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L'avanspettacolo della guerra è una cagata pazzesca

L’esperienza che abbiamo della guerra è solo audiovisiva, bidimensionale e soprattutto è completamente artefatta, non c’è proprio nulla di vero. [Roberto Quaglia]

L'avanspettacolo della guerra è una cagata pazzesca
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1 Maggio 2017 - 23.47


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di Roberto Quaglia – roberto.info.


Per il pubblico occidentale la guerra è un grande spettacolo. A parte i più anziani, che hanno assaporato la seconda guerra mondiale, l’esperienza che noi abbiamo della guerra è esclusivamente audiovisiva, prevalentemente bidimensionale e soprattutto, è artefatta, completamente artefatta, non c’è proprio nulla di vero. Le autentiche immagini delle guerre, guerre – detto fra parentesi – quasi tutte iniziate dall’Occidente, ci vengono nascoste. Non le abbiamo mai viste. I telegiornali mostrano altro. In cambio, però, ci mostrano i film tratti dalle guerre. Facendoci naturalmente pagare il costo del biglietto. Vediamo quindi sistematicamente rappresentazioni false di guerre vere, e così facendo la nostra comprensione del mondo alla lunga se ne va… a farsi fottere.

Di tutti questi orrori reali, di guerre reali che noi non vediamo, Hollywood quindi si erge a… magnaccia. Un magnaccia falsario. Cioè, una visione distorta e adattata all’ideologia hollywoodista si sostituisce alla realtà nella rappresentazione delle guerre che vedono l’Occidente protagonista – e questo è l’elemento falsario – e tali orrori, opportunamente trasfigurati, vengono poi prostituiti dandoli in pasto al pubblico per il suo perverso piacere, in un meccanismo cinico che infine produce anche denaro, molto denaro. L’operazione è quindi straordinaria: prendi una guerra vera che peraltro hai avviato e stai facendo tu, la trasformi in una guerra finta dove spesso i buoni diventano i cattivi e viceversa e poi condisci il tutto di effetti speciali e lo vendi al pubblico a cui a tal modo lavi pur il cervello. Il massimo dell’ottimizzazione.




Quindi la guerra vera, una volta falsificata e trasfigurata per esigenze di propaganda, diventa un grande spettacolo remunerativo.

Di questo grande spettacolo si è già detto molto, ma oggi parlerò invece di ciò che viene prima dello spettacolo, e cioè l’avanspettacolo. La propaganda di preparazione alle guerre – quelle vere – è l’avanspettacolo della guerra.

Proprio come lo spettacolo della guerra è completamente artefatto, così lo è anche l’avanspettacolo della guerra. Sul fatto che lo spettacolo della guerra fosse taroccato, più o meno ce l’eravamo data. Ma che anche l’avanspettacolo fosse pesantemente adulterato – questa è una cosa che sorprende ancora parecchie persone.

Facciamo subito qualche esempio pratico, partendo dalla prima Guerra del Golfo, che gli americani non a caso chiamarono con un nome da blockbuster o da videogioco: Operazione Desert Storm. Fu l’occasione che rese la CNN famosa in tutto il mondo, all’epoca la gente credeva che la CNN fosse la migliore fonte per sapere cosa stesse succedendo. Ci ero cascato anch’io. Nulla di più falso, come poi ci siamo accorti. In seguito, un bizzarro fuori onda fatto trapelare da qualche insider avrebbe mostrato due giornalisti CNN in quello che chiaramente appare come un set televisivo, in onda fingere di essere in Arabia Saudita sotto un presunto possibile attacco coi gas di Saddam, nientedimeno, e fuori onda fare i pagliacci giocando con missili di cartapesta ed altro. Figuratevi che durante il finto attacco coi gas, uno dei due indossa – maldestramente peraltro – una maschera antigas, mentre il suo compare si infila un elmetto. Ma che senso ha? Anche la loro recitazione è ridicola. Quindi spettacolo o avanspettacolo? In questo caso, la risposta è ovvia, nessuno dei due: semplice farsa.

L’avanspettacolo di guerra è una cosa più seria, fatta con una certa cura. Ve ne mostro adesso un piccolo esempio. L’Iraq nel 1990 aveva invaso il Kuwait, e per rendere più accettabile l’attacco statunitense contro l’Iraq venne diffuso il video di una infermiera che piangendo raccontava di come gli iracheni avessero tolto i bambini dalle incubatrici lasciandoli morire sul pavimento.

