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PENSANDO, PENSANDO (1)

Una nuova rubrica. I pensieri di Fabrizio Caròla, lo straordinario architetto che ha coltivato in Africa idee e tecniche originali per la decrescita felice.

PENSANDO, PENSANDO (1)
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5 Agosto 2013 - 12.45


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di Fabrizio Caròla *

A maggio, in un convegno
a Cagliari
, organizzato dalla dottoressa Claudia Zuncheddu, ho conosciuto Giulietto Chiesa. Ci siamo scambiati
alcuni concetti ed abbiamo capito che apparteniamo alla stessa sfera di pensiero.

E‘ stato un bell’incontro e ne siamo usciti con
l’intento di rivederci per approfondire il dialogo. Mi ha invitato al convegno
di Roma dove ho deciso di aderire all’Associazione “ALTERNATIVA”.

In quella occasione Giulietto mi ha invitato ad
aprire una rubrica da inserire in Megachip.

Ho intitolato la rubrica “Pensando, pensando”, con l’intenzione di raccogliere vari testi
scritti in vari momenti della mia vita, mai pubblicati ma ancora di attualità.
La rubrica darà origine a un e-book.

Fabrizio Caròla                                                             f.carola@tin.it

PENSANDO A NOI

ANIMALE-UOMO    UOMO-ANIMALE

Chissà se sapremo mai cosa
sia successo qualche milione di anni fa, quale straordinario evento abbia
modificato il comportamento di una delle numerose specie di scimmie che vivevano
già da tempo sulla Terra e dato inizio alla razza umana. Per adesso possiamo
fare soltanto delle supposizioni: immaginiamo, per esempio, che una entità, una cosa per noi indefinibile, abbia avuto (per ragioni a noi
totalmente sconosciute) la necessità di utilizzare un supporto vivente per
poter innescare un processo di evoluzione. Perché ha scelto la scimmia? Perché
si prestava meglio allo scopo; perché la scimmia ha le mani!  Allora la Cosa è entrata nella scimmia e vi ha introdotto l’ambizione, la curiosità e  il senso del futuro.

La scimmia si è messa in
movimento ed è diventata uomo e con le qualità della Cosa e  la disponibilità
delle mani,  ha modificato se stessa e il
mondo.

L’uomo dunque,  è una bestia modificata… Ma quanto
modificata?  Quanto c’è di bestia e
quanto di Cosa ? A giudicare dal
comportamento degli esseri umani, oggi di bestia ce ne è rimasto  molto… e il cammino da fare è ancora
lungo. 

La proporzione  bestia/Cosa
 non è però uguale per tutti ma, in
tutti, le due componenti si influenzano reciprocamente, in diversa misura,
determinando il tipo di comportamento di ciascuno di noi.

La
preoccupazione principale dell’animale è la sopravvivenza fisica, sia per se
che per la specie, il che si traduce in tre esigenze basilari: mangiare –
riprodursi – difendersi. Sono esigenze che l’animale deve soddisfare
individualmente e sono codificate nel suo essere sotto forma di istinti che
determinano il suo comportamento in senso individuale.

Anche l’uomo, per ciò che
riguarda le sue esigenze fisiche, ha delle reazioni di tipo individuale. Ma
l’uomo non ha soltanto stimoli fisici, sotto l’influenza della Cosa, ha anche reazioni di tipo
intellettuale che lo spingono ad uscire dalla gabbia del suo corpo e dei suoi
istinti  per stabilire delle connessioni
ampie, libere e spontanee con i suoi simili e il suo ambiente: ha un
comportamento di tipo universale.

Se la percentuale bestia è
preponderante, è la bestia, con i suoi istinti primordiali, che orienta il
comportamento dell’individuo, 
utilizzando però a suo vantaggio le possibilità intellettuali che gli
fornisce la Cosa. 

