‘di Pier Francesco De Iulio
Alla fine Sergio Mattarella parlò. Il dodicesimo Presidente della Repubblica italiana nel giorno del suo giuramento al Parlamento si è presentato al popolo italiano.
Lo ha fatto, come di consueto, pronunciando le classiche frasi di rito e i saluti di circostanza. Ma anche snocciolando una serie di “omaggi” a chi di questa candidatura è in qualche modo sponsor, più o meno direttamente.
Molta retorica, dunque, ma anche “messaggi agli amici”, neanche troppo subliminali, per ribadire i confini e l”imprinting del suo mandato presidenziale appena iniziato.
Qui sotto ho raccolto i più significativi. Penso che i nostri lettori non abbiano bisogno di ulteriori commenti e sapranno farsi da soli un”idea sul significato ulteriore di tali affermazioni.
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Dal [url”testo integrale”]http://www.quirinale.it/elementi/Continua.aspx?tipo=Discorso&key=3[/url] del messaggio del Presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, nel giorno del giuramento:
“Per uscire dalla crisi, che ha fiaccato in modo grave l”economia nazionale e quella europea, va alimentata l”inversione del ciclo economico, da lungo tempo attesa. È indispensabile che al consolidamento finanziario si accompagni una robusta iniziativa di crescita, da articolare innanzitutto a livello europeo.”
“L”urgenza di riforme istituzionali, economiche e sociali deriva dal dovere di dare risposte efficaci alla nostra comunità , risposte adeguate alle sfide che abbiamo di fronte”.
“Riformare la Costituzione per rafforzare il processo democratico.”
“Come è stato più volte sollecitato dal Presidente Napolitano, un”altra priorità è costituita dall”approvazione di una nuova legge elettorale, tema sul quale è impegnato il Parlamento.”
“L”attuale pontefice, Francesco, che ringrazio per il messaggio di auguri che ha voluto inviarmi, ha usato parole severe contro i corrotti: «uomini di buone maniere, ma di cattive abitudini».”
“Siamo inorriditi dalle barbare decapitazioni di ostaggi, dalle guerre e dagli eccidi in medio oriente e in Africa, fino ai tragici fatti di Parigi. Il nostro paese ha pagato, più volte, in un passato non troppo lontano, il prezzo dell”odio e dell”intolleranza. Voglio ricordare un solo nome: Stefano Taché, rimasto ucciso nel vile attacco terroristico alla sinagoga di Roma nell”ottobre del 1982. Aveva solo due anni. Era un nostro bambino, un bambino italiano.”
“Per minacce globali servono risposte globali. Un fenomeno così grave non si può combattere rinchiudendosi nel fortino degli stati nazionali.”
“A livello internazionale la meritoria e indispensabile azione di mantenimento della pace, che vede impegnati i nostri militari in tante missioni, deve essere consolidata con un”azione di ricostruzione politica, economica, sociale e culturale, senza la quale ogni sforzo è destinato a vanificarsi.”
(4 febbraio 2015) [url”Torna alla Home page”]http://megachip.globalist.it/[/url]‘