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Un Venezuela aggredito, la faccia più importante della medaglia

Un botta e risposta tra un’italo-venezuelana e Giulietto Chiesa sul rapporto fra Washington e Caracas e sulle nuove minacce alla rivoluzione bolivariana

Un Venezuela aggredito, la faccia più importante della medaglia
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Redazione Modifica articolo

14 Marzo 2015 - 15.43


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Buongiorno
sig. Chiesa,


sono
Lorena Franceschini. Sono italo venezuelana. Ho seguito i suoi interventi sul
Venezuela e fatto alcuni commenti in merito. Rispetto le sue idee, ma le chiedo
il favore, per dovere di informazione, di presentare anche l”altra parte della
questione Venezuela. È vero che lei sta mettendo l”accento sul pronunciamento
degli Stati Uniti
, ma se lei non presenta ai lettori il perché si è
arrivati a questo non possono farsi un”idea su cosa sta accadendo nel paese. I
lettori devono avere davanti le due facce della medaglia. Poi ognuno resti pure
delle sue idee, ma così, sig. Chiesa si resta solo dalla parte di chi è contro
l”imperialismo a prescindere, senza provare a “capire”, in questo caso, la
realtà del Venezuela di oggi. Se lei pubblica un”intervista con l”ambasciatore
venezuelano
, pubblichi anche l”intervista con un personaggio come Maria
Corina Machado, Leopoldo Lopez o Henrique Capriles, oppure anche solo delle
interviste alle migliaia di persone che fanno la coda tutti i giorni ai supermercati
per trovare da mangiare oppure testimonianze su cosa bisogna fare per trovare
medicinali, oramai introvabili. Io credo che lei non possa, in questo momento,
parlare solo di un aspetto quando parla del Venezuela.

Ho
scritto in uno dei commenti al suo post: “l”ambasciatore afferma che il
Venezuela “è l”unico esempio nel mondo di rivoluzione non
violenta…” e che “per aiutare il Venezuela bisogna andarlo a
visitare favorendo il dialogo”. Infatti, una delegazione del Comitato per
le questioni degli italiani all’estero, guidata dal senatore Claudio Micheloni,
è stata dieci giorni fa in Venezuela e ora, appena rientrata, ha chiesto al
Governo italiano e al Parlamento, insieme ai colleghi della Camera, di
attivarsi per garantire la massima visibilità a quanto sta accadendo nel Paese:
di valutare l’ipotesi di una missione volta a favorire una soluzione pacifica
del violento confronto politico, di verificare i numerosi casi di violazioni
dei diritti umani e gli arresti degli oppositori del governo.” Vuol dire che,
al di là degli Stati Uniti, la situazione in Venezuela è grave e complessa e
richiede che chi ne parla lo faccia tenendone conto e lei può farlo. La
ringrazio per la disponibilità.


Lorena
Franceschini


Gentile
signora Franceschini,


La
ringrazio per la sua cortese lettera. Che contiene due argomenti. Il primo è il
mio giudizio sul “decreto presidenziale” di Obama. Lei liquida quell’atto come
se fosse un dettaglio. Per giunta separabile del contesto. Invece non è un
dettaglio e non è separabile dal contesto. Il
Venezuela non costituisce nessun pericolo per la sicurezza degli Stati Uniti
.
La minaccia, esplicita, proveniente dal colosso americano è ingiustificabile. È
una patente violazione delle leggi internazionali ed è essa stessa un atto di
violenza. Invece lei non spende una sola parola per condannarlo. Né per
ricordare che gli Stati Uniti, con questo e con il precedente presidente, sono
stati all”origine di tentativi di golpe per rovesciare un legittimo presidente
e un legittimo governo.

Già
questo è, per me, sconcertante. Lei mi invita a guardare anche l’altra faccia
della medaglia, proprio mentre lei stessa rifiuta di guardare una faccia della
medaglia, quella più lampante e evidente.

Il
secondo aspetto, lei dice, è l’intervista, che pandoratv.it ha pubblicato, con
l’ambasciatore venezuelano Rodríguez Díaz. Secondo lei è “di parte”.
Sicuramente lo è, di parte. Ma lei dimentica che tutta la stampa e le tv
italiane non hanno mai intervistato proprio l’ambasciatore venezuelano,
occupandosi (quando parlano del Venezuela e non lo fanno quasi mai)) di gettare
fango e menzogne contro il Venezuela, prima di Chávez e adesso di Maduro,

Dunque
io, modestamente, cerco di riequilibrare almeno un po’ questa situazione. Lei
m’invita a intervistare Maria Corina Machado, Leopoldo Lopez, Henrique
Capriles. Si può fare e cercherò di farlo, non appena i nostri mezzi ce lo
consentiranno. Siamo poveri, al momento. Ma lei non deve pensare che non
abbiamo le nostre informazioni. Io ho una fonte preziosa, che è il maggior
conoscitore italiano del presente e della storia del Venezuela e dell’America
Latina. Si chiama Gianni Minà. Ieri
era relatore al parlamento italiano in un importante
convegno dedicato ad ALBA
. Ma
non c’era una sola telecamera italiana a riprendere il suo discorso e quello
dei rappresentanti del Venezuela presenti, insieme a quelli della Bolivia,
dell’Ecuador, di Cuba e di Nicaragua.

Cercheremo
anche il senatore Claudio Micheloni, vedremo quello che ha da dire. Ma, intanto
non possiamo ignorare quello che sappiamo: che le condizioni del Venezuela,
quando Chávez andò al potere, legittimamente, erano disastrose. Forse a lei non
piace il fatto che Chávez è andato al potere. Questo lo capisco. Ma c’è andato
democraticamente e c’è restato democraticamente: alla guida di un paese per un
tempo immemorabile guidato da bianchi criminali, sostenuti dagli Stati Uniti.
Scaricare su Chávez e Maduro il peso di questa immensa eredità di
sottosviluppo, arretratezza, analfabetismo è, prima di ogni altra ingiustizia,
un insulto alla storia. L’Italia potrebbe fare molto per riparare i danni che
anche noi abbiamo permesso – tacendo – inflitti al popolo venezuelano. Ci sono
ora violazioni dei diritti umani? Forse, verifichiamo. Ma non ci sono verità
limpide in un paese dove i ricchi sono appoggiati dal più potente stato del
mondo, che può pagare quanto vuole per comprare chi vuole essere comprato.

Lei
sembra credere al giudizio equanime di qualche “tribunale” occidentale. Temo
che si sbagli, o si illuda. Io diffido,
per principio, di chi minaccia
.


Cordiali saluti,

Giulietto
Chiesa
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