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I dementi e la guerra

Un lettore chiede a Giulietto Chiesa un parere sui rischi nucleari del Grande Gioco che si presenta oggi, fra una Washington in cui Obama non comanda, Russia e Cina

I dementi e la guerra
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30 Marzo 2015 - 05.02


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Caro
Giulietto,

la
seguo sempre e da molto e ora vorrei porle una domanda: in tutta questa crisi
non sento la Cina (o meglio mi chiedo come mai la Cina non si stia
ufficialmente schierando con la Russia): forse sotto sotto ha preso accordi con
gli Americani?

Mi
pare molto strano che questa superpotenza stia a guardare come anche l’India e
i paesi BRICS.

Secondo
lei siamo davvero alle soglie di una guerra termonucleare o è solo tutto un
movimento di pressione per fare mollare Putin? Possibile che gli Usa vogliano
davvero usare armi atomiche contro una superpotenza come la Russia? Vogliono
davvero la fine dell’umanità?

Luca

Caro
Luca,

bisogna
riformulare la domanda.

Punto
1
: gli americani, poveretti, non c”entrano niente. Ne sanno più o meno quanto
ne sappiamo noi sulla tragedia di Germanwings.

Punto
2
: Quei dementi che hanno ora una bella fetta del potere a Washington (non
parlo dunque di Obama) sono convinti di due cose: che si deve abbattere Putin,
e che lo si potrà fare, come lo fecero con Gheddafi, o con Allende, o con
Saddam Hussein. In tal caso perché mai preoccuparsi delle atomiche russe?
Quindi non si sono posti un problema che, secondo me, è fondamentale: e se, per
caso, Putin non si lascia abbattere? Questo prova che quei signori sono dei
dementi. Ma questo non dovrebbe tranquillizzarci. Viviamo sul filo della loro
demenza.

Punto
3
: Per quanto riguarda la Cina, io penso che i suoi atti vadano misurati con un
metro diverso da quello occidentale. Questo però non significa che Pechino stia
ferma. In realtà si muove. Sono molto attenti a quel che succede in ogni area
del mondo. Solo si muovono con prudenza. Sanno che il rischio è altissimo. Lo
sanno come Putin. Sanno che, se Putin dovesse cadere, dopo toccherà a loro.
Dunque, saggiamente, aiutano la Russia, prendono tempo. Se Putin e i russi
reggeranno sufficientemente a lungo, tra tre o quattro anni neanche i dementi
di Washington potranno rischiare.

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