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Un'Alba per l'Europa

In Italia si parla di Alba, per la prima volta, nelle istituzioni. A 10 anni dalla fondazione della Alianza Bolivariana, un’iniziativa del M5S di valore europeo

Un'Alba per l'Europa
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14 Marzo 2015 - 21.58


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Intervista a Manlio di
Stefano a cura di Alessia Lai e Francesca Dessì
.

In
Italia si parla di Alba, per la prima volta, nelle aule istituzionali
. A dieci anni dalla fondazione della
Alianza Bolivariana para Pueblos de Nuestra América, il Movimento 5 Stelle ha puntato i riflettori sullo strumento di
integrazione che ha cambiato il volto dell’America Latina partendo da un nuovo
punto di vista: non più relazioni basate sul modello liberal capitalista ma sui
concetti fondamentali di solidarietà e
complementarità tra i popoli
. Un modello misconosciuto in una Europa che
non riesce a prendere in considerazione altri paradigmi che non siano quelli
economicisti basati sulla globalizzazione. Un modello che, secondo Alessandro di Battista e Manlio di Stefano (rispettivamente
Vicepresidente e capogruppo 5 stelle nella commissione Esteri della Camera),
organizzatori dell’incontro, potrebbe essere applicato ai Paesi del sud Europa,
i cosiddetti PIGS, vittime dell’adesione della Comunità Europea ai dettami
inflessibili del libero mercato e della finanza apolide.

Non a caso l’incontro è stato
battezzato “L’Alba di una nuova Europa”
e ha posto le basi per una più attiva collaborazione
tra le rappresentanze in Italia dei
Paesi Alba e il Movimento 5 Stelle
, intenzionato a intraprendere un cammino
che possa portare a un percorso basato su modelli politici alternativi da
tradurre in atti legislativi proposti dal Movimento.

Che globalizzazione facesse rima con
povertà, perdita delle identità e feroce legge del mercato, Venezuela e Cuba –
i Paesi che hanno dato origine, su impulso di Hugo Chávez e Fidel Castro –
all’Alba, lo sapevano bene già anni fa e hanno deciso di realizzare quel che
dalle nostre parti viene considerato, quando va bene, un’utopia. Relazioni tra Stati basate sul mutuo
appoggio
, su rapporti solidali che come obiettivo avevano il riscatto di
interi popoli fino ad allora ignorati nelle loro istanze e diritti.

L’Alba
è una realtà pressoché sconosciuta nel nostro Paese
, nota solo a piccoli gruppi “di
nicchia”, ai movimenti sociali e politici marginali e con un peso nullo nella
politica nazionale. Del resto, sorvolando sulla destra italiana che “di default” vede l’America Latina con gli
occhi di Washington, se pensiamo che nei partiti di sinistra nostrani il defunto presidente venezuelano e Fidel Castro
vengono platealmente dipinti nella migliore delle ipotesi come autocrati – se
non come dittatori che hanno oppresso e affamato i loro popoli – capiamo quale
possa essere il livello di interesse istituzionale per il fermento che da quasi
15 anni a questa parte sta cambiando il volto dell’America Latina.

Stesso trattamento riservato dalla
stampa mainstream, vede e descrive
l’America Latina attraverso le lenti deformanti del potere, quello che, come ha
detto Gianni Minà, intervenuto
all’incontro, descriveva (e descrive) Hugo Chávez come un dittatore evitando
magari di riportare che al suo funerale erano presenti 33 tra capi di Stato e
di governo da tutto il mondo e più di due milioni di venezuelani.

La responsabilità della stampa nel
raccontare il mondo latinoamericano così come lo vediamo dipinto è pesante, ha
sottolineato Minà, da decenni impegnato nel cercare di divulgare quel che
accade in America Latina. Ma gli spazi
per raccontare la realtà delle cose sono praticamente inesistenti
e in
Italia, dove l’editoria indipendente è stata massacrata, lo sappiamo bene.
Così, a chi come noi da tempo segue l’evolversi delle vicende latinoamericane,
sembra un miracolo che in un luogo come il Parlamento italiano si sia
finalmente parlato, e con i diretti interessati, della Alianza Bolivariana.

Venerdì 13 aprile, a Roma, ha potuto
raccontare di questo straordinario strumento di integrazione direttamente il
segretario generale dell’Alba-TCP (Tratado comercial entre los pueblos) Bernardo Alvarez, che ha ricordato gli
inizi dell’Alianza, le ragioni della sua istituzione e soprattutto gli
obiettivi raggiunti nei nove Paesi che ne fanno parte (Antigua y Barbuda, Cuba, Bolivia, Dominica, Ecuador, Nicaragua, Saint
Lucia, San Vicente y Las Granadinas, Venezuela
).

«Dieci anni fa ci rendemmo conto che di fronte a una crisi
enorme non c’era un modo convenzionale per uscirne, doveva essere un modo di
rottura. Dicevano che una rottura ci avrebbe portati nell’abisso, in realtà la
rottura ci portati fuori dall’abisso»
,
ha ricordato Alvarez.