Sotto la guida della
bestia, il connubio Bestia/Cosa fa di noi degli animali perversi,  perché l’ambizione, la curiosità e il senso
del futuro vengono governati dagli istinti bestiali. Se invece è la Cosa che prende il sopravvento, gli
istinti della bestia vengono tenuti sotto controllo e l’individuo orienta le
sue energie verso interessi più astratti 
e  più  ampi 
cioè  verso  una dimensione universale  che gli conferisce la qualità e il
comportamento di Uomo.

                          

PENSANDO AL PECCATO ORIGINALE

Il vero peccato
originale non è il sesso, povera vittima innocente della stupidità umana e
della cattolica ipocrisia.

Il vero peccato
originale è l’ignoranza ed è l’unico vero grande nemico dell’Uomo.

PENSANDO AL
FUTURO

PER VIVERE UN
FUTURO MIGLIORE DEL PRESENTE DOBBIAMO USCIRE DALLA TRAPPOLA DEL DENARO.

L’Homo Sapiens
si è completamente rincretinito. Ha lottato per millenni per  migliorare 
le sue condizioni di vita ed essere libero ed ora che questa libertà ce
l’abbiamo in mano, che su questo pianeta non ci sono più nemici, che abbiamo
vinto le belve e le intemperie, che controlliamo la materia e l’energia, che
abbiamo ridotto le distanze a poca cosa, ora che potremmo affidare tutte le
incombenze noiose alle macchine e essere finalmente liberi… non ne siamo
capaci.

Ma da che dipende questo? Da dove viene questa
incapacità dell’Uomo a raccogliere il frutto di tanti secoli di lavoro e di sofferenza? 

Ci troviamo implicati in una lotta  tra due gruppi distinti: da una parte quelli
che credono che la felicità stia nel guadagnare sempre più soldi; dall’altra
parte, quelli che sono convinti
che la felicità stia nel morire in nome di un dio (fra l’altro ipotetico).

Gli uni sono pronti a distruggere il pianeta per
la loro felicità, gli altri sono pronti per la stessa ragione a distruggere la
libertà e la gioia di vivere.

Ci troviamo
invischiati in un meccanismo così complesso 
di diffidenze e avidità, serrature, frontiere, cancelli, firme e
controfirme, regole, dogmi, idee preconcette e luoghi comuni, formalismi e
carte, tante carte e tanta burocrazia che non riusciamo a districarcene
allorché l’obiettivo, non dico la felicità ma qualcosa che già le  si avvicina di più, è lì a due passi davanti
a noi.  
L’Homo
Sapiens si sta autodistruggendo per 
inseguire l’effimero e il superfluo.

Se
eliminassimo il denaro dalla nostra vita? Avremo modo di parlarne alla prossima
puntata.

* NOTE BIOGRAFICHE SU FABRIZIO CARÃ’LA

“A me
l’architettura non interessa. A me piace farla.”

La biografia di
Caròla sembra tratta da un romanzo. Figlio di un’importante famiglia napoletana
si diploma – nel 1956 – alla
Ecole Nationale Supérieure d’Architecture “La Cambre” di Bruxelles, fondata da Henry Van de Velde.

L’ambiente di
formazione risulta determinante per la definizione di un approccio “fisico”
al progetto, un’architettura legata al fare, all’azione concreta del costruire
.

Ma Caròla, non è
solo un architetto, è un nomade alla costante ricerca di nuove strade,
votato alla sperimentazione e alla scoperta. Proprio questa attitudine lo
spinge negli anni 60’ verso l’Africa, un territorio a lui sconosciuto. In
principio il Marocco dove partecipa alla ricostruzione post terremoto
dell’ospedale di Agadir
, poi la Mauritania, paese in cui realizza il suo
progetto più importante, il Kaedi Regional Hospital, per il quale riceve nel
1995 l’Aga Kahn Award for Architecture
– un edificio a cupole ribassate
collegate da corridoi in grado di ospitare stanze per malati e residenze per i
familiari, dove si concentrano tutti gli aspetti di un pensiero e di un modo
d’agire sostenibile – e infine il Mali
dove scopre e studia l’architettura sub-sahariana passando gran parte
della sua vita.

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