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'Vi spiego perché l''Italicum è golpista'

'Il presidente onorario della Cassazione contesta la riforma elettorale Renzusconi. «E'' contro la Convenzione per i diritti dell''Uomo». [Ferdinando Imposimato]'

'Vi spiego perché l''Italicum è golpista'
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3 Aprile 2014 - 09.49


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di Ferdinando Imposimato

Vediamo quali sono le caratteristiche della legge golpista approvata
dalla Camera, intrisa di trucchi e contraddizioni, oltre che del tutto
incoerente con le raccomandazioni della Consulta.

Pur nella modestia del mio sapere, raccolgo l”insegnamento di
Aristotele, «quelli che si danno pensiero della Costituzione devono
procurare motivi di timore, in modo che i cittadini siano in guardia e
non allentino la vigilanza intorno alla Costituzione»
: nel delirio
riformatore del governo Renzi-Berlusconi, l”Italicum è un”autentica
vergogna, un guazzabuglio che può far saltare l”intero sistema
istituzionale, distruggendo la nostra Carta fondamentale, garante dei
diritti inviolabili dell”uomo. Dobbiamo constatare che il parlamento,
sconfessato dalla Consulta, si appresta a riformare la Costituzione con
l”abolizione del Senato e a varare un sistema elettorale non
democratico.

A proporre le riforme sono due personaggi privi di potere
propositivo legittimo. Uno perché condannato per evasione fiscale e
interdetto dai pubblici uffici, l”altro perché era titolare di una
carica che lo rendeva incompatibile col mandato parlamentare. Entrambi a
caccia di maggiore potere personale, anche violando principi
costituzionali.

A completare la distruzione giuridica, politica e morale
della nostra Repubblica, afflitta da gravi diseguaglianze, si aggiunge
il sistema elettorale che riproduce in modo arrogante le
incostituzionalità già accertate dalla Corte. Ma vediamo quali sono le
caratteristiche della legge golpista approvata dalla Camera, intrisa di
trucchi e contraddizioni, oltre che del tutto incoerente con le
raccomandazioni della Consulta.

Il sistema prevede un premio abnorme alla coalizione che supera il 37
per cento, portando il vincitore al 55 per cento dei seggi. Otterranno
seggi i partiti che superano lo sbarramento del 4,5 per cento, che
concorrono tuttavia alla soglia per il premio di maggioranza. In
mancanza del 37 per cento, vanno al ballottaggio le due coalizioni più
votate. Perchè la coalizione partecipi alla ripartizione dei seggi deve
raggiungere il 12 per cento. I partiti che corrono da soli devono
raggiungere l”8 per cento.

Questo sistema comporta una alterazione profonda della rappresentanza
democratica premiando oltremodo le alleanze ibride e penalizzando
ingiustamente i partiti che corrono da soli. La frode è colossale: da
una parte aumenta la frammentazione dei piccoli partiti, salvati con le
coalizioni. L”imbroglio serve a consentire a Forza Italia, con l”aiuto
di lega, fratelli d”Italia, Ncd, e di una miriade di partitini, a
superare il 37 per cento, cosa probabile, avendo quel partito il
controllo di tutte le tv pubbliche e private e fruendo di un permanente
conflitto di interessi che Renzi non eliminerà. Una minoranza del 37 per
cento di nominati dall”alto, privi di capacità e libertà, eserciterà un
potere assoluto sul 67 per cento degli elettori.

Non solo; abolito il
Senato, con una sola Camera, tutte le contro riforme liberticide saranno
possibili, anche quella presidenziale e della giustizia da sottoporre
al controllo del Governo, annunciate dai due dioscuri. Situazioni del
genere portano diritto alla dittatura. Una legge proporzionale fu
nefasta per la Repubblica di Weimar (1919), e preludio del nazismo.

Altro vulnus alla Costituzione è la mancanza di preferenze. Ci saranno
liste bloccate corte, con un minimo di tre candidati e un massimo di
sei. L”eliminazione della preferenza viola l”articolo 48 della
Costituzione: «il voto è personale ed uguale, libero e segreto». E
l”articolo 3 della Convenzione per i diritti dell”Uomo del 1950: «Le
parti contraenti si impegnano ad organizzare libere elezioni, in
condizioni tali da assicurare la libera espressione dell”opinione del
popolo sulla scelta del corpo legislativo»
. E viola l”articolo 21 della
dichiarazione universale dei diritti dell”Uomo dell”Onu di New York del
1948: «Ogni individuo ha diritto di partecipare al governo del proprio
Paese , sia direttamente sia attraverso rappresentanti liberamente
scelti… attraverso veritiere elezioni, effettuate a suffragio
universale e uguale, ed a voto segreto e libera votazione»
.

