Da dove viene questo bel regalo a Napolitano? | Megachip
Top

Da dove viene questo bel regalo a Napolitano?

Una firma come quella di Alan Friedman (che fece esplodere il caso Iran-Contras, tanto per ricordare la cosa più nota) non si muove così a caso. [di Aldo Giannuli]

Da dove viene questo bel regalo a Napolitano?
Preroll

Redazione Modifica articolo

11 Febbraio 2014 - 14.58


ATF

Cappuccino, brioche e intelligence n°43.

di Aldo Giannuli.

Un famoso giornalista americano, che
scrive per il più prestigioso quotidiano finanziario inglese (“Il
Financial Times”) scrive un libro nel quale, fra l’altro, rivela che il
Presidente Giorgio Napolitano, sin dall’estate 2011, aveva avviato
consultazioni informali per sostituire il governo Berlusconi ancora in
carica. Un’anticipazione del libro viene fatta da “Financial Time” che
gli riserva una pagina intera con richiamo in prima. Il periodo dei
fatti è tre anni fa, quando Sarkozy e la Merkel si scambiavano sorrisini
di commiserazione se, in una conferenza stampa, qualcuno faceva il nome
di Berlusconi e quando la stessa Merkel scavalcava il Presidente del
Consiglio e telefonava direttamente al Presidente della Repubblica.

La notizia, incartata nel libro, viene
fuori solo ora, a distanza di qualche mese da quando il M5s ha
annunciato di voler presentare richiesta di messa in stato d’accusa di
Napolitano e di un paio di settimane da quando effettivamente l’ha
presentata. E’ solo un caso?

Ragioniamoci un po’ su. La rivelazione
sembra fatta a taglio per spingere Forza Italia e la destra a
pronunciarsi per il deferimento di Napolitano davanti all’Alta corte. Se
questo accadesse, per Napolitano non ci sarebbe altra strada che le
dimissioni; certo, in Parlamento potrebbe contare sui voti di Pd,
Centristi e, probabilmente Sel, che gli garantirebbero il
proscioglimento, ma un Presidente non può accontentarsi di un
proscioglimento a maggioranza, magari risicata e, se tre forze politiche
(M5s, Forza Italia e Lega) ne chiedono la messa in stato d’accusa, non
gli resta altro fa fare che constatare la fine della sua funzione
arbitrale e rassegnare le dimissioni.

Dunque, non ci vuole Sherlock Holmes per
capire che questo è proprio l’obbiettivo della manovra. Così come si
capisce bene che una firma come quella di Alan Friedman (quello che fece
esplodere il caso Iran-Contras, tanto per ricordare la cosa più nota)
non si muove così a caso, al pari del “Financial Times” che dedica tanto
spazio con tanto rilievo ad una questione italiana.

E se il direttore del “Corriere della
Sera” decide, a sua volta, di dare tanto spazio, non è solo per amore
della notizia e sa di avere le spalle coperte. D’altra parte, Prodi, De
Benedetti e lo stesso Monti hanno pienamente confermato quei contatti. E
qualcosa, di quel che stava bollendo, doveva averla intuita lo stesso
interessato che, senza che nessuno gliene chiedesse conto, ha avuto la
necessità di precisare, una decina di giorni fa, che “Monti e Letta non
sono stati un mio capriccio”.

Insomma, è in atto un’operazione
politica. Allora, chi poteva avere interesse in questo momento a mandare
questo regalino a Re Giorgio?

Certo, molti italiani (Berlusconi,
Grillo, Salvini forse Renzi) hanno gioito questa mattina aprendo il
“Corriere” ma nessuno di loro aveva la possibilità di convincere il
“Financial” ad assecondarli. Dunque: non è roba interna.

Allora, proviamo a formulare qualche
ipotesi facendo un cammino a ritroso e chiediamoci chi potrebbe prendere
il posto di Napolitano. Dopo la lezione di aprile, si capisce che il Pd
non può pensare di farcela da solo con l’aiuto dei centristi (ormai
sbriciolati), del Ncd e di Sel. Il Pd ha la compattezza di un budino
Elah, per cui non ci si proverà nemmeno a proporre un suo nome. Quindi, o
deve cercare l’intesa con il M5s o con Forza Italia. Escluso che ci
siano le condizioni di un accordo con il m5s dopo gli scontri di questi
mesi, non resta che Fi.

Quindi occorre trovare un nome di
compromesso fra i due. E quale nome migliore di Draghi? Se ne era
parlato già ad aprile, ma non se ne era fatto nulla, perché Draghi aveva
fatto sapere di non essere per niente interessato. Ma è ovvio che, se
ci fosse una sua disponibilità, sarebbe il successore naturale. Ma
perché Draghi dovrebbe aver cambiato idea? Forse dobbiamo tener presente
qualche altro fatto recente.

Come si sa, da molti mesi la Bce era in
sofferenza per le decisioni che la Corte Costituzionale Tedesca avrebbe
assunto sulle misure in tema di acquisto di debiti sovrani dei paesi
eurozona. Si sapeva bene che la Corte di Karlsruhe era da sempre gelosa
custode dell’autonomia nazionale e vedeva come il fumo negli occhi le
misure di Draghi. Il 7 us la Corte doveva giudicare una nuova tranche di
provvedimenti e molti paventavano una sonora bocciatura che avrebbe
mandato in crisi tutta la politica di Draghi, ma, a sorpresa, la Corte
decideva di rimettere tutto alla Corte Europea per competenza, pur con
motivazioni che non nascondevano affatto il giudizio ostile nel merito.

Era la prima volta che la Corte tedesca
accettava di passare la mano a quella di Lussemburgo (il cui
orientamento è notoriamente molto più permissivo) e molti giornali hanno
parlato, perciò, di resa dei giudici costituzionali tedeschi.

Ma forse non era affatto una resa. A ben
pensarci, se al posto di Draghi ci fosse un altro governatore, magari
tedesco, proveniente dalla Buba (e dopo un presidente olandese, uno
francese, uno italiano, pare difficile negare questa volta il posto ai
tedeschi, ma magari potrebbe andare un finlandese o un austriaco) il
problema sarebbe risolto in radice. Ma come sbarazzarsi di Draghi? Ad
esempio facendolo Presidente della Repubblica in Italia, cosa per la
quale occorre liberare il posto… appunto.

Non so se le cose stiano esattamente
così e vedremo gli sviluppi, ma possiamo provare a leggere quanto sta
accadendo in queste ore con questa chiave, poi vediamo che succede…

[GotoHome_Torna alla Home Page]
Native

Articoli correlati