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La UE cambia “narrativa”. Invece di cambiare programma

L’oligarchia eurocratica cerca una 'nuova narrativa', un mito, un grande racconto che sostituisca quello, scaduto, 'UE eguale Prosperità, UE eguale Pace'. [Maurizio Blondet]

La UE cambia “narrativa”. Invece di cambiare programma
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19 Ottobre 2017 - 22.32


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di Maurizio Blondet.
 
L’oligarchia burocratica sente il bisogno di una “nuova narrativa”. Ha cominciato nel 2013 l’allora presidente della Commissione Europea, Barroso: “Dobbiamo continuare il racconto, continuare a [essere noi a] scrivere il libro del presente e dell’avvenire. Ecco perché occorre una nuova narrativa all’Europa”, ed ha esortato “artisti, ricercatori e intellettuali” a pensare a un nuovo racconto. Donald Tusk con la Merkel a fianco, l’agosto 2016, ha fatto appello ai 27 governi: riuniamoci a Bratislava per metterci d’accordo su una nuova narrativa. Anche Macron, nel marzo 2017, ha incitato alla creazione di un “racconto nazionale”, una “storia evocatrice”, da distinguere dalla storia vera e propria: “Ciò che importa, nella storia, è che ci sia sì questa parte di ermeneutica, ma che non giunga a decostruire questo rapporto” con il gran racconto della Francia in Europa.
Persino la CIA si preoccupa per noi. Nel suo “The World in 2035”, rapporto quadriennale di previsioni e scenari, che ha posto sulla scrivania dell’appena eletto presidente Trump (l’avrà sfogliato?), l’Agenzia deplora che “l’Unione non ha saputo creare il senso di comune destino fra i suoi cittadini”, ed auspica l’uso di “racconti evocatori” nell’Unione Europea per mantenere l’unità dei suoi spazi in crisi. Esorta gli eurogarchi: “La capacità di forgiare racconti evocatori, ideologie, di attirare la tensione, di coltivare la fiducia e la credibilità servirà i loro interessi e valori”. Con pronta obbedienza, la UE ha subito convocato “15 Future Leaders [sic: studenti Erasmus] in un seminario intitolato “Visions for the World in 2035”. Nemmeno il titolo hanno cambiato.
 

“Nessuno crede più a UE=Prosperità

Il motivo lo ha spiegato la Carnegie Europe, branca con sede a Bruxelles del Carnegie Endowment for Internationale Peace, uno di quei think-tank che diffondono la global vision di Washington (e della Cia): nessuno in Europa crede più alla vecchia narrativa, “La UE è prosperità, la UE è la pace”.
Il livello di vita delle classi medie è crollato, le classi operaie non esistono più, la demografia è zero, attentati “islamici” insanguinano le capitali, la UE eccita il conflitto in Ucraina, ammassa truppe contro la Russia, partecipa alle aggressioni israelo-americane di destabilizzazione della Libia, Siria, Irak, Afghanistan…per la prima volta dal dopoguerra, il suddito europeo “si sente minacciato” anziché sicuro, stando nella UE. C’è il rischio che s’imponga una “nuova narrativa che evidenzia la migrazione, il terrorismo, i mali della globalizzazione”. Anzi, con l’avvento dei “populisti”, gli stessi oligarchi possono adottare questa nuova narrativa. “Una narrativa – si lagna Carnegie – che fa a meno di visione, fa a meno di entusiasmo, fa a meno di slogan. Una narrativa basata sul freddo ragionamento”.
Anzi già sta avvenendo, perché la nuova narrativa ha un vantaggio per l’oligarchia: le permettere di governare le masse europoidi con la paura, invece che con la speranza (che ha tradito). Adesso Macron, tipica creatura del neo-europeismo, proclama che è necessario costruire una difesa comune europea “contro il terrorismo”; che occorre un FBI europeo, un tribunale europeo anti-terrorismo, polizia di frontiera europea – insomma, adesso “serve più Europa” come al solito, ma per prepararsi alla guerra. Macron ha invitato i giovani europei ad arruolarsi volontari nell’esercito francese… Contro i terroristi interni, le minoranze islamiche che di colpo si radicalizzano, passando dalla discoteca e alcol al jihad, si varano leggi speciali molto utili per ridurre le libertà civili; non si deve uscire dall’euro, perché “altrimenti chissà cosa succede ai vostri risparmi”. Adesso ci vuole “più Europa” perché singoli piccoli stati sarebbero piccoli e indifesi nel mondo globalizzato, che adesso è minaccioso e non più dipinto, come fino all’altro ieri, come la fabbrica delle “magnifiche sorti e progressive”.
 

