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Siccome è una partita tra furbi, nessuno può dire se la carta Mattarella sia un atto di guerra di Renzi contro B. per rompere il Nazareno, o una manfrina [Marco Travaglio]

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30 Gennaio 2015 - 22.28


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di Marco Travaglio.



Siccome è una partita tra furbi
che si credono l’uno più furbo dell’altro, nessuno può dire se la carta
Mattarella sia un atto di guerra di Renzi contro B. per rompere il
Nazareno, o una manfrina per consolidare il Patto ma con il coltello
dalla parte del manico. 

Stando a quel che è accaduto ieri, si sa solo
che Renzi ha detto: il Nazareno è vivo, ma comando io, quindi votiamo
Mattarella al primo scrutinio. 

E B. ha risposto: no, comando anch’io,
dunque al primo scrutinio Mattarella non lo voto, si va a sabato, e
intanto vediamo cosa mi offri in cambio. 

I due compari erano d’accordo
per un nome condiviso (da loro, s’intende) che non si chiamasse Prodi.

A dicembre era Casini, a
gennaio Amato. 

Poi, anche grazie a un giornale con un pizzico di memoria
storica e alle reazioni dell’opinione pubblica, Renzi ha capito quanto
sia impopolare Amato, e ha virato su Mattarella. Che, sì, lasciò il
governo Andreotti contro la legge Mammì con gli altri ministri della
sinistra Dc. Ma questa è preistoria. 

Da anni il buon Sergio s’è
inabissato in un mutismo impenetrabile, ai confini dell’invisibilità,
che non autorizza nessuno a considerarlo né amico né nemico del
Nazareno. 

Quel che si sa è che, pur essendo un ex Dc, non appartiene al
giglio magico renziano, ma è molto ben visto dall’ex re Giorgio e dalla
sottostante lobby di Sabino Cassese, di cui fanno parte i rispettivi
rampolli Giulio Napolitano e Bernardo Mattarella (capufficio legislativo
della ministra Madia, ex fidanzata di Giulio). La solita parrocchietta
di establishment romano.
 

Altro
che rottamazione. 

Altro che il “nuovo Pertini” di “statura
internazionale” promesso da Renzi. 

Brava persona, per carità, ma non
proprio “simbolo della legalità” per comportamenti, frequentazioni e
parentele. 

È l’ennesimo “coniglio bianco in campo bianco” (com’era
chiamato anche Napolitano, prima che smentisse tutti sul Colle). Una
figura talmente sbiadita che il premier sperava mettesse d’accordo
tutti: renziani e antirenziani del Pd, ma anche B. che comunque
allontana definitivamente lo spettro di Prodi. Diciamola tutta: se Renzi
avesse voluto rompere il Patto del Nazareno, avrebbe candidato l’unico
vero ammazza-Silvio del Pd, e cioè il Professore. 

Perciò sarebbe il caso
che Imposimato – anche alla luce di quel che abbiamo scritto ieri e
aggiungiamo oggi sulla sua carriera tutt’altro che lineare – venisse
pregato dai 5Stelle di ritirarsi a vantaggio del secondo classificato
alle Quirinarie. E che votassero Prodi anche Sel e la minoranza Pd, che
ieri hanno incredibilmente abboccato all’amo di Renzi nella pia
illusione che Mattarella segni la fine del Nazareno. 

A meno che B. non
scelga spontaneamente il suicidio votandogli contro al quarto scrutinio
di sabato, Mattarella non è affatto un candidato anti-B.. 

Non a caso
Renzi, quando ha visto l’amico Silvio vacillare, ha consultato
Confalonieri, che è subito sceso a Roma per convincere B. a restare in
partita. Se alla fine, come in tutti questi anni, fra gli umori del
partito e gli interessi dell’azienda, B. sceglierà i secondi e voterà
Mattarella, potrà metterci il cappello e continuare a spadroneggiare e a
fare affari. 

Anche perché, senza i suoi voti, Renzi può (forse)
eleggere il capo dello Stato grazie all’apporto straordinario dei
delegati regionali (quasi tutti pd). Ma poi non può governare né far
passare le sue controriforme. Salvo follie autolesionistiche di un
Caimano bollito, è probabile che i tamburi di guerra forzisti di ieri
siano solo l’ultimo ricatto per alzare la posta, e siano destinati a
trasformarsi nel breve volgere di 24 ore in viole del pensiero. 

Magari
in cambio del salvacondotto fiscale del 3%, dato troppo frettolosamente
per morto; o addirittura di qualche ministero tra qualche mese. 

Domani,
comunque, tutte le carte saranno scoperte. Compresi i bluff.





Fonte: Il Fatto Quotidiano, 30/01/2015.

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