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'Dietro l''alibi anti-terrorismo, la guerra del gas nel Levante'

Se si segue il discorso anti-terrorismo di USA e alleati del Golfo, si scopre una giustificazione retorica per una guerra che persegue altri fini [Thierry Meyssan]

'Dietro l''alibi anti-terrorismo, la guerra del gas nel Levante'
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28 Settembre 2014 - 20.59


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«Sotto
i nostri occhi», cronaca di politica internazionale n°98

di Thierry
Meyssan
.


Se si segue passo passo il
discorso anti-terrorismo di Washington e dei suoi alleati del Golfo,
chiunque capisce che si tratta soltanto di una giustificazione
retorica per una guerra che persegue altri fini. Gli Stati Uniti
affermano di voler distruggere l”Emirato Islamico che essi stessi
hanno creato, e che esegue per loro la pulizia etnica necessaria al
piano di rimodellamento del “Medio Oriente allargato”.
Ancora più strano, essi affermano di volerlo combattere in Siria con
l”opposizione moderata, che è composta dagli stessi jihadisti
dell”Emirato. Infine, gli USA hanno distrutto a Rakka degli edifici
che erano stati evacuati due giorni prima proprio dall”Emirato
Islamico. Per Thierry Meyssan, dietro a queste apparenti
contraddizioni prosegue la guerra del gas.


Ignorando il diritto
internazionale, il presidente statunitense Barack Obama mette a punto
la sua campagna di bombardamenti aerei in Siria con i suoi alleati
del Golfo (New York, 23 settembre 2014).


La campagna aerea
degli Stati Uniti in Iraq e in Siria lascia perplessi: è impossibile
distruggere un gruppo terroristico esclusivamente con degli attacchi
aerei. In Iraq, gli Stati Uniti e il CCG (Consiglio di Cooperazione
del Golfo) hanno abbinato le proprie azioni con quelle a terra delle
truppe irachene o curde. In Siria, non dispongono di alcuna forza in
grado di lottare seriamente contro l”Emirato Islamico. E anche in
questo caso,
«questi
bombardamenti non sono in grado di intaccare la capacità
dell”Emirato Islamico o le sue operazioni in altre regioni dell”Iraq
o della Siria
»,
secondo il generale William Mayville, capo delle operazioni dello
stato maggiore statunitense. [1]


Tutto sommato, e
nonostante le dichiarazioni ufficiali, l”Emirato Islamico è una
creazione degli Stati Uniti e del CCG, che serve i loro interessi e
non si è certo mostrato inaffidabile:


• Nel maggio 2013,
il senatore John McCain è entrato illegalmente in Siria per
incontrare lo stato maggiore dell”Esercito Siriano Libero (moderato),
tra cui Abu Youssef, alias Abu Du”a, alias Ibrahim al-Baghdadi,
l”attuale califfo Ibrahim (capo degli estremisti) [2].

• Nel gennaio
2014, la Reuters ha rivelato che il presidente Obama aveva convocato
una seduta segreta del Congresso durante la quale è stato votato il
finanziamento e l”armamento dei “ribelli” in Siria,
compresi quelli dell”Emirato Islamico, fino al settembre 2014 [3]. Si
trattava davvero di una riunione segreta e non semplicemente di una
seduta a porte chiuse. Tutta la stampa americana ha rispettato la
censura di queste informazioni.

• Orgogliosa di
questo riconoscimento, la televisione pubblica saudita ha rivendicato
il fatto che l”Emirato Islamico era guidato dal principe Abdul Rahman
al-Faisal. [4]

• Da parte sua, il
capo dell”intelligence militare israeliana, il generale Aviv Kochavi,
ha messo in guardia contro una proliferazione di combattenti
anti-siriani e ha rivelato che i membri di al-Qa”ida, tra cui quelli
dell”Emirato Islamico (che non avevano ancora divorziato) erano
addestrati [sotto il controllo della NATO] in tre campi in Turchia,
situati a Şanlıurfa, Osmaniye e Karaman. [5]

• Nel maggio 2014,
l”Arabia Saudita ha consegnato all”Emirato Islamico armi pesanti
nuove, acquistate in Ucraina, e una quantità di Toyota nuove per
invadere l”Iraq. Il trasferimento è stato assicurato da un treno
speciale noleggiato dai servizi segreti turchi.

