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Una lettura diversa: Tsipras ha perso una battaglia, ma Russia e Cina...

'Tsipras ha accettato di tutto per non uscire dall’Eurozona. E'' il modo migliore di difendere l’accordo con la Russia (gasdotto) e l’accordo con la Cina nel porto del Pireo. '

Una lettura diversa: Tsipras ha perso una battaglia, ma Russia e Cina...
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17 Luglio 2015 - 08.46


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Il leader greco ha accettato tutte le penalizzazioni per non uscire
dall’Eurozona. E il motivo c’è: deve difendere l’accordo con la Russia
(gasdotto) e l’accordo con la Cina nel porto del Pireo. Ed è proprio per
i suoi rapporti con Russia e Cina che mezza Europa ha cercato di
mettere la Grecia fuori dall’Unione. Ma non ci sono riusciti.

di Manos Kouvakis

In questi giorni è iniziata una
dura battaglia che ha visto i greci e Tsipras da una parte, contro i
tedeschi della Merkel e Schäuble dall’altra. Battaglia ampiamente vinta
da questi ultimi con la firma di un trattato umiliante per i Greci. 
Tsipras
ha dovuto difendere con le unghie e con i denti la permanenza della
Grecia nell’Euro, accettando alla fine qualsiasi cosa gli è
stata proposta. Ha perfino buttato la propria giacca sul tavolo delle
trattative dicendo: “Prendete pure questa, tanto non ho nient”altro”


In queste ore si sta cercando di
ratificare l’accordo sottoscritto nel Parlamento greco. Con le maggiori
TV tedesche in collegamento diretto che seguono, passo dopo passo, le
votazioni, traducendo letteralmente le discussioni che avvengono in
questi minuti in Grecia. Si sta cercando di trasformare in legge la
pesante tassazione che Tsipras ha accettato, per poter così contare,
forse, su un piccolo prestito ponte, con l’obiettivo dare respiro alle
banche greche che ormai si trovano davanti al baratro del fallimento.


Ma tutto questo è ormai storia che
viene ripetuta di continuo da tutti. Io vorrei fare alcune riflessioni
su alcuni argomenti, diversi da quelli su cui tutti stanno discutendo in
queste ore.


E’ lampante che il piano tedesco
era quello di buttare fuori la Grecia dall’Europa e dall’Euro. Tsipras,
perdendo una grande battaglia, ha alzato bandiera bianca, accettando
tutto quello che gli veniva proposto per salvare la permanenza della
Grecia fra i Paesi dell’Euro. E l’ha fatto forse contro ogni previsione,
nonostante le richieste del gotha europeo, giorno dopo giorno,
diventavano  sempre più dure.


Ma perché la Germania vuole questo?
Certamente la questione di simpatia c’entra poco, quando tutto ruota
attorno ad interessi e affari e la Grecia Ã¨ coinvolta in moltissime
operazioni di questo genere. Eccone alcune.


Tsipras-Putin, asse nell’energia dopo lo stop al progetto South Stream.  Tsipras rompe il fronte europeo del gas
aprendo la strada alla partecipazione della Grecia a una pipeline
russo-turca per portare in Europa il gas russo, aggirando l”Ucraina.
Questo avviene, come già accennato, dopo il fallimento del progetto
South Stream (a cui partecipava anche l’Eni, che è tuttora socia al 20%
di South Stream Transport Bv, joint venture incaricata di costruire e
gestire la tratta offshore nelle acque del Mar Nero). Ma il destino di
South Stream (di cui fanno parte anche Gazprom al 50%, più la francese
Edf e la tedesca Wintershall, entrambe al 15%) oggi è quanto mai
incerto. La Saipem (società del gruppo Eni) che per la tratta
sottomarina aveva già cominciato a lavorare grazie a tre contratti di
appalto (l”ultimo dei quali, il più ricco, da 2 miliardi di dollari), ha
interrotto i lavori per volontà di chi non voleva che arrivasse in
Europa il gas russo. Lo stesso Vladimir Putin in persona ha dichiarato
da Istanbul, in conferenza stampa col presidente turco Tayyip Erdogan:
“Se l”Europa non vuole realizzarlo, non verrà realizzato”.


