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Il terrorismo visto da Washington

La relazione del Dipartimento di Stato sul terrorismo nel mondo è un intreccio di contraddizioni e sbalorditive omissioni. [Thierry Meyssan]

Il terrorismo visto da Washington
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5 Maggio 2014 - 01.58


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«Sotto i nostri occhi», cronaca di politica internazionale n°80


di
Thierry Meyssan
.

La
relazione annuale del Dipartimento di Stato sul terrorismo nel mondo
è un intreccio di contraddizioni che brilla per le sue omissioni. A
leggerlo, la Siria è il centro mondiale del terrorismo, ma nessun
siriano ne è stato vittima nel corso dell”anno. Perciò, la Siria
non è toccata dal terrorismo, ne è al contrario il principale e più
vecchio sostegno nel mondo. Thierry Meyssan ha letto per voi questa
strabiliante opera di propaganda.

DAMASCO
(Siria) – Il Dipartimento di Stato ha pubblicato in data 30 aprile
2014 il suo rapporto annuale sul terrorismo nel mondo.

Per
le Nazioni Unite, il terrorismo è, secondo la definizione del
ricercatore olandese Alex P. Schmid:
«un
metodo d”azione violenta ripetuta volto a ispirare l”ansia, usato da
attori individuali, in gruppo o su base statale, (semi-)clandestini,
per ragioni idiosincratiche, criminali o politiche, per cui – a
differenza dell”assassinio – gli obiettivi diretti della violenza non
sono i principali obiettivi. Le vittime umane immediate della
violenza sono generalmente scelte a caso (bersagli d”occasione) o
selettivamente (obiettivi rappresentativi o simbolici) presso una
popolazione obiettivo, e servono come generatori di messaggi. I
processi di

comunicazione
basati sulla violenza o la minaccia tra le (organizzazioni)
terroriste, le vittime (potenziali), e gli obiettivi principali sono
utilizzati per manipolare l”obiettivo (pubblico) principale,
rendendolo bersaglio del terrore, un obiettivo di richieste, o un
oggetto mirato di attenzione, a seconda che l”intimidazione, la
coercizione, o la propaganda sia il primo obiettivo»

[1].


Ma
dal 2004 l”ordinamento statunitense definisce il terrorismo come
«atti premeditati di violenza politica contro dei non-combattenti da
parte di gruppi sub-nazionali o agenti clandestini». [2]


Questa
definizione punta a condannare come criminali gli atti di resistenza
al colonialismo o all”imperialismo e a cancellare i crimini commessi
dallo stato coloniale di Israele e dagli stati imperialisti
occidentali,
in
primis

gli Stati Uniti stessi.

La
definizione assimila la Resistenza al terrorismo. Prima della Seconda
Guerra Mondiale, il termine «resistenza» designava le forze
reazionarie che si opponevano al Progresso. Ma dopo la Guerra
mondiale, si riferisce a «qualsiasi movimento che si oppone
all”occupazione di un paese da parte di forze straniere» in
riferimento alla Resistenza francese contro i collaborazionisti dei
nazisti e i funzionari civili o militari del Reich.

Al-Qa”ida
secondo il Dipartimento di Stato

Il
rapporto del Dipartimento di Stato mescola quindi i crimini commessi
contro i civili indiscriminatamente, tranne quelli commessi da parte
dell”Impero, con le gesta della Resistenza. Siccome ammette che il
centro del terrorismo globale si trova ora nella regione MENA (Medio
Oriente e Nord Africa,
NdT)
intorno ad Al-Qa”ida e i suoi affiliati, ho letto con attenzione le
note dedicate a ciascun paese che compone quest”area del pianeta.
Sebbene ammetta che vi sono state 8.800 vittime del terrorismo in
Iraq nel 2013, il resto del documento brilla per le sue omissioni.
Vediamo i casi eclatanti:

Il
rapporto ignora che l”ex numero due di Al-Qa”ida, Abdelhakim Belhaj,
è diventato governatore militare di Tripoli (Libia) nonché il
leader del partito Al-Watan, da cui è emerso il primo ministro, Ali
Zeidan.

Nessun
cenno
all”ospitalità da
parte di Israele per i combattenti feriti di Al-Qa”ida né ai
complimenti che costoro hanno ricevuto personalmente dal Primo
Ministro Benjamin Netanyahu, venuto a far loro visita in ospedale.

