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In preparazione la terza Euromajdan?

Le esplosioni, evidentemente di carattere terroristico, che si stanno moltiplicando in Ucraina in diverse zone, hanno avuto fino ad ora un carattere univoco. [Giulietto Chiesa]

In preparazione la terza Euromajdan?
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6 Aprile 2015 - 21.52


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di
Giulietto Chiesa
.

Le
esplosioni, evidentemente di carattere terroristico, che si stanno
moltiplicando in Ucraina in diverse zone, hanno avuto fino ad ora un
carattere piuttosto univoco.

Saltano
in aria cliniche, ospedali ambulatori, asili. L”ultimo in ordine
di tempo è stato l”attentato della mattina del 2 aprile contro la
farmacia all”incrocio tra la Via Garmatskaja e la via del
cosmonauta Komarov.

Per
trovare un nesso è forse sufficiente osservare che la farmacia
in questione si trova molto vicina alla Cittadella della
medicina della Clinica urbana numero 6 di Kiev. Quindi, anche
in questo caso, si accaniscono contro i malati. Forse sì, forse
no. Risulta infatti che il personale della cittadella “numero 6”
ha recentemente partecipato a una grossa esercitazione per liquidare
le conseguenze di una operazione antiterroristica.

Coincidenza
singolare.

Che
sembra indicare una qualche pianificazione, con l”evidente scopo non
solo di terrorizzare i più deboli, ma di coprire d”infamia presso
l”opinione pubblica i “sospetti” terroristi. E chi possono
essere questi sospetti terroristi? I cosiddetti “separatisti”
del Donbass.

Resta
da scoprire quale scopo politico perseguono gli organizzatori e i
mandanti di questa strategia. Cӏ, anche a Kiev, chi parla ormai
apertamente di una “terza Euromaidan” imminente. Ne ha
accennato quasi esplicitamente Dmitryj Jarosh, capo di Settore
Destro, a sua volta collegato con Kolomoiskiy, ora in rotta di
collisione con Petro Poroshenko.

Le
stesse fonti ucraine, avanzano l”ipotesi che gli attentati contro le
strutture sanitarie nell”Ucraina siano solo la prima tappa, si
potrebbe dire sperimentale, in previsione di una seconda tappa:
attacchi dinamitardi contro le caserme dell”esercito regolare
ucraino.

Questa
seconda tappa avrebbe due obiettivi: il primo quello di sollevare
l”ira popolare contro i “separatisti”, ma anche quello di
mostrare che l”esercito non è in grado di difendere il paese e,
quindi, che le uniche forze disponibili per combattere i russi sono
quelle della Guardia Nazionale e quelle dei battaglioni “privati”
degli oligarchi che si stanno organizzando in funzione
anti-Poroshenko.

Il
presidente in carica avrebbe ora il torto, gravissimo, di
essersi messo sotto la protezione della Germania, cioè di avere
accettato di fatto la tregua  nel Donbass.

Kolomoisky
non vuole quella tregua e punta al riarmo dell”Ucraina. Cioè si
presenta ormai sulla scena come l”uomo dei falchi di Washington. In
particolare con collegamenti diretti con John Brennan, il capo della
CIA.

Da
qui, tirando le fila, non è difficile capire cosa potrebbe accadere
se prevalessero i neo-con, che sono poi gli stessi che si sono
spellati le mani per acclamare Benyamin Netanyahu. Sono le stesse
forze che agiscono a Washington, attorno al Pentagono e alla CIA, per
non fare asciugare l”enorme fiume di denaro che il governo americano
destina alle corporations private che gestiscono veri e propri
eserciti di contractors sui campi di battaglia, incluso quello
ucraino.  

S”innestano
qui altre voci, tanto impossibili da verificare quanto
insistenti, di forti contrasti anche all”interno della CIA, e
precisamente nel Dipartimento di Langley che gestisce la “questione
Ucraina”. Un dipartimento che conta una trentina di funzionari.
Contrasti che avrebbero portato a qualche suicidio. Dipartimento che,
per le ragioni appena qui accennate, sarebbe fortemente “influenzato”
(ma è un eufemismo) proprio dalle corporations private.
Insomma la domanda “chi comanda a Kiev”, riflette la
domanda ben più importante: “chi comanda a Langley”?

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