Sulla stessa linea anche il governo italiano, che molto recentemente
ha cambiato orientamento, con il ministro dell”Industria che ha detto
che per l”Italia “South Stream non è più nella lista delle priorità”. Ma
Tsipras e Putin hanno ripescato questo piano abbandonato, e lo stesso
Tsipras, in riferimento alla partecipazione di Atene al progetto del
gasdotto che attraverserà la Turchia, ha precisato che ogni Stato
membro, “ha diritto a firmare accordi bilaterali in campo energetico”.
Questo progetto può assicurare la “sicurezza energetica rispettando le
regole sia della Grecia che dell’Unione Europea”.


Tsipras ha più volte sottolineato
che la Grecia, pur facendo parte dell’Unione Europea, è un Paese sovrano
e quindi ha il diritto di tutelare i propri interessi nazionali in
linea “con il suo ruolo geopolitico di Paese mediterraneo e balcanico”,
aggiungendo che Atene  Ã¨ contraria alle sanzioni imposte dalla UE a
Mosca, una forma di “guerra economica” che non condivide affatto: “Spero
– ha affermato il leader greco – che sorga una nuova primavera nelle
relazioni tra i nostri due Paesi”.


Dal canto suo, Putin ha detto che la Grecia â€œpuò diventare un
importante centro di distribuzione” grazie al gasdotto russo-turco che
Mosca intende costruire con Ankara dopo la cancellazione del progetto
South Stream. “La Grecia però non ci ha chiesto aiuto finanziario”, ha
precisato il leader del Cremlino, il quale ha aggiunto che Mosca
potrebbe partecipare ad alcuni dei programmi di privatizzazione in
Grecia e investire in progetti per la realizzazione di infrastrutture.
Il 2016, ha aggiunto, sarà l’anno della valorizzazione dei rapporti
culturali fra Russia e Grecia.


A questo va aggiunto che, secondo
le ricerche dell’US Geological Survey, che compie importanti studi nel
settore, la Grecia potrebbe custodire sotto i suoi mari un tesoro del
valore di 600 miliardi di dollari e che, insieme con Israele, Cipro,
Libano, Turchia e Siria, potrebbe  formare un fortissimo polo nella
gestione di queste risorse.  In particolare, le riserve sottomarine si
troverebbero nelle acque a sud di Creta e avrebbero una portata di ben 3
mila e 500 miliardi di metri cubi di gas naturale, mentre il petrolio
ammonterebbe a più di un miliardo di barili. Considerando che nel 2011
l’Europa ha consumato più o meno 500 miliardi di metri cubi di gas, la
piccola Grecia potrebbe costituire un’importante fonte alternativa e
integrativa rispetto al gas russo.


Una Grecia piena di difficoltà
economiche ritarderebbe questo tipo di investimenti. Tale ritardo
favorirebbe il polo attualmente esistente fra i Paesi dei mari del Nord
che si trovano vicini al collasso. Con il prezzo del greggio in calo,
nel Mare del Nord le aziende petrolifere tremano. Così fonti bene
informate definiscono l’industria petrolifera britannica nel Mare del
Nord. In questo scenario, una Grecia distrutta non sarebbe un pericolo
per i prossimi decenni.


Porto di Pireo: durante le
privatizzazioni fatte dal 2010 ad oggi, lo Stato greco ha fatto passare
nelle mani dei cinesi tutta la gestione del porto di Pireo. I cinesi,
con cospicui investimenti, lo hanno trasformato nel principale ingresso
di merci che arrivano dalla Cina che poi, una volta sdoganate, vengono
smistate in tutta Europa. Attività che subirebbe una battuta di arresto
se Pireo uscisse dai confini dell’Europa, con le merci che, una volta
arrivate in questo porto, dovrebbero successivamente affrontare la
dogana in un altro punto, in un altro Stato, con grossissimi problemi di
logistica.


 

 

Attraverso
società come la COSCO (China Ocean Shipping Company)  la Cina, nel
corso degli ultimi anni, ha portato avanti un”opera di penetrazione
economica. La quantità di cargo e container salpati dai porti cinesi è
cresciuta, negli ultimi cinque anni, di circa il 35% anno.
 

Strategia economica e politica, tenendo conto che le imprese cinesi
sono società controllate dallo Stato, non possono che andare di pari
passo: le scelte economiche sono funzionali alla strategia politica di
Pechino e viceversa. Partendo da questa considerazione si comprende in
modo chiaro la ragione per cui la COSCO ha scelto di investire in
Grecia, assicurandosi per 500 milioni, attraverso la propria controllata
COSCO Piraeus Container Terminal S. A., la gestione per 35 anni – e
l’opzione per altri cinque – delle banchine II e III del porto del
Pireo, cioè lo sbocco a mare della capitale Atene. L’investimento
complessivo, comprese le opere di ammodernamento delle banchine, è stato
stimato attorno ai 3,4 miliardi, e la banchina III è appena divenuta
operativa dopo i lavori di ampliamento (mentre la II era attiva già dal
2009).


