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In memoria di Fidel Castro (1926-2016) pubblichiamo un estratto di un brano tratto da ”Specchi. Una storia quasi universale” (Sperling & Kupfer, 2008) dello scrittore uruguaiano Eduardo Galeano (1940-2015). Segue una riflessione di Mario Albanesi trasmessa da PandoraTV.it.
di Eduardo Galeano.
I suoi nemici dicono che era un re senza corona che confondeva l’unità con l’unanimità .
E in questo i suoi nemici hanno ragione.
I suoi nemici dicono che se Napoleone avesse avuto un giornale come Granma, (il giornale ufficiale del partito comunista cubano, n.d.t.) nessun francese avrebbe saputo del disastro di Waterloo.
E in questo i suoi nemici hanno ragione.
I suoi nemici dicono che ha esercitato il potere parlando molto e ascoltando poco, perché era più abituato a sentire gli echi che le voci.
E in questo i suoi nemici hanno ragione.
Però alcune cose i suoi nemici non le dicono:
non si scopriva il petto per offrirlo alle pallottole degli invasori, per posare per i libri di storia.
ha affrontato gli uragani come un loro pari, uragano contro uragano,
è sopravvissuto a 637 attentati alla sua vita,
la sua energia contagiosa è stata decisiva per creare una nazione da una colonia,
e non è stato per la maledizione di Lucifero o per un miracolo di Dio che il nuovo paese è riuscito sopravvivere a 10 presidenti degli Stati Uniti, con i loro tovaglioli stesi in grembo, pronti a mangiarla con coltello e forchetta.
E i suoi nemici non dicono mai che Cuba è un paese raro che non compete per la Coppa del Mondo di Zerbino.
E non dicono che la rivoluzione, punita per il crimine di dignità , è quello che è riuscita a essere e non quello che desiderava diventare.
Né dicono che il muro che separa il desiderio dalla realtà è diventato anche più alto e più largo grazie al blocco imperiale, che ha soffocato la democrazia di stile cubano, ha militarizzato la società , e ha dato alla burocrazia, sempre pronta a offrire un problema per ogni soluzione, l’alibi di cui aveva bisogno per giustificarsi e perpetuarsi.
E non dicono che malgrado tutto il dolore, malgrado le aggressioni esterne e il dispotismo interno, l’isola afflitta e ostinata ha generato la società meno ingiusta in America Latina.
E i suoi nemici non dicono che questa impresa è stata il risultato del sacrificio del suo popolo, e anche della volontà ostinata e del senso dell’onore fuori moda del cavaliere che ha sempre combattuto dalla parte dei perdenti, come il suo famoso collega sui campi della Castiglia.
Fonte: http://znetitaly.altervista.org/art/15659 – 2014.
Mario Albanesi: “Fidel è morto, ma Cuba resta vittoriosa!â€
Riproponiamo il commento di Mario Albanesi pubblicato in occasione dei novanta anni del Lìder Maximo. Una vita da grande protagonista rivoluzionario: ancora oggi egli offre un esempio alle giovani generazioni su come si possono spezzare le catene dell’oppressione, se c’è volontà politica e determinazione.
Tratto da pandoratv.it/?p=12809.
La morte di Castro: la riflessione di Giulietto Chiesa‘