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La guerra è finita, infuria la battaglia. Ma Kiev ha perso

'L’Occidente complice di una mattanza con lo schema già visto nei Balcani, convinto che un’Ucraina derussizzata s''integrasse in UE e NATO. Piano già miseramente fallito'

La guerra è finita, infuria la battaglia. Ma Kiev ha perso
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31 Gennaio 2015 - 09.53


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di Gianni Petrosillo.


Se ai separatisti fosse stato ordinato di arrivare fino a Kiev,
probabilmente, in poche settimane, li avremmo già visti marciare su
Majdan Nezale?nosti, Euromajdan per i fabbricatori di falsi miti
rivoluzionari ad uso e consumo dell’imperialismo americano. Questo per
spiegarvi i reali rapporti di forza sul campo, nonostante la retorica
ucraina (assistita da quella atlantica) che sta raccontando una guerra
mediatica rovesciata negli esiti ma che è stata persa militarmente da
Kiev
ancora prima di essere cominciata, facendo tanti morti civili
perché aveva come principale scopo proprio la pulizia etnica dei
russofoni dell’est. 

L’Occidente si è reso complice di questa mattanza
razziale, ricorrendo allo stesso schema già visto all’opera in altre aree, nei
Balcani, negli anni passati
, in quanto convinto che solo un’Ucraina
derussizzata
avrebbe potuto essere integrata più facilmente nell’UE e
nella Nato. Il piano è ormai miseramente fallito, così come la
possibilità di ricacciare la Russia fuori dalla sua orbita egemonica. 

Ma
gli americani hanno dato agli ucraini l’ordine di tenere le posizioni
fino all’ultimo uomo
. Lo stesso comando che Hitler impose alla 6 armata
nel 1942, resistere fino all’ultima cartuccia. E, difatti, i soldati di
Kiev cadono come mosche con la loro diavoleria a batterie solari in
tasca, donatagli dal reverendo Charles Stanley, della Chiesa del
contatto della verità. Guardate voi stessi come si può ancora farsi fare
il lavaggio del cervello mistico nelle nostre società materialistiche: qui
. E’ una forma di Jihad tutta occidentale che fa certamente meno presa
della sua versione musulmana, dove l’attaccamento alla fede combacia con
uno stile di vita tradizionale e dunque intimamente più vicino al
divino. Ma tant’è.

Sono state le provocazioni di Poroshenko e soci a convincere le
milizie filorusse ad attaccare a Mariupol e a chiudere la sacca di
Debaltsevo, dove quasi 8000 soldati ucraini rischiano ora di fare la
fine dei tonni nella rete
. Proprio i colpi sulle abitazioni civili a
Mariupol, che però sono stati esplosi dalle postazioni ucraine, hanno
spinto l’UE a prolungare le sanzioni contro Mosca. Lady PESC Mogherini
ha addotto questo come pretesto per continuare a colpire il Cremlino con
provvedimenti del tutto inutili ed ingiusti, considerato che le
responsabilità per gli ultimi efferati delitti ricadono interamente
sulla testa dei quisling ucraini. 

Evidentemente, dire la verità (che
ammettiamo essere sempre contraddittoria, come diceva il Presidente Mao)
non rientra nelle prerogative della carica ricoperta dalla Mogherini
che sta riuscendo a fare peggio di Lady Ashton, e non era facile. 

Inoltre, sono gli stessi locali che smentiscono la presenza di truppe
russe sul suolo ucraino
, (questa è l’altra balla sulla quale poggiano le
sanzioni). Il Generale Viktor Muzhenko ha negato, in una conferenza
stampa, “la presenza di unità regolari dell’esercito russo in Ucraina”.
L’affermazione è pesante e stride con le numerose dichiarazioni di senso
contrario del governo filo-americano di Kiev. 

Ciò vuol dire che le
forze armate sono stanche della propaganda dei loro governanti
, anche
perché a rimetterci la pelle non sono gli oligarchi ma i soldati. Nelle
ultime tre settimane sono morti 1200 militari ed i feriti risultano
almeno il doppio

Numeri che fanno rabbrividire anche chi è abituato
alla guerra. 

