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Corrotti e Lobby gay in Vaticano: spallata del Papa

La reazione del portavoce ufficiale è così fiacca, rispetto al fatto, che si capisce che non solo la cosa è stata detta, ma che il Papa voleva uscisse Urbi et Orbi.

Corrotti e Lobby gay in Vaticano: spallata del Papa
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17 Giugno 2013 - 23.22


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Cappuccino, brioche e intelligence n° 37

di Aldo Giannuli.

Un sito cileno vicino ad ambienti
ecclesiali, ha dato la notizia che Papa Francesco, ricevendo la
delegazione dell’associazione dei religiosi e delle religiose
dell’America Latina, avrebbe ammesso che in Vaticano, ed in particolare
nella segreteria di Stato, esiste una lobby gay che, unitamente a quanti
realizzano illeciti guadagni, rappresenta il maggiore ostacolo alle
riforme
che agli avrebbe in animo di fare. Ed avrebbe aggiunto “Vedremo
cosa sarà possibile fare”
.

La sala stampa non ha smentito la
notizia in sé clamorosa
, limitandosi a dire che non ci sono verbali
perché si trattava di una udienza privata, per cui si tratta di
ricostruzioni a memoria di qualche partecipante che non riferisce le
parole del Pontefice alla lettera.

Va bene, può trattarsi di una
trascrizione imprecisa, forse errata, ma una cosa come l’ammissione
dell’esistenza di una lobby gay in Vaticano o uno se la inventa di sana
pianta (ma qui la smentita non c’è) o, al di là delle parole con cui è
stata detta, non è una di quelle cose che possono venir fuori da un
ricordo confuso. Una lobby gay ed una cordata di corrotti o c’è o non
c’è
e non è una minuzia su cui uno non fa mente locale, se detta dal
Papa.

Dunque, è realistico pensare che
Bergoglio la cosa l’abbia davvero detta e senza troppi fronzoli
. Anzi,
pare che abbia parlato anche della Segreteria di Stato come posto in cui
entrambe le lobbies sarebbero annidate (“Buongiorno Tarcisio!”).

Peraltro, la reazione del portavoce
ufficiale è così fiacca, rispetto all’entità del fatto, che si capisce
benissimo che non solo la cosa è stata detta, ma anche che il Papa
voleva che uscisse dalle mura leonine e si indirizzasse -come dire?-
Urbi ed Orbi. Infatti è semplicemente impensabile che una agenzia
cattolica possa dire una cosa del genere, attribuendola al Papa, senza
sapere di poterla dire. 

In sé la cosa non è affatto una novità: di
cordata Gay parlarono già “I millenari” in uno dei primi volumi. E la
cosa è poi costantemente tornata nelle “cronache vaticane non
autorizzate”: nei libri di Nuzzi ed in particolare nel secondo, fatto
sui documenti di “Vatileaks”, su cui Ratzinger volle una commissione di
inchiesta cardinalizia che consegnò una ponderosa relazione sui suoi
lavori, poco prima delle dimissioni del Papa, sulla quale sono circolate
molte indiscrezioni che, appunto, confermavano l’esistenza della lobby
gay. Ed altrettanto si può dire in tema di corruzione.

Però ora c’è il timbro del Papa ed tutta
un’altra cosa. Ma perché Francesco ha scelto di dare pubblica conferma
di un dato non certo comodo per la Santa sede? 

La risposta,
probabilmente, sta in quel “Vedremo cosa si può fare”.  

In tono minore
e, quasi distratto, è l’ammissione di uno scontro aperto fra il Papa e
la Curia
. Il giorno dopo il Corriere della Sera riportava una decisione
del Papa di intervenire sullo Ior già entro luglio. Poi, altri tre
giorni dopo, è arrivata la nomina di Monsignor Battista Ricca quale
Prelato allo Ior. Ricca è ritenuto un fedelissimo dei Bergoglio ed è il
direttore della casa di Santa Marta, dove lo stesso Papa ha preso
alloggio stabile; curioso, vero? Chissà se dietro la decisione del
Pontefice di non andare a vivere nell’appartamento papale c’è solo il
bisogno di compagnia di cui ha fatto cenno. Forse è un bisogno di buona
compagnia…

Poi, contestualmente, è stato annunciato un rapido riordino della Curia.
 

La logica che traspare è la seguente: già durante l’ultimo periodo di
Wojtyla, la Curia era andata conquistando sempre maggiore spazio ed
autonomia rispetto al Papa
. Poi, con Ratzinger (della cui debolezza non
c’è bisogno di dire), la Curia ha reso la figura del Papa poco più che
puramente simbolica e relegata a ruoli di mera rappresentanza, mentre il
governo reale della Chiesa e della Santa Sede era esercitato dalla
ristretta oligarchia curiale. 

Le dimissioni di Ratzinger hanno fatto
saltare il gioco ed il Conclave, come tutti hanno osservato, si è
risolto in un furibondo scontro Curia contro tutti e la Curia ha perso

Ma l’elezione di Bergoglio non ha chiuso la partita e si avvertono i
colpi di una lotta sorda che cerca di fermare le innovazioni promesse
dal nuovo Papa: non è stato programmato alcun viaggio del Pontefice
all’estero, prosegue lo stallo dello Ior, mentre le carte di credito
vaticane sono bloccate da gennaio, il collegio degli otto cardinali
formato da Wojtila per riformate la governance della Chiesa non risulta
essersi riunito una sola volta in tre mesi, gli incarichi di Curia sono
fermi, il Papa appare sempre più solo nelle sue uscite, nel silenzio
gelido di tutta la Curia
.

Una sorta di assedio silenzioso cerca di
paralizzare il Papa che, per parte sua sta cercando si sbloccare la
situazione con una spallata.  E quel “vedremo cosa si può fare” fa
intendere che siamo ad un braccio di ferro appena iniziato.

 

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