Si appropriano dei programmi altrui

Macron è arrivato perfino ad evocare come pericolo “gli otto figli per ogni donna africana”: l’argomento-tabù, che avrebbe suscitato immensi strilli mediatici e magari condanne della Corte dell’Aia per “razzismo” se l’avesse adottato Marine Le Pen (o, oggi, in Italia Salvini, in Ungheria Orban..) viene dunque sdoganato per far parte della “nuova narrativa”. Qui c’è il rischio che, se non per creare “il senso di destino comune” la cui mancanza deplora la Cia, ma per neutralizzare le volontà di uscita dalla UE, gli oligarchi burocratici facciano addirittura propria la psicosi della “invasione musulmana”. Dopotutto, la stessa parola “europeo” appare nell’ottavo secolo nel quadro delle lotte arabo-musulmane.
Non è una ipotesi paradossale. Noi italiani abbiamo visto infinite volte l’oligarchia messa al potere dalla UE, la “sinistra”, il PD, che si appropria – quando occorre – delle proposte politiche dell’opposizione, via via che esse conquistano il favore dell’opinione pubblica. La Lega dice che siamo inondati da migranti, e la gente gli dà ragione? Ma Minniti è pronto ad adottare lo stesso atteggiamento e a realizzare il blocco dei negri. Vi lamentate della UE e delle sue austerità? Ma ecco Renzi che “va in Europa” a “battere il pugno sul tavolo”! Il Movimento 5 Stelle critica Visco, il capo della Banca Centrale, per la sua complicità con i banchieri farabutti? Ed ecco Renzi che addirittura ne chiede le dimissioni! Volete il populismo? Ve lo diamo noi! Il sovranismo? La critica a Bruxelles? Ecco, noi siamo meglio! Volete moderatismo? E noi ci alleiamo con Alfano! Anzi Berlusconi! Le Crociate contro l’Islam? Pronti, eccoci!
Tutto quel che volete: basta che al potere restiamo noi, e non votiate Lega o 5 Stelle. Sovranismo, rottamazioni? Crociate, secessioni? Disposti a tutto. Purché non ci allontaniate dalle casse pubbliche.
In pochi anni li abbiamo visti guerrafondai con Obama ed Hillary, austeritari e anti-Putin con la Merkel, i migliori amici di Soros e Goldman Sachs, ora papalini devoti con Bergoglio…
E’ il nuovo tipo di trasformismo, di cui la Sinistra è sovrana produttrice: il nuovo trasformista non cambia partito, cambia idee, proposte politiche, adotta da parassita i programmi dell’avversario. Ovviamente è una finzione, come dimostra il fatto che la Sinistra al potere, mentre “respinge i migranti” dalla Libia, passa comunque lo jus soli. E dovremmo aver ormai imparato che, quando la Sinistra si appropria delle “idee” altrui per realizzarle lei, le rovina. Un po’ facendolo apposta, molto perché non le capisce, essendole quelle idee di un altro universo culturale, alla Sinistra estranee, che le fanno schifo. Ricordiamo quando volle appropriarsi del “federalismo” leghista; ci ha dato la riforma del Titolo 5 della Costituzione, sull’autonomia delle Regioni, un volontario, criminale disastro.
Ciò ci riporta alla “nuova narrativa” che cerca l’oligarchia eurocratica, al mito, al grande racconto che sostituisca quello, scaduto, “UE eguale Prosperità, UE eguale Pace”.
Notiamo che essi si apprestano a “cambiare narrativa” invece di cambiare programmi. Che sono la causa dello scadimento del mito precedente.
Un elenco dei loro errori sarà necessariamente incompleto:
Hanno allargato la Comunità Europea freneticamente ad Est, inglobando nazioni con storie e culture troppo diverse per instillarne il “senso del comune destino”.
Hanno lasciato che la Germania seguisse il “suo” destino nazionale imponendolo come “destino comune” con metodi burocratici e punitivi agli altri.
Hanno creato la UE contro la volontà dei popoli (basti pensare ai referendum con cui gli elettorati hanno detto NO a Maastricht), e per farne poi cosa? Non una “fortezza Europa”, ma uno spazio aperto e vulnerabile a tutti i venti della globalizzazione. Messo i nostri lavoratori in concorrenza coi cinesi. Che scopo aveva fare “l’Europa Unita”, per poi scioglierla senza identità né difese nel governo finanziario globale. Ovviamente hanno rotto con la Russia (che invece doveva integrare) per obbedire alla Nuland, Obama e agli Estoni, mantenendo però furbescamente la dipendenza energetica dei tedeschi dal gas russo.
 

