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Il fango tossico fa strage in Brasile

Un disastro ambientale incalcolabile, paragonabile a Fukushima. La tragedia causata da una miniera di ferro non ferma le eco-ambizioni di Roussef illustrate a Parigi.

Il fango tossico fa strage in Brasile
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2 Dicembre 2015 - 05.23


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di Geraldina Colotti.

SAN
PAOLO (Brasile) – Un disastro ambientale di proporzioni incalcolabili,
paragonabile a quello di Fukushima
. La tragedia si è messa in moto in Brasile
il 5 novembre nella miniera di ferro di proprietà dell’impresa Samarco, a
Mariana, nello stato di Minas Gerais (sud-est del paese). Due dighe di
contenimento delle acque reflue hanno ceduto. Una marea di fango tossico ha
sepolto la popolazione di Bento Rodrigues, che si trova a 20 minuti dal centro
di Mariana, provocando 17 morti, 75 feriti, 12 dispersi e 500 sfollati.

Più
di 250 mila persone sono rimaste senza acqua potabile. Gli oltre 50 milioni di
metri cubi di residui tossici hanno inquinato il Rio Doce e ora, dalla foresta
pluviale hanno raggiunto l’Oceano Atlantico. La lava tossica si è sparsa
nell’oceano. E il 24 novembre si è prodotto un nuovo allarme circa la possibile
rottura, ancora più devastante, di altre due dighe a Mariana.

La
Samarco — che ha come partner Vale, la principale impresa mineraria del
Brasile, privatizzata 18 anni fa, e l’australiana Bbp Billiton, una delle più
grandi al mondo — , dopo aver negato la tossicità dei fanghi ha accettato di
pagare 260 milioni di dollari. Un risarcimento che lo stato brasiliano
considera «solo una prima rata», a fronte dei danni incalcolabili provocati.

«Per
ridurre i costi dell’estrazione mineraria si eliminano le protezioni ambientali
e quelle del lavoro»
, dice al manifesto il sindacalista Marcio Zonta, militante
del Movimiento Nacional por la Soberanía Popular Frente a la Minería (Mam). Il
Mam è un’organizzazione che fa parte di Via Campesina Brasil e che si batte
contro le grandi imprese minerarie in America latina. Il continente
latinoamericano è una delle regioni con le maggiori riserve di minerali al
mondo e per questo particolarmente appetibile di fronte alla crescita della
domanda mondiale di ferro, oro o nichel, che si è determinata negli ultimi
dieci anni. Le multinazionali passano sopra alla sovranità dei governi e dei
popoli, inquinando territori e colonizzando le economie. Con il TPP sarà ancora
peggio.

Zonta,
che abbiamo incontrato a San Paolo durante l’Incontro continentale dei media
popolari, spiega così il disastro di Mariana, e critica il nuovo Codice
minerario
che sta per essere discusso dal Congresso. «È un corpo di leggi
sostanzialmente a misura delle grandi imprese
– dice – il parere delle
popolazioni e dei minatori, che spesso muoiono prima dei 45 anni, non è stato
ascoltato». Quello delle miniere – afferma — «è un tema nazionale, che
necessita di un approccio globale. Lo dicono tutti, ma le popolazioni
continuano a portare il peso delle privatizzazioni degli anni ’90. Invece, sono
le uniche a dover decidere dove si deve scavare e perché». Quello di Mariana –
dice ancora il sindacalista – «è un disastro annunciato, un disastro strutturale
che richiede una grande mobilitazione affinché i lavoratori possano riprendere
il controllo».

Il
25 novembre, quattro giovani del Movimento senza terra sono finiti in carcere
per aver protestato davanti al Congresso Federale contro l’impresa Vale e il
nuovo Codice minerario. Contro di loro, un’accusa grottesca, quella di «crimine
ambientale». I ragazzi avevano inscenato una performance artistica usando acqua
e argilla per rappresentare l’inondazione di fango e avevano sporcato una
parete, poi ripulita.

Secondo
un’inchiesta di Brasil de Facto, la Samarco aveva disposto un piano di
emergenza
nel 2009 che, se fosse stato applicato, avrebbe potuto evitare la
tragedia
. «Il Rio Doce – spiega Marcio Zonta – attraversa molti comuni tra lo
stato di Minas Gerais e Espirito Santo. Le sostanze tossiche hanno distrutto
fauna e flora, l’economia dei pescatori e inquinato il mare di Espirito Santo.
E ci vorranno molti anni prima che il piano di recupero annunciato da Dilma
Rousseff
possa sortire qualche effetto».

Il
governo ha messo in campo l’operazione Arca di Noè fidando sulla partecipazione
di associazioni ambientaliste e personale specializzato. Ma difficilmente si
potranno salvare gli animali terrestri, i pesci e le tartarughe marine, già a
rischio di estinzione. E il terreno rimarrà infertile per molti anni. Il fango
tossico ha inquinato oltre 70km di coste ricche di pesca e meta turistica
preferita dai surfisti
. Secondo l’Onu, le misure prese dal governo sono
«chiaramente insufficienti».

Il
disastro di Mariana «non diminuirà il peso del Brasile sui negoziati del
clima», ha detto il Sottosegretario brasiliano all’ambiente, José Antonio
Marcondes, ai giornalisti presenti alla Cop21. «Si è trattato di un tragico
incidente che non ha niente a che vedere col clima, ora stiamo lavorando per
porvi rimedio». Alla conferenza di Parigi, il Brasile porta «un ambizioso
contributo», illustrato dalla presidente Rousseff, accompagnata dal ministero
degli Esteri Mauro Vieira e dalla ministra dell’Ambiente, Izabella Teixeira. La
presidente ha già illustrato gli obiettivi del Brasile lo scorso 27 settembre,
davanti all’Assemblea generale delle Nazioni unite: ridurre le emissioni di Co2
del 37% per il 2025 rispetto ai livelli del 2005, uno sforzo che potrebbe
arrivare al 43% per il 2030. Per questo, il paese ha promesso di riservare alle
energie rinnovabili – compresa a quella idraulica – il 45% della copertura
energetica totale: più della media globale, che è del 13%.

Rousseff
ha anche assicurato che, nel prossimo decennio fermerà del tutto il
disboscamento illegale dell’Amazzonia
e conterrà le emissioni provocate dalla
deforestazione autorizzata. Entro il 2025, il Brasile conta inoltre di
recuperare circa 12 milioni di ettari di terreno degradato. Ma, dopo il
disastro di Minas Gerais, dovrà raddoppiare gli sforzi.

Fonte: http://ilmanifesto.info/il-fango-tossico-fa-strage-in-brasile/

 

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