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Espulsioni nel M5s: non credo aiutino

«D’altra parte, è possibile anche discutere serenamente senza sbranarsi: non è detto che il dibattito interno debba coincidere con una guerra civile.» [Aldo Giannuli]

Espulsioni nel M5s: non credo aiutino
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29 Novembre 2014 - 18.06


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di Aldo Giannuli

Sono piuttosto sconcertato dalla piega che stanno prendendo le cose in casa M5s: i parlamentari Pinna ed Artini sono stati espulsi dal M5s con una consultazione on line, che ha dato un 69% di favorevoli al provvedimento. L’accusa riguarda comportamenti quali il mancato versamento di parte dello stipendio, come era nella dichiarazione sottoscritta al momento della candidatura.

Non intendo né prendere le difese di qualcuno o fare mie le ragioni dei dissidenti, né discutere della fondatezza delle accuse o della correttezza delle procedure seguite. E nemmeno indagare sulla possibilità che ci fossero altre più fondate ragioni. Mi limito a notare che i comportamenti contestati durano da parecchi mesi, per cui la prima domanda che uno si fa è “Ma perché proprio ora?”.

Il M5s è in un momento di difficoltà evidente, e non mi pare lo si possa negare, ed allora: è questo quello che serve? Non mi pare. Al di là delle questioni di merito, mi sembra evidente la totale inopportunità politica del momento: di fatto, questo sposta la discussione sull’eterno tema della democrazia interna al movimento, delle garanzie al dissenso ecc. sviandola dall’analisi del perché della sconfitta.

Capisco che la preoccupazione di Grillo sia preservare l’unità del movimento ed il timore che il dissenso possa dare il via alla formazione di correnti interne, cordate e piccoli potentati che trasformerebbero sempre più il M5s in uno dei tanti partiti tradizionali. Una preoccupazione legittima, ma direi assolutamente eccessiva, che soffoca qualsiasi accenno di discussione.

E che di discutere, nel M5s, ci sia bisogno è di una evidenza solare: senza confronto interno non c’è crescita politica dei parlamentari e degli attivisti, senza discussione non c’è elaborazione vera della linea, ma soprattutto non c’è correzione di eventuali errori. E si finisce per diventare simili ad altri partiti esistenti e fra i peggiori (ogni allusione è puramente voluta).

Del danno di immagine che ne consegue, del rischio di una scissione (che sarebbe una iattura ed invito chi ci stia pensando a ponderare bene la cosa) non c’è nemmeno bisogno di dire. Nel risultato negativo delle europee ha pesato anche la lunga serie di espulsioni fioccate nell’anno precedente.

Per esperienza vissuta so quanto sia pericolosa l’ideologia della “falange tebana” e del “meglio pochi ma buoni e compatti”: quando si è preso un voto su quattro e poi si diventa pochi, non si è mai buoni, c’è qualcosa che non va. Troppe volte ho constatato come questo tipo di discorsi hanno preceduto il collasso finale delle formazioni in cui essi avevano preso piede. Attenti amici!

E probabile che in questa scelta “disciplinare” incida anche la stanchezza di Grillo e di Casaleggio che hanno retto il movimento in questi due anni. E forse anche la disillusione per il voto di maggio. È umanamente comprensibile, ma è anche molto pericoloso: stanchezza, delusione e nervosismo sono pessimi consiglieri in politica e fanno fare errori poco riparabili. Semmai questo dovrebbe consigliare la formazione di un gruppo dirigente collegiale che divida il peso della conduzione. Certo evitando le dinamiche che hanno segnato la burocratizzazione dei partiti tradizionali, evitando la formazione di correnti organizzate che diventano partiti nel partito… Tutto quello che vi pare, ma comunque un assetto più razionale ed insieme democratico.

D’altra parte, è possibile anche discutere serenamente senza sbranarsi: non è detto che il dibattito interno debba coincidere con una guerra civile.

Su questi temi tornerò a scrivere, qui mi limito a concludere con una osservazione: forse non ci sarà nessuna scissione (come è augurabile), forse l’uscita di alcuni parlamentari renderà migliore il clima interno ai gruppi parlamentari che lavoreranno più distesamente e forse questo inciderà poco o nulla sulle sorti elettorali del M5s, e tutto si risolverà per il meglio. Ma se non fosse così? Facciamoci venire almeno il dubbio.

Pensiamoci tutti con più prudenza, cari amici, prima di fare frittate irreparabili.

(28 novembre 2014)

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