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'L''altra metà del cielo'

'L''altra metà del cielo. Ulteriori riflessioni sul principio di gerarchia. [Pierluigi Fagan]'

'L''altra metà del cielo'
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6 Gennaio 2015 - 19.35


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di Pierluigi Fagan

La natura del ciò che è, è molteplice. Comparate tra loro, queste molteplicità, sono differenze relative. Nella natura umana, uomini e donne, maschi e femmine sono la prima delle differenze, sotto le quali molte altre si raccolgono. Il fatto che dalla differenza si passi alla gerarchia, dice che queste differenze pongono un problema di relazione in quanto la gerarchia è una forma di ordine della relazione. Pongono il problema della relazione poiché per stare come differenze e quindi molteplici, in un uno che il tutto ciò che è, debbono trovare il loro ordine, il come l’una cosa si relaziona all’altra o alle altre. La gerarchia è appunto “uno” di questi modi d’ordine, il più semplice e primitivo.

L’ipotesi che la gerarchia si sia affermata più di diecimila anni fa come sistema di ordine, laddove le relazioni con l’ambiente, il contesto, le altre tribù e gli altri villaggi, si fecero problematiche (ipotesi che abbiamo formulato nella [url”prima parte”]https://pierluigifagan.wordpress.com/2014/12/29/laltra-meta-del-cielo-ulteriori-riflessioni-sul-principio-di-gerarchia-12/[/url]), dice della forma che questa gerarchia prese come modo di ordinare. Questa forma è dall’unilaterale me al multilaterale fuori di me, è riduzione del Mondo all’Io, il mio. E’ la preoccupazione di chi non riesce più a far quadrare con facilità i conti di tutti e così si preoccupa solo dei suoi.

Prima ancora della formazione delle prime società complesse e con esse della gerarchia estesa, ipotizziamo che le relazioni tra i nuclei sociali fossero basate su molti schemi, molte sullo scambio e sul dono. Lo scambio era delle cose (eccedenze vs mancanze) e delle persone, queste persone che passavano da un gruppo ad un altro erano, per lo più, donne. Dalla maggior varietà componente i codici genetici femminili, rispetto ai codici maschili, abbiamo conferma che le relazioni esterne tra gruppi, vennero tessute da agenti tessitori, da donne che si univano a uomini di un altro gruppo. L’esogamia aveva la triplice funzione di permettere l’arricchimento genetico tramite composizioni di varietà (accompagnata dall’istituzione del tabù dell’incesto all’interno del gruppo), di eliminare la competizione interna tra maschi o femmine poiché essi avrebbero dovuto cercarsi il partner all’esterno, di legare i nuclei tra loro in base a relazioni di parentela. Si è immaginato che questo scambio esterno fosse già regolato da una prima forma di dominio maschile ma si è anche notato, in antropologia, che le “feste”, occasioni sociali che coinvolgevano più nuclei di un certo territorio, potevano offrire l’occasione migliore per lo sviluppo di queste relazioni. Musica, canto, ballo, esibizione, mettersi in ghingheri, cura della persona e dell’abbigliamento, linguaggio degli sguardi, intraprendenza e civetteria, scambio di nomi e di pegni, furono tutte pratiche sviluppatesi nella profonda antichità, esistenti ancora oggi ed estese a tutti i luoghi del pianeta[1]. Nulla di tutto ciò aveva senso essersi evoluto all’interno del proprio nucleo, con e tra persone che già si conoscevano, alle feste si andava e si va per “conoscere” e tra già conoscenti, hanno un altro senso.

Quando però, i nuclei sociali già stanziali anche se non necessariamente già del tutto agricoli, crebbero di dimensione, ospitando già all’interno più nuclei famigliari, questa esigenza di relazione reciproca esterna, perse le sue ragioni. Rimase probabilmente lo scambio commerciale e con esso, qualche agente tessitore maschio che continuò a prender moglie all’esterno del proprio gruppo natale. Ma la nascita dei primi conflitti tra società confinanti, cambiò radicalmente l’intera forma degli ordini e delle relazioni. L’interrelazione violenta dal noi al fuori di noi, cambiò la dinamica della relazione[2]. Alcuni maschi divennero guerrieri.

