack Obama continua a prendere in giro il mondo con la sua guerra simulata all’ISIS. Quest’ultimo,
dopo Al-Qa’ida, è l’ennesimo nemico inventato e armato da Washington per scombinare la riconfigurazione dei rapporti
di forza mondiali
che tendono, in questa fase storica, a sfavorire gli
Stati Uniti, in relativa decadenza sulla scacchiera globale, dopo più di un quindicennio
di dominio pieno e incontrastato.

La
strategia del caos nell’area mediorientale, insieme alle continue provocazioni ai confini e
nei territori russi e cinesi
(Ucraina, Hong Kong, Xinjiang), mirano a
creare sacche d’instabilità che
costringano gli avversari a fare i conti con le proprie contraddizioni
storiche, culturali, etniche e territoriali, cosicché siano rallentati nella
loro proiezione geopolitica in un’epoca in cui le maglie dell’ordine occidentale sono diventate piuttosto lasche e porose.

Ostacolare
il percorso di queste potenze che si sono affacciate o riaffacciate sul parterre planetario è un modo per prendere tempo e provare a ripensare e ricostituire una sfera egemonica di
pertinenza
confacente alle mutate esigenze e alle inevitabili
trasformazioni indotte dai tempi.

È
il disordine che prepara le novità.

Gli
Usa, com’è ovvio che sia, non vogliono rinunciare alla primazia sull’orbe terraqueo, conquistata dopo la caduta dell’Urss,
ma, al contempo, comprendono che gli equilibri costruiti successivamente alla
vittoria sul blocco antagonistico dell’Est devono essere ricalibrati sulle
mutate situazioni e sui rinati competitors,
i quali hanno recuperato molto del terreno perduto in precedenza.

Se
davvero la Casa Bianca avesse voluto annichilire il Califatto avrebbe agito
diversamente ricorrendo ai mezzi ed ai sistemi di guerra più efficaci per
raggiungere rapidamente l’obiettivo. Ha la capacità e la tecnologia necessaria
per operare con destrezza e adeguatezza.

Invece,
dopo aver allestito una coalizione
sproporzionata di amici della civiltà democratica
, veri o presunti che
siano (oltre 40 membri che si pestano i
piedi a vicenda
), ha approntato una messinscena
con sparuti raid selettivi che
colpiscono target secondari o
inesistenti
.

Questo
è vero perché i tagliagole dello Stato islamico conquistano città su città tra
Iraq e Siria trovando pochissima
resistenza
.

Per
giunta, in questo bailamme scatenato dai nemici barbuti dell’Occidente,
rispuntano i ribelli siriani che
vanno alla conquista di un centro di spionaggio russo in Siria (abbandonato da
Mosca e da Damasco nel 2011) per strizzare l’occhio ai mandanti d’oltreoceano.
Atto simbolico che chiarisce da chi sono manovrati i settari di Maometto.

La Siria resta,
infatti, il boccone amaro non mandato giù da Obama
, dopo il colpo di genio di Putin di un anno fa che salvò Assad da fine certa. La Russia conserva
in Siria postazioni militari strategiche e gode di grande credibilità presso le
autorità costituite, tutti fattori che impediscono all’Amministrazione yankee
di posizionare nella zona un tassello determinante per la concretizzazione dei
suoi piani, qualunque essi siano.

Tutti
i protagonisti, o quasi, stanno facendo le loro mosse per vagliare l’estensione
delle proprie potenzialità e trarre vantaggi dall’evoluzione degli eventi.

Tutti
tranne uno: l’Unione Europea. Questa
resta agganciata, con pesanti catene
all’azione di Washington, precludendosi ogni movimento autonomo, anche sui
dossier che la tirano in ballo direttamente.

Politicamente
l’UE non esiste e la sua volontà è indotta dalle pressioni che, di volta in
volta, tema su tema, vengono esercitate da oltreatlantico sui suoi organi
(in)decisionali.

Oltre
a tutto quello che abbiamo sempre detto sull’Europa, sulla sua debilitazione
economica, politica, culturale ecc. ecc. va anche denunciata la sua incredibile
debolezza militare. Errore
gravissimo in un periodo in cui i conflitti, sordi o acuti, si sviluppano
esponenzialmente. Noi europei non siamo in grado di difenderci da soli di
fronte alle molte trame che il mondo multipolare porta con sé e cerchiamo di
colmare i nostri deficit strutturali ponendoci sotto l’ala protettiva di chi quelle insidie va moltiplicando per
rioccupare gli spazi perduti
.

Insomma,
consideriamo amica una potenza che non
può più averne, di amici
, finché non avrà riprogrammato (con conseguente
ridimensionamento o spostamento dei suoi interessi) il suo stare sulla scena
internazionale. Dimostrandoci così servili ed indifesi al suo cospetto
fortifichiamo in essa la certezza che la sua reinvenzione egemonica passa proprio dalla nostra totale subalternità, quale risarcimento
di quanto le verrà sottratto in altri contesti.

Non è un bel destino
quello che si prefigura per l’Europa
,
nuovo vaso di coccio tra grandi vasi di ferro in acerrima competizione. Dunque,
non saranno né la Cina né la Russia le vere vittime di questa parte di XXI
secolo: all’Europa, dama di compagnia degli aguzzini statunitensi, andrà molto
peggio, perché verrà battuta, all”occasione, sia dai suoi padroni sia dagli
antagonisti dei suoi padroni, che non vorranno confrontarsi apertamente con
essi, almeno nel presente frangente.

Fonte: conflittiestrategie.it.

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