Pireo è il più grande porto della
Grecia e uno dei più importanti del Mediterraneo orientale. Certamente
meno importante, in termini di traffico merci, dei grandi porti del Nord
Europa, ma rispetto a questi molto più facilmente alla portata dei
container cinesi, attraverso il Canale di Suez. Va poi considerato
che la Grecia Ã¨ vicina a mercati emergenti come quelli della Turchia,
dell’Europa orientale e dei Balcani, attraverso i quali le merci cinesi
possono raggiungere anche il Nord Europa. Pechino intende usare il Pireo
come porta di accesso ai mercati europei, ipotesi confermata dal fatto
che negli ultimi anni sempre meno container cinesi sono transitati nei
porti di Napoli e di Istanbul, precedenti destinazioni privilegiate. Non
a caso la COSCO negli ultimi anni si è mostrata fortemente interessata
sia al processo di privatizzazione dell’Autorità Portuale del Pireo che
delle ferrovie e degli aeroporti greci. Lo scopo, ovviamente, è quello
di creare una corsia di passaggio “protetta” che permetta alle merci
cinesi di transitare per le banchine controllate dalla COSCO, dirette
verso il cuore degli altri mercati europei, avendo in più la capacità di
gestire i flussi commerciali provenienti da altri Paesi.


Immigrazione clandestina: Italia e
Grecia sono in questo momento la porta d’ingresso di una grossa
percentuale di immigrati clandestini che, tramite il Canale di Sicilia o
le isole greche sparse nell’Egeo, riescono ad entrare in Europa.
L’uscita della Grecia dall’Europa permetterebbe immediatamente di
risolvere il problema dell’immigrazione clandestina, almeno per chi
approda in Grecia, diminuendo così di una forte percentuale questi
flussi.


Ma tutto queste non sono che
piccole riflessioni, che pongono sotto i riflettori diversi un problema
ben più grave di complicità e interessi internazionali, che coinvolgono
una piccola Grecia. Con un Tsipras che, di fatto, ha rotto equilibri ben
consolidati a favore dei Paesi che oggi dominano l’Europa. E l’ha fatto
con le sue aperture verso la Russia, come riferisce Bloomberg, che
riporta le dichiarazioni di Tsipras secondo cui “la nuova architettura
di sicurezza europea deve includere la Russia”. Mentre â€œla Grecia come
Stato membro dell”UE, può essere un ponte tra l”Occidente e la Russia”.
Tsipras sta diventando il pericolo numero 1 per i potenti dell’Europa
che si accaniscono contro il popolo greco che lo ha eletto e supportato
con il recente referendum e i sondaggi.


Tsipras ha perso una battaglia, in
questi giorni, con l’accettazione delle pesanti condizioni poste dai
tedeschi e firmando per un accordo che porta la Grecia ad avere un
debito ingestibile. Debito che le nega qualsiasi possibilità di
crescita. I grandi d’Europa lo sanno, ma forse non hanno mai letto la
storia greca, piena di periodi contrassegnati da grandi problemi che per
altri sarebbero stati insuperabili, ma che i greci hanno saputo
affrontare. E’ evidente che non hanno visto le immagini recenti di un
popolo che si mette a ballare in piazza Sintagma dopo il risultato del
recente referendum senza preoccuparsi del domani.


Tsipras ha perso una pesante battaglia, ma la guerra è appena
iniziata. E le simpatie maggiori, da parte dei popoli del mondo, non
sono indirizzate certamente verso i centri di potere europei.


* Manos
Kouvakis è nato in Grecia, ma vive in Sicilia da tanti anni. Ormai è un
siciliano d”adozione, ma non ha mai perso di vista il suo Paese, con il
quale è sempre in contatto. Anche perché i suoi parenti vivono
in Grecia. Manos conosce la storia del suo Paese. E ne segue
l”evoluzione economica e sociale. Sulla crisi attuale dà
un”interpretazione che è un po” diversa da quella di tanti altri. La sua
è un”analisi sui fatti reali, non ideologici. 

Fonte: http://www.lavocedinewyork.com/Una-lettura-diversa-della-crisi-greca-Tsipras-ha-perso-una-battaglia-ma-Russia-e-Cina-/d/13304/.

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