La
Turchia, che è classificata come un paese europeo e non asiatico, è
presentata come un partner di lunga data degli Stati Uniti nella
lotta contro il terrorismo. La relazione si dilunga sulle attività
del PKK, ma non dice una parola sulla presenza di tre campi di
addestramento di Al-Qa”ida sul suo territorio (due sul confine
siriano e uno nei sobborghi di Istanbul). E, naturalmente, non dice
nulla sul procedimento giudiziario che ha stabilito che il primo
ministro Recep Tayyip
Erdoğan
riceveva in segreto il banchiere di Al-Qa”ida per finanziare le sue
operazioni in Siria. [3] Eppure era l”informazione più importante
dell”anno in questa zona.

Nemmeno
una sola parola sulla nomina di Nayif Muhammad al-Ajmi come ministro
della Giustizia e degli Affari religiosi del Kuwait, mentre il
Dipartimento del Tesoro lo accusa di essere uno dei principali
collettori di fondi di Al-Qa”ida. [4] Ma era il 5 gennaio 2014,
quindi potrebbe essere considerato fuori dalla portata della
relazione, sebbene questa citi eventi fino a febbraio.

Neanche
una sola parola, ancora, sull”Arabia Saudita, il cui consigliere per
la sicurezza nazionale nonché capo dei servizi segreti è stato fino
a tutto il il 2013 il principe Bandar bin Sultan, considerato come il
vero capo di al-Qa”ida dopo il ritiro per motivi di salute di Osama
bin Laden, a partire dall”agosto 2011.

Il
sostegno al terrorismo secondo il Dipartimento di Stato.

La
relazione passa in rassegna i vari paesi che hanno sofferto atti di
terrorismo, con l”eccezione di quattro che considera alla stregua di
responsabili del terrorismo internazionale, e quindi non vittime, ma
carnefici: Cuba (dal 1982), Iran (dal 1984), Sudan (dal 1993) e Siria
(dal 1979):

Cuba
è accusata di ospitare terroristi in fuga dagli Stati Uniti, per
dare loro alloggio, cibo e cure mediche. Si tratta dei sopravvissuti
del gruppo delle Pantere Nere!

L”Iran
è accusato di sostenere la Resistenza nel Levante (cosa che peraltro
rivendica apertamente) (Hezbollah, Jihad islamica,
FPLP)
e in Yemen, e soprattutto di ospitare basi di Al-Qa”ida (?) sotto il
comando di Muhsin al-Fadhli. La relazione afferma che il governo
iraniano autorizza il trasferimento di fondi e di jihadisti
attraverso il suo territorio verso la Siria (?). Secondo la
relazione, l”Iran è dunque alleato con Al-Qa”ida in Siria e combatte
a fianco dello Stato e dei terroristi contro «l”opposizione
pacifica». Non una parola in merito all”assassinio di scienziati
iraniani, né sugli attentati dei Mujaheddin del Popolo.

Il
governo sudanese sarebbe un partner degli Stati Uniti nella lotta
contro il terrorismo, ma continua a sostenere Hamas, ragion per cui
il paese è ancora sotto “sanzioni”. La relazione sembra ignorare
che Hamas è diretto dal fedele ed esemplare Qatar.

La
Siria è accusata di sostenere la Resistenza nel Levante (cosa che
rivendica). Il rapporto evidenzia che, nonostante la sua adesione
all”organizzazione internazionale antiriciclaggio MENA-FATF, il paese
è incapace di controllare il finanziamento del terrorismo perché
l”80% dei suoi cittadini effettuano le proprie operazioni in contanti
sfuggendo alla supervisione delle banche. Infine, la Siria si è
impegnata a distruggere le sue armi chimiche di cui si sa che
avrebbero potuto essere utilizzate da gruppi terroristici. Tutto qui.

Nel
2013 non cӏ stato terrorismo in Siria, secondo il Dipartimento di
Stato, benché si trattasse della principale destinazione di
Al-Qa”ida e benché l”afflusso di migliaia di jihadisti ponga un
problema agli Stati Uniti e ai loro alleati. Invece,
«il
regime ha cercato durante tutto l”anno di presentare il paese come
una vittima del terrorismo, caratterizzando tutti i suoi avversari
armati come terroristi»
.
Le teste mozzate che adornano le entrate e le piazze centrali delle
«zone liberate» e sostenute dalla NATO non sono interessanti per
Washington. Che, invece, si rallegra del fatto che Al-Nosra e l”EIIL
(Emirato islamico dell”Iraq e del Levante) si siano scollegati dalla
coalizione nazionale che ufficialmente sponsorizza.

