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La nuova dottrina strategica della Turchia

Sul golpe turco una visione più ampia che parte dalle anteriori dimissioni di Davutoğlu e osserva le nuove relazioni con Israele, Iran e Russia [T. Meyssan]

La nuova dottrina strategica della Turchia
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17 Agosto 2016 - 22.57


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«Sotto i nostri occhi» – Cronaca di politica internazionale
n°194

di Thierry Meyssan.

Nel
denunciare l”interpretazione del colpo di Stato militare in Turchia come una
manovra degli Stati Uniti contro Recep Tayyip Erdoğan, Thierry Meyssan offre
una visione più ampia che integra sia le anteriori dimissioni di Ahmet
Davutoğlu sia il ripristino delle relazioni commerciali con Israele, Iran e
Russia. Su queste basi, anticipa quella che dovrebbe essere la nuova strategia
turca.

Nell’immagine in
apertura:

Durante il colpo di Stato, alcuni soldati sono stati decapitati da
islamisti dell’AKP e le loro teste sono state gettate nel Bosforo. Qui, un
islamista frusta dei soldati che sono stati arrestati. L”esercito laico è stato
epurato senza alcuna relazione tra i soldati coinvolti nel tentativo di golpe e
quelli che sono stati sanzionati.

DAMASCO (Siria) – Numerosi errori di interpretazione sono
stati commessi sull’evoluzione della Turchia negli ultimi tre mesi, soprattutto
dopo le dimissioni del primo ministro Ahmet
Davutoğlu
(22 maggio) e il tentativo di colpo di Stato militare (15
luglio).

Il falso colpo di Stato

In primo luogo spazziamo via le assurdità
a proposito del colpo di Stato. Tutti gli autori sono d”accordo su due punti:

РIl golpe ̬ stato organizzato con gli Stati Uniti dalla base NATO di
Incirlik appoggiandosi sull’aeronautica militare che è controllata dalla
multinazionale Lockheed Martin;

– È stato concepito in modo che fallisse, come dimostra l”assenza di
iniziativa contro tutti i dirigenti del regime e del suo partito, così come
contro il Palazzo Presidenziale, centro strategico del potere. Inoltre, alcuni
golpisti erano in combutta con il presidente
Erdoğan poiché due aerei
ribelli hanno scortato il presidente in occasione del suo ritorno a Istanbul.

Pertanto solo due interpretazioni sono
possibili:

– O gli Stati Uniti hanno inviato un avviso all’indirizzo del presidente Erdoğan per renderlo più docile. In tal caso avrebbero fallito;

– O gli Stati Uniti e il presidente Erdoğan hanno concordato insieme il colpo di Stato in modo da purgare
il paese da qualsiasi opposizione.

Siamo costretti a constatare,
nonostante le apparenze e le dichiarazioni ufficiali, che questa epurazione si
muove nel comune interesse degli Stati Uniti e del presidente Erdoğan.

In effetti, la Turchia è oggi lo
sponsor dei Fratelli Musulmani nel mondo e del loro braccio armato, ossia del
jihadismo internazionale. In questa posizione, ha continuato a tirare le fila
dei “ribelli siriani”, così come di Daesh per conto di Washington. Per
sua sfortuna, questa posizione non è coerente con la sua adesione alla NATO.

In un primo periodo, Washington ha
considerato di risolvere il problema cambiando il presidente turco. La CIA ha dunque
sostenuto la trasformazione dell’HDP (partito delle minoranze, soprattutto curde),
ma questo ha perso le elezioni del novembre 2015, che l”AKP ha grossolanamente
truccato. Washington ha quindi accettato di mantenere Erdoğan, ma ha deciso di
ritirare la Turchia dalla NATO.

L”Alleanza Atlantica era stata creata
all”indomani della Seconda guerra mondiale, su richiesta delle élite abbienti
dell”Europa occidentale che temevano di essere spazzate più o meno
democraticamente dai comunisti, sul modello del “colpo di stato di Praga”.
Si è trasformata durante la guerra fredda in una macchina da guerra contro
l”Unione Sovietica. Aveva allora bisogno di grandi eserciti; ragion per cui ha
fatto entrare la Turchia, nel 1952. Ciò si è rivelato indispensabile durante la
guerra di Corea e poi durante la crisi dei missili. Tuttavia, dopo la scomparsa
dell”URSS, l”Alleanza non fu sciolta, ma trasformata nel 1999 in polizia del mondo
unipolare (Nuovo concetto strategico).
Da quel momento, tutti gli eserciti della NATO sono stati qualitativamente
adattati a questa nuova funzione: fine della coscrizione e acquisto di
materiali di alta tecnologia. Di conseguenza, la presenza della Turchia nella
NATO, che era necessaria nel 1952, è inutile oggi.