Infatti, le defezioni aumentano vertiginosamente, i soldati
chiedono asilo all’odiata Russia (che così odiata non sarà), passano
con i ribelli, oppure, semplicemente si arrendono perché non hanno
motivazioni a combattere
. Chi ne avrebbe se costretto con minacce e con
ordini suicidi a recarsi al fronte? Si può morire per una patria che
nemmeno esiste più? 

Di fronte a questo sfacelo il Parlamento ucraino sta
pensando di introdurre una legge che impedisca ai suoi cittadini
coscrivibili di lasciare il Paese. Come scrive Mike “Mish” Shedlock,
advisor di SitkaPacific Capital Management, il governo ucraino sta
introducendo la schiavitù nei suoi confini, conculcando la libertà dei
singoli. Eppure, prosegue, l’analista, la guerra è ormai finita anche se
infuria la battaglia. Questa battaglia continuerà finché gli Usa ed il
FMI continueranno a finanziare l’Ucraina, col solo intento di
destabilizzare la Russia ed al costo della distruzione di un intero
popolo. In ogni caso, dice ancora Shedlock: 

“l’Ucraina non sarà mai più
un paese unito. E’ folle disegnare arbitrariamente le frontiere senza
alcun riguardo delle credenze culturali, politiche o religiose. La
guerra è finita. Kiev ha perso, anche con l’appoggio degli Stati Uniti.
Lasciate che il processo di pace inizi prima che si perdano altre vite e
si verifichino altre distruzioni inutili”.


Pur essendo sicuri che i separatisti non si spingeranno fino a Kiev,
siamo quasi certi che potrebbero arrivare fino ad Odessa e chiudere
definitivamente l’accesso al mare all’Ucraina. Quest’azione a protezione
di una zona che i russi considerano di loro esclusiva pertinenza,
troppo vicina ad una importante base navale per essere lasciata al
nemico, è divenuta legittima nell’istante esatto in cui la Rada, il
parlamento ucraino, ha rinunciato alla sua neutralità manifestando la
volontà politica di aderire al Patto Atlantico

L’Ucraina si è ficcata
in un vicolo cieco dal quale uscirà soltanto quando si rassegnerà,
insieme ai suoi burattinai esteri, a firmare dolorose concessioni
territoriali
che la mutileranno per una lunga fase storica e, forse,
definitivamente. 

Gli ucraini possono ringraziare di questa disfatta i
loro fasulli movimenti nazionalisti che in combutta con i servizi
segreti Usa hanno allestito un disastro in piena regola, sottovalutando
la reazione di Mosca. 

Del resto, Putin ed il suo entourage strategico
hanno preso sul serio le minacce del Dipartimento di Stato americano il
quale parla già come se fosse in guerra contro i russi

Quando Victoria
Nuland
dice espressamente che “dobbiamo mettere dei centri di comando e
delle forze di reazione rapida nei 6 paesi dell’Europa che si trovano
sulla
linea del fronte” invia una dichiarazione di
guerra
al Cremlino che, pertanto, si mette in uno stato di allerta non
per sua paranoia ma per il significato stesso delle parole pronunciate
da membri influenti dell’amministrazione americana. 

Ciò che sconcerta è
che la politica estera dell’Unione Europea esca direttamente dai centri
strategici Usa che coinvolgono Bruxelles solo a giochi stabiliti. La
Nuland delibera quello che si deve fare in sei stati membri della
comunità e i vertici europei non rilasciano nemmeno una frase di
smentita per dissimulare un minimo di indipendenza dei loro uffici.


Questa Europa di servi non durerà ancora a lungo e non per colpa
dell’euro o della crisi economica ma per una svendita della sovranità
decisionale
che la sta marginalizzando sullo scacchiere globale, in un
periodo di immensi sconvolgimenti geopolitici che rifaranno i connotati
al pianeta. 

E’ questa la lezione più dura che gli europei stanno
apprendendo dalla crisi ucraina.


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