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Fermare Farage ad ogni costo

«Ma Farage “vale” molto più di Bossi, Berlusconi o Grillo. Perché sta diventando il simbolo europeo della lotta all’establishment.» [Marcello Foa]

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15 Giugno 2014 - 11.27


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di Marcello Foa

E ora tocca a Nigel Farage. Prima era considerato piu’ che altro un personaggio folcloristico, in fondo utile perchè serviva a dimostrare che il pluralismo esiste. Ma dopo il successo alle europee, l’establishment non può più permettersi di trattarlo con sufficienza. Inizia a temerlo, dunque va ostacolato. Come? Applicando lo stesso metodo usato contro altri leader fuori sistema.

Alle urne? Macché, quando si andrà a votare Farage dovrà già essere stato neutralizzato. Occorre agire prima e siccome l’eliminazione fisica fortunatamente è sconsigliabile (anche se qualche anno fa, Farage è già stato vittima di un misterioso incidente aereo), si ricorre alla delegittimazione.

Negli ultimi giorni è iniziato lo stillicidio di insinuazioni: lo hanno accusato di avere un’amante, sperando di provocare una crisi coniugale, ora ci provano con i finanziamenti elettorali, scoprendo un peccatuccio assai veniale, ma che è stato annunciato dai media con grande clamore, ventilando addirittura una condanna penale con conseguente condanna a un anno di prigione, mentre in realtà la vicenda si concluderà al massimo con una multa.

Il merito delle accuse è irrilevante, conta il clamore mediatico, dunque l’enfasi con cui lo “scandalo” viene presentato al pubblico al fine di spezzare l’aura vincente di Farage, far sorgere il dubbio che non sia il politico nuovo e fuori dagli schemi ma, sotto sotto, un politico come gli altri.

Non è detto che ci riescano. Farage è riuscito a trionfare nonostante sia stato accusato in modo del tutto improprio di razzismo ed è possibile che riesca a superare queste e altre probabili insinuazioni. Ma il metodo è lo stesso usato in Italia contro Silvio Berlusconi, Umberto Bossi, Beppe Grillo, in genere contro tutti i pericolosi “populisti”.

Grillo finora l’ha sfangata, pur avendo subito pesanti insinuazioni. Berlusconi è stato vittima di più di un complotto come ha dimostrato addirittura l’ex ministro del Tesoro Geithner. Bossi è crollato quando, anche a causa della malattia, ha consegnato il partito a moglie, figlio e accoliti i quali si sono fatti cogliere con le mani nel sacco su episodi marginali ma moralmente indegni. In un Paese dove c’è chi ruba centinaia di milioni di euro nell’indifferenza generale, l’opinione pubblica si indigna per la Porsche del Trota o i diamanti, dal valore di poche decine di migliaia di euro, passati da una cassa all’altra. Scandali mediaticamente fenomenali. Non esigono spiegazioni, parlano da sè.

Ora tocca a Farage; l’impressione è che – come con Grillo – i suoi nemici non abbiano solidi argomenti contro di lui. Ma Farage “vale” molto più di Bossi, Berlusconi o Grillo. Perché sta diventando il simbolo europeo della lotta all’establishment. Affascina anche fuori dai confini. E per questo va fermato e la sua immagine distrutta. Non finisce qui, temo.

(14 giugno 2014)

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