Mentre l”Alleanza tiene un vertice dei
suoi capi di Stato e di governo ogni due anni, Washington ne ha convocato uno,
in modalità straordinaria, per luglio 2017 a Bruxelles. Si escluderà allora la
Turchia in modo che Washington possa negare qualsiasi responsabilità in merito
al terrorismo internazionale.

Osserviamo di passaggio che l”AKP
accusa regolarmente l”esercito, in generale, di collaborare con gli Stati
Uniti. Ha così prodotto un lungometraggio sul servizio segreto Gladio CIA /
NATO e condannato più di 200 alti ufficiali per aver complottato contro lo
Stato (processo Ergenekon) [1].

Ora, queste condanne sono state
successivamente annullate e questi ufficiali sono stati rilasciati. Essi avevano
in realtà cercato di stabilire relazioni con l”esercito cinese, allontanandosi
così dal Pentagono. Essi sono adesso, naturalmente, accusati a torto di essere dei
golpisti.

L”unica obiezione che può essere concessa
all”interpretazione della connivenza Washington-
Erdoğan è il futuro del movimento Hizmet di Fehtullah Gülen. Questo
è indispensabile alla CIA in Africa, nei Balcani e in Asia centrale, che
altrimenti perde oggi il suo finanziamento turco. Vedremo nei prossimi mesi
quale alternativa Washington abbia previsto.

Sottolineiamo per inciso che Gülen non ha
alcun legame con questo colpo di Stato perché appartiene a un”altra scuola
islamista, mentre i golpisti sono dei kemalisti.

Il
licenziamento del primo ministro

Veniamo ora alle dimissioni del primo
ministro Ahmet Davutoğlu, che ha preceduto di due mesi del tentato colpo di
stato.

Dopo aver insegnato scienze politiche
in Malesia, ha pubblicato nel 2001 il suo Stratejik
Derinlik: Türkiye”nin Uluslararası Konumu
(Profondità strategica). Sulla
base di tesi Dimitri Kitsikis, ha sostenuto un neo-ottomanesimo volto a ridare alla
Turchia il rango di potenza regionale. Secondo lui, la creazione di un nuovo Impero
turco-mongolo avrebbe dovuto realizzarsi in due fasi. All’inizio ripristinare le
relazioni diplomatiche con i paesi vicini (“zero
problemi con i vicini”
), poi sostenere l”Islam tra vicini in modo da
unificarli. Entrò nel gabinetto del primo ministro Erdoğan nel 2003 e divenne
il suo consigliere diplomatico fino al 2009. Durante questo periodo, si mette
in opera la prima parte del suo programma e riesce effettivamente a risolvere
tutti i problemi di vicinato ereditati dal periodo ottomano (ma non la
questione armena che risale ai giovani turchi, né la questione di Cipro
ereditata da Henry Kissinger). Nominato ministro degli Esteri, nel 2009, completa
la prima fase negoziando il mercato comune Siria-Turchia-Iran, per poi
procedere alla seconda fase del suo progetto. Dopo la disputa
Erdoğan -Peres di Davos (alla
fine del 2009), ha organizzato la “Freedom Flotilla” per sostenere
Hamas ed è entrato in diretto conflitto con Israele che ha piratato la nave Mavi Marmara, battente bandiera turca. In
seguito, ha sostenuto i Fratelli Musulmani in Libia, e ha partecipato al
rovesciamento della
Jamahiriya (2011). Infine, ha ancora sostenuto i Fratelli Musulmani
in Siria, questa volta contro la Repubblica laica.

Non possiamo far altro che constatare
che questa politica ha fallito e ha condotto la Turchia in un vicolo cieco.
Durante la seconda fase del progetto Davutoğlu, Ankara si è ritrovata di nuovo
in conflitto con tutti i suoi vicini, eccetto l”Azerbaigian (“zero vicini senza
problemi”). Per questo motivo, lo scorso maggio, il presidente
Erdoğan ha deciso di cambiare strategia e ha sostituito Davutoğlu
con Binali Yıldırım. Si tratta pur sempre di fondare un nuovo Impero turco-mongolo,
ma stavolta cercando di unificare prima la Turchia, poi di estendere il suo
modello ai suoi vicini.

Binali Yıldırım
dirige l’epurazione.