Commovente vero? E infatti il mondo si commosse. Poi, troppo tardi però, saltò fuori che il mondo reale aveva veramente poco a che fare con quello dell’avanspettacolo di guerra. La presunta infermiera era in realtà la figlia dell’ambasciatore kuwaitiano negli Stati Uniti che aveva recitato ingannando tutto il mondo.

Dopo l’avanspettacolo, naturalmente seguì lo spettacolo vero e proprio, cioè i telegiornali sulla guerra del golfo inizialmente ed i film di Hollywood in seguito, e telegiornali e film riempirono le nostre teste di tutto ciò che con la vera guerra del golfo non c’entrava niente, e che però c’entrava molto coi miti a cui dovevamo credere.

Oggi, 25 anni dopo, siamo di nuovo alla vigilia di una serie di nuovi grandi spettacoli.

Uno degli grandi show che si annunciano è la guerra contro la Corea del Nord. Non sappiamo ancora come sarà il “branding” di questa nuova produzione, quale titolo eclatante le verrà assegnata, non sappiamo neppure se e quando entrerà in fase esecutiva, tuttavia – indovinate un po’ – possiamo già ammirarne l’avanspettacolo. Qualcosa si è già visto anche in Italia, ma per ora il grosso appare su altri network occidentali. Parlo dell’esibizione in tivù dei dissidenti nord-coreani scappati dall’orribile dittatura. Anzi, dovrei piuttosto dire delle dissidenti nord-coreane, anzi, delle giovani dissidenti nord-coreane. Ai più maliziosi verrà forse qualche idea sul perché i dissidenti esibiti in pubblico tendano ad essere delle giovani ragazze di bell’aspetto. Vediamo un esempio eclatante di questo avanspettacolo, nel frammento di un video di un paio di anni fa visualizzato già da decine di milioni di persone su Internet.

Non so a voi, ma a me ha dato una sensazione di deja vu. Poi, per carità, magari questa ragazza sarà anche ciò che sembra, tuttavia chissà perché a me piuttosto sembra il sequel del video con la ragazza kuwaitiana. 



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Diversamente dalla figlia del diplomatico kuwaitiano, questa ragazza ha invece un identità pubblica di una certa notorietà. Si chiama Yeonmi Park, scappata dalla Corea del Nord a 14 anni e pochi anni dopo parla già così bene l’inglese da scrivere un’autobiografia di grande successo, subito poi tradotta in mezzo mondo.

Yeonmi Park ha rapidamente conquistato grandi paginoni su tutte le più importanti testate giornalistiche occidentali. Se la coccola addirittura Hillary Clinton.

Appare come ospite in televisione sui più importanti network, e anche sui meno importanti, cercando su Youtube si trovano una quantità impressionanti di suoi interventi. In genere è assai più composta che nel video che abbiamo visto prima, sorridente, positiva e padrona di sé. Appare sostanzialmente sincera in ciò che racconta, ma comunque noi non siamo in grado di giudicare l’attendibilità delle sue storie a causa della nostra sostanziale ignoranza su ciò che avviene nella Corea del Nord. In certi casi i suoi discorsi sono particolarmente ben costruiti, e ricchi di contenuti immaginifici, un po’ troppo forse per una persona che non padroneggia la lingua come un madrelingua inglese, e a volte certi passaggi sembrano quasi recitati, con differenze davvero minimali da una volta all’altra. Se ci aggiungiamo che una intensa esposizione mediatica come quella che le è toccata non è qualcosa che avvenga spontaneamente, non è irragionevole pensare che ci sia una accorta regia che oltre a curare tutte queste apparizioni magari… le aggiusti anche un po’ le narrazioni per renderle un po’ più – diciamo – suggestive.

Svolgendo una ricerca su Internet si scopre infatti che molti altri dissidenti nord-coreani fuggiti smentiscono alcune delle cose più eclatanti fra quelle narrate dalla bella Yeonmi Park, come ad esempio il fatto che il regime ti ammazzi se ti beccano a guardare un film occidentale. Ma andiamo! Questo genere di storie ricorda quelle che nel dopoguerra giravano da noi che in Russia i comunisti mangiassero i bambini. A fugare gli ultimi dubbi ci pensa il New York Times, che in un articolo sul più importante dissidente Nord Coreano fuggito, l’ex ambasciatore Thae Yong Ho, racconta come ormai i film sudcoreani, contrabbandati nella Corea del Nord, siano ormai popolari fra la gente. Ragione per cui, saranno certamente previste delle punizioni, ma che si arrivi alla pena di morte – scusate tanto – a me sembra nel migliore dei casi una fantasia da mitomani.