Senza
preferenza il diritto di voto viene trasferito alle segreterie di
partiti, senza regole guidati da pochi oligarchi. Che scelgono i
rappresentanti del popolo, indipendentemente da qualità e valore dei
candidati. Il vero potere dell”elettorato è nello scegliere chi lo
rappresenta e attraverso lui chi lo governa. La preferenza è l”essenza
della democrazia. L”elettore che vota non decide solo cosa fare, ma chi
farà, tra i candidati proposti. L”elettore preferisce un candidato
credibile, sia pure con un programma modesto, e non un candidato poco
credibile con un programma eccellente che non sarà mai realizzato.

Se si
elimina la preferenza, si abbandona il criterio del merito posto a base
della Costituzione, e della par condicio tra i candidati. Tucidide fu
il primo a parlare di democrazia selettiva: «Abbiamo una costituzione
chiamata democrazia; ciascuno è preferito a seconda del suo emergere in
un determinato campo, non per la provenienza da una classe sociale. E se
uno può fare qualcosa di buono alla città, non ne è impedito dalla
oscurità del rango sociale».

Le pluricandidature, altro vizio dell”Italicum, violano l”articolo 51
della Costituzione: «Tutti i cittadini dell”uno e dell”altro sesso
possono accedere alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza».
La condizione di eguaglianza viene violata poiché i candidati al vertice
dell”elenco sono preferiti al di là del numero delle preferenze
ricevute. Ma anche se l”elettore accetta l”ordine della lista, è
ingannato da ciò che accade dopo la votazione. Infatti, per l”Italicum i
notabili dei partiti possono presentarsi in ogni collegio nazionale. I
loro nomi aprono le diverse liste. L”elettore, se mette una crocetta sul
partito, illudendosi di scegliere i primi della lista, viene indotto in
errore: la scelta finale spetta al plurieletto, capolista in diversi
collegi elettorali. Costui, decidendo d”ancorare il proprio seggio a
questo o a quel collegio, decide anche le sorti di chi gli sta dietro
nel listino. E tale decisione si consuma dopo le elezioni, che così
diventano farsa, messinscena, antitesi della democrazia elettiva e
selettiva.

È uno spettacolo cui abbiamo già assistito. Nel 2006
trascorsero un paio di settimane prima che ci fosse dato conoscere le
facce dei nuovi deputati e senatori. Nel frattempo il Palazzo registrava
l”altalena fra eletti rinuncianti e primi dei non eletti subentranti.
Risultato: un terzo dell”intero parlamento venne scelto dalle segreterie
politiche e non dagli elettori. Ed accadde che i subentranti erano meno
bravi e indipendenti degli esclusi. Ed erano al servizio del
benefattore che aveva loro spianato la strada, ingannando gli elettori.
Si sostiene che queste illogicità plateali, queste storture aberranti,
si rendono necessarie per assicurare la governabilità anche se
sacrificano l”eguaglianza, principio fondante della Costituzione. Che
dovrebbe recedere a fronte di un obiettivo che, al di là del costo
altissimo, come dice Gianni Ferrara, in termini di tollerabilità
democratica, è tutt”altro che certo e comunque non sicuramente virtuoso.
Lo dimostra l”esperienza disastrosa del governo Berlusconi, che dal
2008 al 2011 disponeva di una maggioranza enorme e di una notevole
governabilità, ed ha portato l”Italia sull”orlo del default. Ed ora pone
le premesse per il suo ritorno al potere, auspice Matteo Renzi.

Si sostiene che la sera dell”elezione gli elettori devono “sapere chi li
governa”. Mai menzogna fu più spudorata. Averla prima inventata e poi
diffusa ha determinato il rovesciamento del senso dell”elezione
trasmutandola in scelta di colui dal quale si sarà governati. L”elezione
non sarà più diretta alla scelta del rappresentante della volontà, dei
bisogni, dei progetti del popolo cui spetta la sovranità. La sovranità
sarà capovolta, diverrà sudditanza ad un capo assoluto. La tragedia
della democrazia si rappresenterà con la farsa dell”elezione.

Prima di approvare questa legge, intervenga il presidente della
Repubblica, prima ancora del vaglio del Senato, per le palesi violazioni
della Carta. E ci pensino bene i parlamentari del Senato. Potrebbero
favorire il ritorno di un condannato o cogliere l”occasione per
rivelarsi capaci di salvare l”Italia dal regime.

Fonte: http://popoff.globalist.it/Detail_News_Display?ID=100758&typeb=0.

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