La nascita del guerriero pose lo stesso problema che oggi pone l’industria militare. Una specialità di cui è richiesto l’affinamento qualitativo, si sviluppa per una causa ma poi diventa essa stessa causa del proprio utilizzo ed ulteriore sviluppo. Non s’impianta una sofisticata industria delle armi se queste poi non vengono usate di continuo permettendo la produzione di altri armi. Non s’impianta il modo militare se poi questo lo si utilizza solo una volta ogni venti/trenta anni. I guerrieri, come oggi l’industria militare, divennero essi stessi ragioni e causa di continui conflitti. La loro specializzazione, fondava le ragioni stesse della loro funzione la cui affermazione si nutriva anche della continua crescita delle dimensioni dei gruppi sociali. Il guerriero che porta all’eroe ed al re, fu la rottura di simmetria tra le due metà del cielo. La conquista coattiva sostituì gli scambi ed i doni, i rapimenti e lo stupro delle femmine dei perdenti sostituirono la festa. La relazione orizzontale di reciprocità basata sul corteggiamento e sul baratto, lasciò il posto alla relazione di gerarchia, verticale, unilaterale, basata sulla violenza, sull’imposizione e sul primato della forza. Prima della formazione delle società complesse, tutto ciò non aveva movente se non postulando una presunta essenza dell’aggressività umana, essenza che non risulta da nessuna seria ricerca disciplinare, come per altro non esiste nessuna precisa essenza umana che vada oltre il “bipede implume”.

Il modo di interrelazione gerarchica esterna, retroagì anche sulle forme interne delle società rompendo la simmetria di genere nell’immaginario, dalla diffusione della spiritualità all’accentramento della funzione sacerdotale, dalla composizione dello stesso proto-clero che da misto con forte componente femminile come intermedio rappresentante di per sé la natura, i cicli, la nascita e la cura diventò ieratico, a sua volta gerarchico e maschile, nella stessa natura delle divinità la cui conversione da un mondo di donne e terra ad un mondo di maschi e cielo è largamente attestato. La Teogonia di Esiodo narra di questa fase di passaggio, in cui il cielo ingravida la terra.

Quelli che dovettero essere i primi coordinatori della funzione sociale di società già ai primi stadi di complessità, con già affermata una iniziale divisione del lavoro, coordinatori (e proto-legislatori) delegati, forse turnari, magari scelti secondo i parametri della saggezza ed anzianità, vennero sostituiti da i capi, capi della funzione militare divenuti in seguito all’affermazione di questa, capi politici spalleggiati dai simmetrici capi sacerdotali. Tutti maschi (le caste sacerdotali, in verità, dissimulano spesso il loro genere, ad esempio negli abiti, per non essere esplicitamente in concorrenza coi maschi militari o politici). Questa linea di retro determinazioni, giunse fino alla famiglia che diventava la famiglia del padre (pare che l’eredità della terra, in tempi molto antichi, fosse matrilineare) e bloccava l’ontologia delle relazioni di primo livello, quelle uomo-donna, sull’assetto della gerarchia del primo termine rispetto al secondo. La rottura di simmetria con affermazione della gerarchia fu probabilmente anche l’inizio della prima alienazione tra Io e Mondo (tra natura e cultura) e sincronica alla comparsa del disagio della civiltà.

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Note:

[1] M. Granet, Feste e canzoni dell’antica Cina, Adelphi, Milano, 1990 e il paragrafo sulle feste contadine in M. Granet, La religione dei cinesi, Adelphi, Milano, 1973. Sull’antropologia della festa c’è parecchio altro per chi desidera approfondire il concetto ma si tenga conto che l’evento è stato per lo più studiato come tipico di società già formate mentre invece qui si suppone che nella profonda antichità, fosse un modo per relazionare gruppi umani territorialmente separati.

[2] L’incredibile sito di [url”Gobleki tepe”]http://it.wikipedia.org/wiki/G%C3%B6bekli_Tepe[/url] a cui spesso ci riferiamo nelle nostre indagini, prima vide la lunga partecipazione di diverse tribù, poi venne intenzionalmente interrato. Che sia stata necessaria la partecipazione di una manodopera cospicua è evidente dalla vastità ed imponenza delle sue costruzioni, che tale manodopera non potesse trovarsi tutta in una unica tribù è data dalla datazione. Al 9000 a.c. non vi erano nuclei e stili di sussistenza tali da permettere questa ipotesi e del resto, il fatto che il sito si trovasse in una no men land dice che esso dovette essere un centro di qualche area più vasta in cui si distribuirono varie tribù. Che sia stato tutto intenzionalmente interrato porta a supporre che le condizioni che ne avevano permesso la realizzazione e frequentazione vennero a mancare in maniera traumatica, il suo significato simbolico non valeva più. Da alcuni, questa dinamica, è stata accoppiata alla vasta presenza in tante e varie mitologie di un passato felice ed idilliaco a cui seguì un qualche cambiamento catastrofico, dall’abbondanza alla scarsità, dalla pace alla guerra.

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