Si
capisce che sulla base di questa logica negazionista,
l”amministrazione Obama non poteva accettare le richieste della
delegazione siriana ai colloqui di Ginevra.

Si
noti che la Siria è lo Stato più citato nella relazione. Infatti,
osserva che il jihad in Siria è diventato un problema per 26 paesi
che forniscono dei combattenti e temono di vederli rientrare a
commettere azioni a casa loro. Se le note dei principali Stati
europei e arabi sono comprese in questa rubrica, solo il Kirghizistan
è menzionato nel resto del mondo, laddove questo problema è
ampiamente discusso altrove, anche in Indonesia. Tuttavia,
apprendiamo in altre parti della relazione che il problema si pone
anche in tutta l”ex Unione Sovietica.

Le
contraddizioni del Dipartimento di Stato

In
definitiva, questa relazione contiene talmente tante contraddizioni
che è inevitabile constatare non è più possibile per Washington
nascondere il proprio gioco. Perché ignorare il ruolo di Abdelhakim
Belhaj in Libia ? Se non per nascondere il suo ruolo nella conquista
del paese da parte della NATO, e poi nell”attacco alla Siria. Perché
ignorare il finanziamento di Al-Qa”ida con fondi pubblici turchi
stornati dal Primo Ministro? Se non perché questo paese è membro
della NATO. Perché accusare Hamas di essere un”organizzazione
terroristica contro Israele e ignorare che è domiciliata presso il
gentile Qatar? Se non perché la politica di Washington nei confronti
dei Fratelli Musulmani è incerta. Perché ignorare le raccolte di
fondi del ministro kuwaitiano della Giustizia? Se non proprio perché
finanziano Al-Qa”ida in Siria. Perché ignorare il ruolo del principe
Bandar bin Sultan, detto “Bandar Bush”? Se non perché
agiva per conto della CIA.

Se cӏ
chi dubita ancora che la “guerra al terrorismo” sia una
truffa, che il terrorismo in generale e al-Qa”ida in particolare
siano strumenti della politica statunitense, questa relazione gli
fornirà un”ulteriore prova.

__________

Questa “cronaca settimanale di politica estera” appare simultaneamente in versione araba sul quotidiano“Al-Watan” (Siria), in versione tedesca sulla “Neue Reinische Zeitung”, in lingua russa sulla “Komsomolskaja Pravda”, in inglese su “Information Clearing House”, in francese sul “Réseau Voltaire”.

Thierry Meyssan, 2 maggio 2014.

Traduzione a cura di Matzu Yagi.

NOTE:

(PDF
– 2.2 Mo)

[1]
“Terrorism
is an anxiety-inspiring method of repeated violent action, employed
by (semi-) clandestine individual, group or state actors, for
idiosyncratic, criminal or political reasons, whereby – in contrast
to assassination – the direct targets of violence are not the main
targets. The immediate human victims of violence are generally chosen
randomly (targets of opportunity) or selectively (representative or
symbolic targets) from a target population, and serve as message
generators. Threat- and violence-based communication processes
between terrorist (organization), (imperilled) victims, and main
targets are used to manipulate the main target (audience(s)), turning
it into a target of terror, a target of demands, or a target of
attention, depending on whether intimidation, coercion, or propaganda
is primarily sought” in
Political
Terrorism : A New Guide To Actors, Authors, Concepts, Data
Bases, Theories, And Literature
,
par Alex P. Schmid et Alebert J. Jongman, Transaction Publishers,
1988, pp. 1-2.


[2]
“Premeditated,
politically motivated violence perpetrated against non-combatant
targets by subnational groups or clandestine agents”. Cf. Section
2656f(d) of Title 22 of the
United
States Code
.


[3]
Erdoğan
ha ricevuto segretamente il banchiere di al-Qa”ida

e “
Al
Qa’ida, eterno complemento della Nato
“,
di Thierry Meyssan, Rete Voltaire, 2 e 6 gennaio 2014.


[4]
«Le
ministre de la Justice du Koweït, financier d’Al-Qaïda
»,
Réseau Voltaire,
26
aprile 2014.

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