Noi europei, grandi perdenti della globalizzazione

Hanno applicato alla crisi recessiva del 2008 tutte le “cure” sbagliate che dettava la Germania con cecità bottegaia, tagliato lo stato sociale, precarizzato il lavoro, fatti mancare gli investimenti strutturali; non hanno mai concepito una politica industriale ed economica davvero “europea”, ma hanno adottato quella germanica; distrutto con l’euro le industrie italiane, indebolito le francesi, devastato la Grecia. Nel complesso, hanno fatto di un blocco che era una grande potenza industriale, un deserto de-industrializzato che deve importare tablet e cellulari da Cina e Corea. Ci hanno riempito di islamici e neri non qualificati, inutilizzabili per una rinascita economica.
Lungi dalla comunità di destino, nemmeno i due paesi (pretesi) nucleo duro europeista, Francia e Germania, non hanno la minima comunanza di intenti su cosa debba essere l’Europa. Macron voleva forzare la Merkel a mettere in comune i conti; lei ha sempre risposto picche. Si ricordi che quando Macron, allora ministro delle Finanze di Hollande, definì il trattamento tedesco alla Grecia “una versione moderna del Trattato di Versailles”, la Cancelliera volle che Hollande ritirasse il suo giovane ministro dal tavolo delle trattative:
Adesso, dopo le nuove elezioni tedesche, il piano Macron è del tutto fallito.
Il quindicennio Merkel è stato decadenza ed encefalogramma piatto.
Hanno abbassato il livello della cultura europea, bi millenario retaggio. Sono diventati culturalmente subordinati agli Usa. Hanno lasciato estendere le mafie invece di reprimerle, perché servono ai paradisi fiscali che dovevano abolire, e invece lasciano vivere. Il risultato sono gli attentati in stile mafia azero kazaka a Malta.
Hanno anche de-responsabilizzato le classi politiche nazionali, abituandole al “ci pensa l’Europa”. Il risultato è una crisi di deflazione dal debito da cui non sanno uscire, benché la loro banca centrale riempia le loro banche fallite dei centinaia di miliardi di euro.
Facciamola breve, ecco la conclusione politica: “I popoli d’Europa sono i grandi perdenti della globalizzazione”.
La Cina ne ha tratto vantaggi immensi, l’Asia è cresciuta tanto da rivaleggiare con gli Usa. Gli stessi Stati Uniti, se non dilapidassero centinaia di miliardi per le guerre per Israele, possono considerarsi vincenti in quanto mantengono le centrali di potere finanziarie, quelle delle invenzioni e quelle ideologiche (la ”narrativa” mondiale la impongono loro).
Noi, popoli d’Europa, siamo diventati più poveri e meno civili, la nostra economia soltanto non cresce, l’euro è incagliato, la UE è diventata ”prigione dei popoli”, la prossima rivoluzione tecnologica ci vedrà dipendenti da Corea e Cina ed Usa.
Lorsignori dovrebbero essere appesi in una piazzale Loreto europea. Invece che fanno? Cercano una “nuova narrativa” da raccontarci – per non cambiare programma. Cambiano le parole e non i fatti.
 
 
 

 

 
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