L’Alba fu una rottura «iniziata da una battaglia sociale
gigantesca e politicamente fu una trasformazione altrettanto gigantesca»
.
In Europa abbiamo bisogno di trasformazioni, di cambiamenti veri, che non sono
quelli riformisti proposti da partiti politici che accettano il sistema
liberalcapitalista. Una rottura europea è un’utopia, ma l’America Latina ha dimostrato che un’utopia può trasformarsi in realtà.

Sulla possibilità che l’Alba possa
essere un riferimento per cercare di
cambiare l’Europa abbiamo rivolto alcune domande a Manlio di Stefano.

Perché un incontro sull’Alba?

«Perché crediamo che il modello
europeo che stiamo vivendo sia profondamente sbagliato e soprattutto iniquo per
i cittadini, perché è incentrato sulle multinazionali e sull’interesse
economico. Come ho detto aprendo la conferenza ci siamo chiesti se ci fossero
altre realtà simili che avessero però superato il nostro problema e una di
queste è l’Alba. Siccome abbiamo già trattato l’Alba anche in commissione,
abbiamo fatto approvare la risoluzione che indirizzava il governo a parlare di
più con i Paesi che la integrano. E abbiamo voluto ascoltare dal loro punto di
vista come hanno fatto a diventare quello che oggi sono, ovvero delle società
più incentrate sull’essere umano piuttosto che sul commercio.»

Secondo Lei quello dell’Alba è un
modello replicabile in Europa?

«È un modello replicabile se ci sarà
la volontà politica di tanti governi, quelli del sud Europa. Noi avevamo al
terzo punto del programma per le elezioni europee del 2014 un’Alleanza tra i
Paesi mediterranei per una politica comune. Non è semplicissimo però nascono
fortunatamente sempre più dei movimenti anti-sistema in Europa e noi siamo uno
di questi, speriamo di poterci alleare con gli altri per un obiettivo comune
post-ideologico. »

Cosa impedisce questa unione, che Lei
definisce post-ideologica, che potrebbe portare in Europa uno strumento simile
all’Alba?

«Lo impedisce la schiavitù dagli Stati
Uniti d’America e dalla Germania. E lo impedisce il fatto che ogni partito
politico senza nessuna distinzione, tranne quelli ai quali mi riferivo prima, i
nuovi movimenti post ideologici, sono servi di questa ideologia filo
statunitense e filo tedesca. Speriamo che si possa uscire da questa logica, noi
non abbiamo paura di attaccare i poteri forti  e speriamo che altri ci
seguano in questo. Da questo punto di vista sono un po’ preoccupato da una
mezza retromarcia già fatta da Syriza nei primi mesi di governo.»

Il Movimento Cinque Stelle è l’unico
presente nel Parlamento italiano a manifestare interesse per quel che accade in
America Latina. Eppure in Italia c’è un governo di centrosinistra, formato dal
Pd in alleanza con Sel ( Sinistra e Libertà), che in teoria dovrebbe fare
quello che fate voi…

«Non abbiamo un governo di centrosinistra.
Il governo Renzi è un governo neanche di centrodestra, è un governo sul modello
americano liberalcapitalista che però non ha il tessuto sociale americano,
quindi di impresa dinamica. Di conseguenza è un governo che schiaccia di più i
cittadini. Ovviamente andare in una direzione come quella dei Paesi Alba, la
cui visione è invece centrata sull’essere umano, è impensabile per loro. Sel
appare ogni quattro anni, quando ci sono le elezioni, o ogni cinque, dipende da
quanto dura il governo. E entra in Parlamento grazie all’alleanza con il Pd, quindi
non può fare a meno di questo servilismo verso il Pd. Basta dire che anche
nelle ultime elezioni non sarebbe entrato in Parlamento perché ha ottenuto il
2,68% dei voti, e la soglia di sbarramento era del 3%. Ma Sel è entrato in
coalizione con il Pd quindi non ha libertà di azione. La più grande verità e
bellezza del Movimento 5 Stelle è che siamo liberi di dire quello che pensiamo
e di fare quello che diciamo.»

Intendete fare altre iniziative sull’Alba
Tcp e in generale sulla realtà latinoamericana?

«Noi abbiamo un progetto, che è quello
di fare informazione e di portare avanti un’attività legislativa in tal senso.
Quindi siamo in continuo contatto con tutte le ambasciate del Sudamerica e
abbiamo dei rapporti concreti con tutte queste realtà. Speriamo di poter
concretizzare qualcos’altro ma purtroppo non siamo al governo e quindi la
strada sarà più lunga.»

Fonte: [url”http://www.appuntidalsud.com/?p=67″]http://www.appuntidalsud.com/?p=67[/url]

[b]L”INTERVENTO DI ALESSANDRO DI BATTISTA:[/b]
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