Yıldırım è un padrino della mafia turca
che ha assicurato il finanziamento dell”AKP sin dalla sua creazione. Ha
stabilito rapporti corrotti con le principali aziende turche e oggi epura quelle
che gli hanno resistito.

La nuova dottrina strategica della
Turchia ha già portato Ankara a ristabilire delle buone relazioni, almeno
commerciali, con molti dei suoi vicini.

Alla fine di giugno, la Turchia ha
firmato un accordo a Roma con Israele che ristabilisce le relazioni
diplomatiche. Degli scambi ad alto livello con l”Iran hanno mantenuto intensi
legami economici nonostante la guerra in Siria. Inoltre, lontano dagli sguardi,
le consultazioni si moltiplicano sulla questione curda. Infine, il presidente
Erdoğan ha presentato le
sue scuse al suo omologo russo per il Sukhoi abbattuto e la scorsa settimana ha
ripristinato i flussi economici.

I cambiamenti
in vista

Rimangono quattro questioni in sospeso:

Il
sostegno ai jihadisti fino alla frontiera del Golan

Dalla fine del 2014, i caschi blu dell’UNDOF
si sono ritirati dalla Terra di Nessuno istituita dalla risoluzione 338 e sono
stati sostituiti da Al-Qa’ida con il sostegno delle forze armate israeliane. Ho
rivelato l”esistenza di un accordo tra Mosca e Washington per costringere Tel
Aviv a smettere di sostenere i terroristi e ad accettare il ritorno dell’ONU. Si
potrebbe prevedere che Ankara prenda la consegna, ma in assenza di un corridoio
di comunicazione della Turchia verso il Sud della Siria, questo è impossibile.
Inoltre, i britannici hanno organizzato il cambio di nome di Al-Qa’ida in Siria
(“rebranding”) probabilmente
per provare a prolungare questa situazione.

Il
sostegno ai jihadisti ad Aleppo-Est

L”intervento di Jeffrey Feltman per
ottenere corridoi umanitari sotto il controllo delle Nazioni Unite attesta che
l”assedio da parte dell”Esercito arabo siriano è efficace. Eppure la propaganda
occidentale sostiene che sia stato rotto. Dopo aver chiuso la via di
comunicazione dal confine, la Turchia potrà mantenere le sue posizioni ad
Aleppo-Est solo con il sostegno della popolazione. Dovrebbe pertanto rinunciare
in breve tempo.

Il
sostegno ai jihadisti a Rakka e Mosul

Solo la popolazione di Al-Anbar (Iraq)
è esclusivamente sunnita e filo-jihadista. La Turchia dovrebbe dunque
combattere contro Daesh a Rakka, ma continuare a sostenerlo a Mosul. In
definitiva, il mantenimento di un Emirato islamico di Al-Anbar è l”unico modo che
rimane a Washington per tagliare la “via della seta” con la pretesa
di sostenere la pace in Siria.

La
questione curda

Il progetto dell’AKP, sostenuto da
Parigi e avallato da Washington, consiste nel creare uno stato curdo, fuori
dalla Turchia, ove espellervi i curdi del PKK. Nel corso degli ultimi anni, si
è convenuto di installare questo “Kurdistan” nel nord della Siria, in
una zona arabo-cristiana, dopo averla svuotata dei suoi abitanti storici.
Questo progetto è sostenuto da alcuni membri del PKK, che sperano in un loro Stato,
non importa dove, senza preoccuparsi di essere in una situazione altrettanto
illegale quanto quella di Israele in Palestina dopo la Nakba. Nei prossimi mesi, i curdi dovranno pertanto chiarire la
loro posizione. Finora sono stati gli alleati di tutti contro Daesh, cosa che
ha loro permesso di liberare la città araba di Manbij e di considerarla come
l”embrione del loro nuovo Stato. Essi dovrebbero ormai dividersi tra filo-USA e
filo-russi. Sarà quindi possibile valutare la fattibilità di un
“Kurdistan” su terre non-curde.

In definitiva, quando tutti questi
problemi saranno stati risolti e la dittatura sarà stata installata, la Turchia
tenterà nuovamente di estendere il suo modello ai suoi vicini, probabilmente a
partire da quelli che avranno vilmente chiuso gli occhi davanti ai suoi metodi.

Thierry Meyssan

NOTA

[1] «Il colpo
di stato giudiziario dell’AKP
», di Thierry Meyssan, Al-Watan
(Siria), Megachip, Rete Voltaire,
19 agosto 2013.

Traduzione a cura di Matzu
Yagi.

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