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Gli arresti di Expo e le responsabilità politiche

'Avevo pensieri foschi: C''è l’Expo e non rubano? E che lo han fatto a fare? I politici e i faccendieri non rubano: crisi dell’identità nazionale!”. E invece... [Aldo Giannuli]'

Gli arresti di Expo e le responsabilità politiche
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9 Maggio 2014 - 22.07


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di Aldo Giannuli.


Oggi sono più tranquillo. In effetti,
che ci fosse un mega affare come l’Expo e non ci fossero già le prime
mazzette, era cosa che un po’ mi inquietava: come dire che questo paese
non è più lo stesso.


Pensieri foschi mi attraversavano la mente:  “C”è
l’Expo e non rubano? E che lo hanno fatto a fare? I politici italiani e i
connessi faccendieri non rubano: crisi dell’identità nazionale!”.

E,
invece, adesso i conti tornano ed è tutto regolare: se c’è un appalto
c’è una tangente, è tutto perfettamente simmetrico.

Ma, soprattutto,
consola vedere certi nomi ancora su pista: Greganti, Frigerio…: la
classe non è acqua! Scherzi a parte, lo scandalo Expo è solo all’inizio
(vedrete che altro verrà fuori) ma già si profila uno scenario
impressionante che va oltre quello di Tangentopoli.


In primo luogo, proprio la presenza di
nomi come Greganti e Frigerio dice quanto “Mani Pulite” non sia servita a
niente (o quasi): i sistemi sono quelli di sempre, l’architettura di
potere è la stessa, persino gli uomini sono gli stessi, passati come
salamandre attraverso il fuoco di inchieste e condanne. 


Poi, la cosa è
tanto più marcia ove si consideri il fiume di soldi di finanziamento
pubblico che i partiti hanno preso in questi anni. Cifre da sei a otto
volte superiori a quelle del tempo di Mani Pulite, erogate proprio in
nome della lotta alla corruzione, per mettere i partiti in condizione di
fare politica senza fare imbrogli: ecco i risultati!


In terzo luogo, questa volta è peggio
perché la storia si accompagna e si intreccia al poco edificante
spettacolo dello scontro milanese fra il Procuratore della Repubblica
Edmondo Bruti Liberati ed il suo vice Alfredo Robledo. Questione
spinosissima della quale occorrerà occuparsi a parte, ma che qui non
possiamo non segnalare come un problema nel problema. Per di più, questa
volta, lo scandalo avviene su un palcoscenico che assicura la massima
risonanza internazionale.


E tutto questo, non nei frizzanti anni
ottanta-primissimi novanta, quando l’”Italia da bere” ruggiva dalla
posizione di quinta potenza industriale del Mondo, ma nel momento di
massima decadenza, di una Italia scivolata all’ottavo posto e con
prospettive di uscire a breve dalla “top ten” dell’economia mondiale in
pochissimi anni.


Peggio di così non poteva andare. 


Sulla
responsabilità dei singoli indagati e, soprattutto, su quella dei
politici che essi stessi tirano in ballo (da Lupi a Bersani, da
Formigoni allo stesso immancabile Cavaliere) vedremo cosa emergerà
dall’inchiesta: una semplice chiamata di correo non è sufficiente e
conviene non abbandonare il terreno del garantismo. Anche perché magari
emergerà che un politico fra quelli indicati c’entra con questo caso ed
un altro no.

Dunque, stiamo a vedere. Ma, se sulle
responsabilità penali e personali dobbiamo essere garantisti, sulle
responsabilità politiche qualcosa possiamo dirla già ora. 

Ed in primo
luogo: qual è stata l’azione di contrasto alla corruzione in questi
venti anni dopo Mani Pulite? Nessuna, semplicemente nessuna e basti
vedere l’ultima vergognosa vicenda della legge anticorruzione. E questo
riguarda tanto Fi (che, scontatamente, non fa il tipo per una normativa
rigida in tema di corruzione: a parlar di corda a casa dell’impiccato si
fa sempre cattiva figura!), ma anche del Pd che è stato in maggioranza
nel 1996-2001, poi nel 2006-2008 e lo è anche in questo Parlamento e non
ha fatto nulla, esattamente come i suoi dirimpettai di destra. “Poi
dice che uno si butta sul M5s” direbbe Totò.


I rischi di corruzione avrebbero dovuto
essere vigilati dal Commissario unico Giuseppe Sala, l’uomo delegato dal
potere politico all’uopo. Oggi dice “la mia fiducia è stata tradita”.
Bel cretino! Per bene che vada, non è stato un capace di svolgere il suo
compito e dovrebbe prendere la strada della porta. Ma c’è anche
l’ipotesi che, più o meno dolosamente, abbia omesso qualche atto dovuto,
il che configurerebbe un’ipotesi di culpa in vigilando. E c’è poi
l’ipotesi peggiore: che fosse un complice. Dunque, o imbecille o
corrotto: scegliete voi. E questo sarebbe l’uomo scelto dal potere
politico per assicurare trasparenza e regolarità!


Ma poi ci sono constatazioni meno
generali e più aderenti al caso: insomma Greganti, Frigerio ecc esano
essenzialmente dei mediatori fra aziende e centro decisionale di spesa,
ma chi rappresentavano? Da dove veniva la loro forza di condizionamento
delle scelte? Dati i precedenti, insomma… non ci vuole molta fantasia
per capirlo.

Quando venne arrestato nel 1993,
Greganti si assunse tutta la responsabilità della tangente
contestatagli, salvando il suo partito (lo possiamo dire, vero?). Poi,
quando Di Pietro, per l’ennesima volta gli negò la libertà provvisoria
dicendogli che sarebbe rimasto dentro sino a quando non avesse parlato,
il Compagno G rispose: “Dottore, nella Pasqua del sessantotto venni
inviato dal mio partito in Grecia, per una missione di appoggio alla
resistenza greca. Venni individuato dalla polizia dei Colonnelli,
arrestato e torturato perché rivelassi i miei contatti greci. E non
parlai”. Come dire “Non pretenderai che ora parli con te?!”. Il che
significa che un uomo così non fa certe cose per lucro, personale ma è
un professionista che sa quali sono i rischi e li accetta e, forse, lo
fa anche per profonda adesione ideale. Dunque, deve avere un
committente, perché non avrebbe senso che lo facesse per sport. 

Ed
allora, mi volete dire per chi sta lavorando ora? 

Forse il partito non
c’entra nulla, ma siamo sicuri che il mondo delle cooperative non
c’entri nulla? 

Poi, questo partito che non c’entra mai con nulla, che
rispetta l’autonomia di cooperative, compagnie assicurative e banche
(ogni allusione è puramente voluta) sarà innocente, ma frequenta
decisamente male!  Ed anche questo non è un dato politicamente
irrilevante, vi pare?


Per Fi questa cosa rischia di essere la
pietra tombale sulle speranze di riscossa e l’avvio di una frana
irrimediabile, tanto più che va a coincidere con l’arresto di Scajola
(“tutte le strade portano a Beirut”: ne riparleremo) ed altre vicende
minori. Piove sul bagnato.


Ultima riflessione, Grillo ha una
fortuna sfrontata: l’anno scorso lo scandalo Mps a tre settimane dal
voto, oggi, a tre settimane dal voto, questo scandalo che mette insieme i
suoi due maggiori concorrenti. Va bene la fortuna, ma questo esagera!!!




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