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'Putin isolato? Il re Saud gli manda l''erede a invitarlo'

L’ordine di Washington era stato: sminuire il Forum Internazionale di san Pietroburgo, farlo fallire, oscurarlo. Non è andata proprio così [Maurizio Blondet]

'Putin isolato? Il re Saud gli manda l''erede a invitarlo'
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22 Giugno 2015 - 10.10


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di Maurizio Blondet.


L’ordine di Washington era stato: sminuire il Forum Internazionale di
san Pietroburgo, farlo fallire, oscurarlo. Non ci devono andare i
politici di primo piano e devono  disertarlo gli uomini d’affari
europei  importanti. I media non ne devono parlare. Così tutti capiranno
quanto Mosca è isolata, e che Putin non conta niente. La Russia  intera
non conta niente.


I nostri europei hanno obbedito. I giornali e le tv hano  ignorato.


Ed ecco la sorpresa. Non annunciato, al Forum è sbarcato il principe
ereditario in seconda e ministro della Difesa Mohammad bin Salman Al
Saud
– trentenne e figlio prediletto del re in carica – e davanti al
presidente russo, ha scandito: “Ho l’onore di invitarla a visitare il
Regno di Arabia Saudita, in quanto consideriamo la Russia uno degli
stati importanti nel mondo contemporaneo, e le nostre relazioni hanno
radici nel passato”
.  

Accompagnavano il giovin principe due pezzi da
novanta della cricca saudita: il ministro degli esteri Adel al-Jubeir e
l’ancor più potente ministro del petrolio, l’ottantenne Ali al-Naimi, di
fatto  il secondo in potere reale, dopo il re.


Immediatamente la delegazione ha firmato coi russi “sei nuovi accordi
di cooperazione che comprendono aspetti nucleari e militari”
.


Naimi, il ras del petrolio saudita, ancor più ostentatamente ha
detto: “Sono ottimista sul futuro del mercato (petrolifero) nei mesi
prossimi per quanto riguarda il continuo miglioramento della domanda
globale e il basso livello delle riserve commerciali, che ci si aspetta
miglioreranno i livelli dei prezzi”
: due patenti menzogne – la domanda
mondiale non cresce e le riserve strategiche, dati i prezzi bassi, sono
tali che non si sa più dove mettere il greggio e si affittano petroliere
come depositi – ma ciò è ancora più significativo, se si pensa che è
l’Arabia Saudita ad aver voluto rovinare il mercato stracciando i
prezzi; infliggendo danni alla Russia, ma anche al protettore americano
che s’è messo a produrre shale oil.


Ancor più ostentato, Naimi ha lodato la “più intensa cooperazione
bilaterale”
che “porterà ad una alleanza petrolifera tra i due paesi per
il bene del mercato internazionale come delle potenze produttrici”
.  Ma
come? I sauditi si oppongono a Mosca  in tutto: sulla Siria, sullo
Yemen, sull’Iran…e adesso salta fuori che auspicano una “alleanza
petrolifera”
!


In ogni caso è un bel cambiamento da quei giorni del 2013 quando il
nero principe Bandar Bin Sultan, detto “Bandar Bush”, capo dei servizi
sauditi e gestore dei terroristi jihadisti,  â€œoffrì” a Putin il
controllo  congiunto del mercato energetico mondiale, purchè il
presidente russo abbandonasse il siriano Assad ai cani; altrimenti…


Altrimenti cosa? “Posso darvi la garanzia di proteggere le Olimpaidi
invernali di Sochi”
, rispose Bandar : “Sa, i gruppi ceceni che
minacciano la sicurezza dei giochi sono controllati da noi”
. Un’offerta
che non si poteva rifiutare, dicono i gangster.


Putin dovette rifiutarla. Il greggio andava a 112 dollari il 
barile, quei giorni. Le entrate russe erano prospere. Il prezzo
rapidamente più che dimezzò, i sauditi s’eran messi a intensificare
l’estrazione ai loro costi di produzione che sono i più bassi del mondo.


Ma ora Bandar è scompasro, in disgrazia. Ora  c’è un nuovo re, che ha
fatto molti cambiamenti. L’Arabia saudita – commenta l’ex-ambasciatore 
indiano  Bhadrakumar, oggi bravissimo notista di Asia Times – è
ingolfata nella guerra contro lo Yemen, paventa l’accordo Usa-Iran come
la peste, è terrorizzata dal saldarsi della mezzaluna sciita
Hezbollah-Siria-Iraniana;  la   propria politica del petrolio a prezzi
da liquidazione intacca anche le sue finanze, aggravate dalla guerra
yemenita (che non va’ affato bene) e dalle spese della sovversione
wahabita (è   lei che paga gli stipendi del Califfato e dei suoi
guerrieri). La copertura americana alle monarchie autocratiche del Golfo
è tutt’altro che salda; e rischia di trasformarsi in abbandono se
Washington si accorda davvero con l’Iran e leva le sanzioni. L’alleanza
con Israele? Non potrà mai essere aperta, non è presentabile; e la
stessa Israele è oggi isolata. Il re saudita e la sua numerosa famiglia
devono sentirsi le parti molli scoperte.


Dunque la mossa d un avvicinamento a Mosca. Mostrando ostentatamente
che il Re non ritiene affatto Putin un isolato, anzi… Un nemico inutile
in meno? Nel calcolo che anche Mosca può guardare con inquietudine
l’avvicinamento di Teheran all’Occidente? Che (se si toglie l’ostinata
volontà di distruggere Assad) fra Mosca e Riad ci sono convergenze di
interessi oggettive sul piano geopolitico? E’ prematuro dirlo. Ma certo
ha ragione Bhadrakumar: questa visita a sorpresa “è un drammatico
sviluppo in Medio Oriente”
.

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