• Il 27 maggio,
Massoud Barzani, presidente del governo regionale curdo in Iraq, si è
recato ad Amman per coordinare l”invasione dell”Iraq tra i curdi
iracheni e l”Emirato Islamico. Un ulteriore incontro si è tenuto il
primo di giugno, sempre ad Amman, con molti partner sunniti [6].

• All”inizio di
giugno, l”Emirato Islamico e il Governo locale del Kurdistan sono
passati all”attacco. L”Emirato Islamico, in conformità alla sua
missione, ha seminato il terrore in modo da realizzare la pulizia
etnica che l”esercito degli Stati Uniti non era riuscito a fare nel
2003. Così si concretizza il piano dello stato maggiore statunitense
di rimodellamento del “Medio Oriente allargato”, adottato nel
2001.

Non cӏ dunque alcuna
ragione, per gli Stati Uniti, di distruggere l”Emirato Islamico se
non il pretesto della morte di tre propri cittadini residenti
all”estero, pubblicizzata mediaticamente e quantomeno sospetta, la
quale in ogni caso non può giustificare questo diluvio di fuoco.


Se da una parte è chiaro
che il bersaglio principale della campagna aerea non è quello
dichiarato, dall”altra nessuno è in grado di dire esattamente che
cosa in realtà essa miri a distruggere. Al massimo si può dire che
gli Stati Uniti e i loro alleati GCC hanno bombardato a Rakka degli
edifici vuoti che erano stati evacuati due giorni prima dall”Emirato
Islamico, e una dozzina di raffinerie nella Siria orientale.




Ma che cosa c”entrano le
raffinerie in una guerra che dovrebbe essere condotta contro il
terrorismo? Secondo il Pentagono, quelle bombardate erano controllate
dall”Emirato islamico e gli procuravano ingenti redditi.


Questa spiegazione è
palesemente falsa. Quando uno Stati sotto embargo tenta di vendere
gas o petrolio sul mercato internazionale, non ci riesce. Eppure
l”Emirato Islamico lo fa, nonostante le risoluzioni 1373 (2001) e
2170 (2014) del Consiglio di Sicurezza dell”ONU. È di dominio
pubblico il fatto che l”Emirato ruba idrocarburi in Iraq e in Siria,
li inoltra via oleodotto fino al porto turco di Ceyhan, da dove
vengono trasportati in Israele dalle petroliere di Palmali
Shipping
& Agency JSC
, la società
del miliardario turco-azero Mubariz Gurbanoğlu. Al porto di Ashkelon
le autorità israeliane forniscono certificati falsi che ne attestano
la provenienza dal giacimento di Eilat, quindi vengono esportati
verso l”Unione Europea, che finge di crederli israeliani.


Soprattutto, siccome la
stessa procedura viene utilizzata anche per esportare gas e petrolio
rubati dal governo locale del Kurdistan iracheno, se gli Stati Uniti
e il CCG agissero in ottemperanza alle risoluzioni 1373 (2001) e 2170
(2014) dovrebbero attaccare anche il Kurdistan iracheno. Invece, essi
lo sostengono (non contro l”Emirato Islamico, ma contro il governo
centrale di Baghdad). [7]


Il bombardamento di queste
strutture, quindi, non si spiega se non con la volontà di privare la
Siria della sua capacità di raffinazione per quando la pace sarà
tornata.


Il principe Khaled,
figlio dell”erede al trono dei Saud , il principe Salman, partecipa
al bombardamento della Siria ai comandi di un F-15.


A nessuno sfugge che in
questa faccenda gli Stati Uniti si appoggiano a membri del Consiglio
di Cooperazione del Golfo, e in particolare all”Arabia Saudita. A
questo proposito, se è chiaro che gli aerei sauditi non decollano
dal loro Paese, l”informazione pubblicata dai media iraniani secondo
cui essi hanno base in Israele non è mai stata confermata, ma è
verosimile.


Abbiamo spesso notato che
uno dei principali obiettivi della guerra contro la Siria è il
controllo delle sue enormi riserve di gas naturale e del suo
territorio, attraverso il quale potrebbe passare un oleodotto
proveniente sia dall”Iran sia dai suoi rivali, Arabia Saudita e
Qatar.

Ora, in seguito alla
resistenza della Novorussia e il supporto fornitole dalla Federazione
Russa, l”Unione Europea tenta di affrancarsi dalla propria dipendenza
dal gas russo. Da qui l”idea del governo iraniano di offrire sul
mercato il proprio gas, come ha annunciato il vice ministro del
Petrolio Ali Majedi il 9 agosto scorso. [8] Per l”Iran questa sarebbe
un”alternativa al blocco da parte dell”Emirato Islamico della via
irachena verso la Siria.

