A Minsk una svolta? | Megachip
Top

A Minsk una svolta?

L’incontro di Minsk del 26 agosto forse è l’inizio di una svolta. Ogni ottimismo è prematuro. Ma ecco i dati più evidenti. [Giulietto Chiesa]

A Minsk una svolta?
Preroll

Redazione Modifica articolo

27 Agosto 2014 - 16.18


ATF

di
Giulietto Chiesa
.

Ci
sono molti segnali che l’incontro di Minsk del 26 agosto sia
l’inizio di una svolta. Ogni ottimismo è prematuro, per molte
ragioni. Ma mi limito a sottolineare i dati più evidenti.

In
primo luogo il presidente ucraino Petro Poroshenko è andato a Minsk,
su invito formale del collega bielorusso Lukashenko, a incontrare
coloro che, fino a un minuto prima, aveva dichiarato di voler
salutare, per giunta a muso duro, definitivamente.

I tre
ex alleati e ex amici che aveva di fronte comprendevano il nemico
principale, Vladimir Putin. Tutti e tre – Putin, Lukashenko,
Nazarbaev – fanno parte dell’Unione Doganale che Kiev ha
ripudiato firmando il trattato di “associazione” all’Unione
Europea. Per fare quel passo è stato compiuto un colpo di stato il
22 febbraio di quest’anno. Adesso Poroshenko va a Minsk e dichiara
– immagino tra lo stupore generale dei suoi sostenitori di Kiev –
che l’Ucraina intende restare a metà strada, in buoni rapporti con
gli uni e con gli altri. Naturalmente non è questa la verità, ma
prendere l’aereo per andare a Minsk a dire una bugia, per giunta di
fronte a una congelata (dallo stupore) Katherine Ashton, è impresa
che resterà negli annali della diplomazia oligarchica ucraina.

Secondo
punto. Poroshenko è andato a Minsk subito dopo avere sciolto il
parlamento e indetto nuove elezioni
per il 26 ottobre. Non ci sarà
un governo, sostenuto da una coalizione solida, per almeno tre mesi.
Il che significa che il trattato di “associazione” non potrà
essere ratificato dalla Rada ucraina per un periodo di tempo cruciale
e delicatissimo. Che significa?

Con
ogni probabilità significa che Poroshenko sa di non poter effettuare
la virata promessa agli antirussi nei tempi brevi. E’ andato a
Minsk frenando. Vedremo gli effetti. Ma una cosa appare evidente:
Putin non farà concessioni che siano a detrimento della Russia, né
sul piano commerciale, né su quello industriale, né su quello
energetico.

A
differenza del tono dimesso di Poroshenko, che dava l’impressione
nettissima di essere sulle braci, Putin ha svolto un impeccabile
ragionamento economico: noi non intendiamo discriminare nessuno, ma
la mossa di Kiev ci costerà 100 miliardi di rubli, cioè 3 miliardi
di dollari solo nei primi mesi. Dovremo difendere il nostro mercato
interno. Dunque l’Ucraina perderà tutte le condizioni
preferenziali
di cui ha goduto in passato, come membro della Comunità
di Stati Indipendenti. E non fruirà di nessun vantaggio tra quelli
previsti dall’Unione Doganale. Dunque stare in mezzo non sarà
possibile. Bisognava pensarci prima. Se ci saranno correzioni, allora
si potrà ridiscutere. Altrimenti bisognerà prendere atto del
divorzio e trarne tutte le conseguenze. L’Ucraina ci perderà molto
di più. Punto. Poi – ha detto Putin – “ribadisco che la
Russia non ha mai impedito a nessuno di scegliere alleati economici,
e perfino militari”
(questa notazione è molto importante,
perché dimostra che a Mosca non ci sono illusioni sull’eventualità
che Kiev non entri nella NATO). Cioè fate quello che volete, ma
anche noi tireremo le nostre somme.

L’impressione
è stata che Kiev sia in grande difficoltà, mentre Mosca sa cosa può
fare e cosa non può fare. Che è una posizione migliore.

Singolare
– e non mi pare un particolare secondario – che l’incontro si
sia svolto in russo.

Terzo
punto. L’Unione Europea si è presentata all’incontro con la
signora Ashton e non con il presidente della Commissione, seppure in
pectore
. Una rappresentanza in evidente tono minore, sebbene
coniugata con i commissari per l’energia e il commercio. Segno di
scarso gradimento per un vertice non voluto? Forse. Ma anche segno di
debolezza, o di incertezza, di chi è costretto a subire l’iniziativa
altrui. Dopo essere stata co-protagonista del disastro
dell’Euromaidan
, l’Unione Europea si defila. E ce n’è ben
donde: chi pagherà la bolletta del gas non è chiaro, e l’autunno
è alle porte. L’Ucraina è in bancarotta totale. L’Europa è in
crisi. Certo Bruxelles e Kiev possono infliggere gravi danni alla
Russia, ma Bruxelles sa perfettamente che l’Europa ne subirà di
non minori. Ed è sempre più clamorosamente evidente che la storia
del gas da fracking americano-canadese era un bluff nel quale gli
europei hanno potuto nuotare solo tre o quattro mesi
. E ora,
pover’uomini? Poroshenko, anche lui, è al corrente. Gli ucraini
non si riscalderanno con il suo cioccolato. Il suo premier ancora
per poco Jatseniuk ha un bel gridare di sanzioni alla Russia: neanche
le sanzioni servono per scaldarsi.

Quarto
punto. Poroshenko ha accolto l’offerta di Nazarbaev di un piano per
la ricostruzione del Donbass. Anche questa è decisione che troverà
critici feroci a Kiev, dove il Donbass lo vogliono distruggere e i
russi cacciati.

Quinto
punto. Le sorti della guerra vanno male per Kiev, malissimo.
L’esercito si scioglie e la Guardia nazionale dei nazisti è capace
di bombardare le città a distanza, ma fugge il confronto diretto con
i combattenti ribelli. Il vertice di Minsk si è svolto in piena
offensiva separatista, che continua anche oggi. Diventa forte la
richiesta russa di un regolamento attraverso negoziati diretti tra
Kiev e il Donbass. Putin ha però rifiutato ogni eventualità di una
mediazione russa. “La questione è affare interno dell’Ucraina”.
La Russia annuncia una seconda colonna di aiuti e nessuno azzarda
l’idea di respingerla, neanche la Ashton.

Infine,
sesto punto. A Minsk non ci sono gli USA. Neanche come osservatori.
Poroshenko accetta. Accetta anche l’Europa. Qualcosa scricchiola.
L’operazione Euromaidan, che serviva per isolare la Russia e
metterla sul banco degl’imputati, sanzionarla, colpirla, si risolve
in un sanguinoso pasticcio da cui nessuno dei promotori sa come
uscire. E ancora non si sono sentiti i nastri delle registrazioni del
Boeing malaysiano



[GotoHome_Torna alla Home Page]

SOSTIENI LA NASCITA DI PANDORA TV:

Native

Articoli correlati