Quindi, non so a voi, ma a me tutta questa storia puzza sempre di più.

E il problema non è – si badi bene – se Yeonmi Park sia in buona fede o meno. Una persona estremamente sospettosa potrebbe pensare che sia un’attrice, che il suo personaggio sia del tutto inventato, ma io questo non lo credo. Penso sia più semplice intercettare, inquadrare, istruire, gestire un’autentica dissidente. Il problema sta proprio negli impresari che hanno creato e diffuso questo avanspettacolo, e nelle loro abiette finalità. Ma un buon avanspettacolo non si può fondare su di una sola star.

E allora ecco a voi infatti Hyeonseo Lee, un’altra bella dissidente nord coreana fuggiasca approdata sulla grande stampa occidentale e nei salotti televisivi di spicco. Anche lei ha scritto un libro autobiografico pubblicato da importanti editori. Possiamo ammirarla anche in un commovente discorso per la comunità TED.

E poi abbiamo Eunsun Kim, e poi Sunny, per ora una piccola star su Youtube, ma considerando le incredibili storie che racconta, ci sono buone probabilità che venga promossa. Un certo avanspettacolo è un po’ come un talent show, sempre alla ricerca di nuovi talenti.

Sunny racconta che i parenti dei dissidenti fuggiaschi vengono uccisi fino alla quarta generazione. Accipicchia. Wikipedia, che pure non è di certo tenera verso la Corea del Nord, è completamente ignara di questi orrori. Qualcuno la dovrà aggiornare. Cosa sono queste dimenticanze? E i bambini? Come mai nessuno ha ancora rivelato che là si mangiano anche i bambini? La gente crederebbe anche a roba del genere, quando si fa dell’avanspettacolo è bene riprendere i repertori degli antichi maestri.

E dire che questo illuminato Occidente, che oggi indulge a tanto masturbatorio compiacimento nel fare il guardone delle miserie e persecuzioni vere o presunte di un paese tanto lontano e tanto diverso dal nostro, avrebbe potuto invece, dico così per dire, interessarsi alle persecuzioni certamente vere che si consumano dentro alle proprie democraticissime viscere. Non è a questo, così ci raccontano, che servono i giornalisti? A scoprire e a denunciare gli abusi del potere? Ma gli abusi del potere a casa propria, a casa nostra, non su Venere o su Marte o in un’altra galassia. Qui, a casa tua, dietro l’angolo di casa. Ecco, tutti questi bravi giornalisti occidentali che a fasi alterne chiocciano oppure latrano all’indirizzo della lontanissima Corea del Nord, se costoro fossero degli esseri umani degni di tal nome avrebbero invece potuto spendere due parole sui prigionieri politici che ci sono in Europa, a casa nostra, per colpa nostra, non dei marziani. Come? Non sapevate che abbiamo anche noi i nostri bravi prigionieri politici? Eh beh, certo, se non ve lo dicono… Prendiamo ad esempio il caso di Mateusz Piskorski. Giornalista, politico, ex parlamentare polacco, attivista anti-NATO, leader di un piccolo partito di opposizione, è ormai da un anno in galera in Polonia nel silenzio generale di tutti i media. L’accusa? Quella di essere una spia per la Russia, per la Cina e per l’Iran – o per l’Iraq, non è chiaro. Ora, qualcuno mi dovrebbe spiegare in quale modo un politico d’opposizione che non ricopre nessuna funzione pubblica e non ha accesso ad alcun segreto, possa spiare alcunché. Forse mi sfugge qualcosa, non so, spiegatemelo. Non so a voi, ma a me questa sembra un’accusa proprio di quelle che ci immaginiamo possano venire rivolte nella Corea del Nord. Ah, se questo non vi basta, sappiate che Piskorski Ã¨ stato vittima di un pestaggio da parte di un agente dei servizi di sicurezza polacchi proprio un paio di giorni fa, il 25 Aprile 2017, riportando lesioni definite “significative” dal medico che lo ha visitato. Amnesty International ha forse qualcosa da obiettare? Figuriamoci! Come diciamo a Genova, “se ne batte u belin”. Violenze contro un prigioniero politico. In Polonia, Unione Europea, a casa nostra, non in Corea del Nord. La cosa non vi turba? Se non vi turba, avete un problema, e se non capite di avere un problema lo capirete il giorno che due legnate toccassero anche a voi per avere espresso l’opinione sbagliata.