Questa opzione, che
difende gli interessi di Stato dell”Iran ma abbandona la lotta
anti-imperialista del presidente Ahmadinejad, potrebbe essere
approvata da Washington nel quadro di un accordo più ampi
o,
durante i negoziati 5 + 1.
L”Iran
potrebbe accettare di abbandonare le proprie ricerche innovative su
un metodo di produzione dell”energia nucleare in grado di liberare il
terzo mondo dalla sua dipendenza energetica dal petrolio, mentre gli
“Occidentali” potrebbero togliere le loro sanzioni.

Ciò nonostante, se questo
ribaltamento avesse luogo, modificherebbe profondamente l”equilibrio
della regione. Sarebbe difficile da far accettare alla Russia, che ha
appena accolto l”Iran nell”Organizzazione di Shanghai per la
Cooperazione. Inoltre ciò presupporrebbe un investimento di 8,5
miliardi di dollari per costruire 1.800 chilometri di gasdotti e
collegare i campi di produzione al sistema Nabucco. Il gas iraniano
passerebbe attraverso l”Azerbaigian e la Turchia, poi la Bulgaria, la
Romania e l”Ungheria, per essere distribuito nell”Unione europea
dall”Austria. E” ciò che ha confermato lo sceicco Hassan Rohani al
presidente Hans Fischer, a margine dell”Assemblea Generale delle
Nazioni Unite. [9]


Il presidente
iraniano, Sheikh Hassan Rohani, venuto a spiegare al suo omologo
austriaco Hans Fisher il progetto di fornitura di gas all”Unione
europea (New York, 24 settembre 2014).


Il rilancio del sistema
Nabucco sarebbe una pacchia per l”Azerbaigian, che potrebbe così
esportare più facilmente la produzione del suo giacimento di gas di
Shah Deniz. Di conseguenza, anche Baku si allontanerebbe da Mosca per
avvicinarsi a Washington, cosa che spiegherebbe i suoi improvvisi
acquisti di armi da Israele.

Dal punto di vista
siriano, un cambiamento nella politica energetica iraniana non
sarebbe necessariamente un male: la maggior parte dei nemici della
Siria – tranne Israele – non avrebbero più alcuna ragione per
continuare la guerra. Inoltre, l”allontanamento dell”Iran
rafforzerebbe l”utilità della Siria per la Russia. Se questo accordo
venisse firmato, Washington continuerebbe a perseguire l”instabilità
nelle aree sunnite dell”Iraq, per mantenere una separazione fisica
tra Teheran e Damasco, e certamente sosterrebbe Daesh a Deir ez-Zor,
ma lascerebbe tranquillo il resto della Siria.





NOTE:

[1]
“
U.S.
Air Strikes Are Having a Limited Effect on ISIL
”,
Ben Watson, 
Defense
One
,
11 agosto 2014.

[2]
«
John
McCain, maestro concertatore della “primavera araba”, e il
Califfo
»,
di Thierry Meyssan, 
Rete
Voltaire
Megachip,
18 agosto 2014.

[3]
“
Congress
secretly approves U.S. weapons flow to ’moderate’ Syrian rebels
”,
di Mark Hosenball, 
Reuters,
27 gennaio 2014.

[4]
«
L’EIIL
è controllato dal principe Abdul Rahman
», Rete
Voltaire
,
7 febbraio 2014.

[5]
“
Israeli
general says al Qaeda’s Syria fighters set up in Turkey
”,
di Dan Williams, 
Reuters,
29 gennaio 2014.

[7]
«
Jihadismo
e industria petrolifera
»,
di Thierry Meyssan, 
Al-Watan (Syrie), Rete
Voltaire
Megachip,
23 giugno 2014.

Irna,
9 agosto 2014.

[9]
«
Iran
Ready to Supply Energy to Europe
», Shana,
24 settembre 2014.




Questa “cronaca settimanale di politica estera” appare simultaneamente in versione araba sul quotidiano“Al-Watan”(Siria), in versione tedesca sulla “Neue Reinische Zeitung”, in lingua russa sulla “Komsomolskaja Pravda”, in inglese su “Information Clearing House”, in francese sul “Réseau Voltaire”.


Thierry Meyssan, 28 settembre 2014.

Traduzione per Megachip a cura di Luisa Martini.



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