La conclusione tragica, è che evidentemente noi arriviamo a dover guardare alla Corea del Nord pur non vedere noi stessi come siamo, o per vederci migliori di quanto in effetti siamo.

Ad ogni modo prima o poi anche questa stagione di avanspettacolo finirà e si passerà allo spettacolo vero e proprio. Siete pronti? Avete preparato il popcorn? Vi siete dotati di tappi per le orecchie? Perché c’è la concreta possibilità che il volume dello spettacolo sarà piuttosto assordante.

Poiché poco fa ho fatto pubblicità occulta a due libri delle profughe che il mainstream vuole che leggiate, adesso per par condicio e per migliorare il karma devo fare pubblicità palese a due libri che il mainstream non vuole che leggiate, tanto più che entrambi sono pertinenti alla nostra discussione.

ref=”https://www.amazon.it/gp/product/8890277513/ref=as_li_tf_tl?ie=UTF8&camp=3370&creative=23322&creativeASIN=8890277513&linkCode=as2&tag=robequaghome-21″ rel=”noopener noreferrer” style=”color: #143e99; text-decoration-line: none;” target=”_blank”>Il Mito dell’11 Settembre compie un decennio proprio quest’anno, e tutta la stampa mainstream italiana in dieci anni è riuscita a non menzionarlo neppure una volta, non fosse altro che per parlarne male. Nulla. Hanno paura anche di parlarne male. Dieci anni di silenzio perfetto – una performance che Kim Jong-Un ha mandato una delegazione di specialisti nordcoreani a studiare come si fa. Pubblicato anche in inglese ed in rumeno, in Italia hanno evitato di parlarne anche molti di quelli che dicono di fare controinformazione – e non dico altro. A buon intenditore poche parole. Neppure nella Corea del Nord riescono a nascondere un libro così a lungo e così bene. Comunque, con un po’ di fortuna ora lo trovate su Amazon.it. Se vi interessa, cercatelo prima che sparisca. L’11 settembre è l’evento in cui spettacolo ed avanspettacolo sono stati fusi e mescolati in un minestrone con così tanti ingredienti, che ancora ci è rimasto sullo stomaco. La guerra mondiale verso cui siamo spensieratamente diretti è proprio il frutto dell’avere chiuso gli occhi per così tanti anni sulla esatta natura di quell’evento là e dii tutte le implicazioni che ne conseguono. Dico questo, per rispondere a tutti coloro che pretendono di archiviare come “vecchio” questo evento. Forse vi confondete con il mondo della moda, il mondo della geopolitica funziona diversamente. Le guerre a cui siamo avviati oggi partono tutte di lì e a somme linee tutto era già stato programmato fin da allora.

Il secondo libro che per par condicio sono costretto a mostrare è quello sul fondamentalismo dell’Hollywoodismo. Questo è un libro nuovo, uscito a Febbraio, spiega i trucchi con cui Hollywood ci lava i cervelli, e suppongo che la stampa mainstream si stia preparando a non parlarle per i prossimi dieci anni, forse anche venti. Questa volta però mi sa che non gli va così bene perché questo è già ora uno dei libri più venduti su Amazon nella categoria politica, e nonostante non ne parli nessuno. Per fortuna c’è quindi ancora un po’ di gente sveglia in giro ed ora che la catastrofe si avvicina quelli che si svegliano dal sonno della ragione sono sempre di più. Anche questo libro lo trovate su Amazon.it e se li prendete insieme non pagate neppure le spese di spedizione.


Roberto Quaglia

1 Maggio 2017

“Il fondamentalismo hollywoodista ovvero l’invisibile ideologia dell’Occidente. Un’ideologia invisibile, che non si dichiara, i cui testi sacri sono le migliaia e migliaia di film e telefilm che veicolano i modi di pensare e di vedere il mondo dell’Occidente, caricandoli quotidianamente in miliardi di cervelli. Così si forma la nostra visione del mondo. Ma In quali modi i film prodotti da Hollywood modificano il nostro modo di percepire ed interpretare la realtà? E in quale misura questo fenomeno è il frutto di un preciso progetto ed in quale è invece solo la conseguenza del conformismo agli stereotipi vigenti?”

[#Propaganda, #MainstreamMedia, #CoreadelNord]

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