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La crisi spagnola e il cammello del Dubai

Cosa lega elezioni spagnole, polacche e borsa di Dubai? Perchè la Germania rischia di essere il grande sconfitto delle elezioni spagnole? [SenzaSoste]

La crisi spagnola e il cammello del Dubai
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24 Dicembre 2015 - 05.56


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da SenzaSoste.it.



Cosa
lega elezioni spagnole, elezioni polacche e borsa del Dubai? Perchè la
Germania rischia di essere il grande sconfitto delle elezioni spagnole?
Il nostro editoriale cerca di spiegarlo.

Il vero, attuale risultato delle
elezioni spagnole non sta tanto nel buon risultato di Podemos, o nel
crollo del bipartitismo locale, ma nello stallo che ne risulta. La
Spagna ne può uscire in due modi: o con una grande coalizione, che
comprenderebbe i due grandi partiti alternativi dagli anni ’70, oppure
con una allenza che escluda il Partito popolare. In entrambi i casi il
grande sconfitto rischia di chiamarsi Germania.


E qui le strade della politica si fanno
curiose, come sempre. Infatti in caso di vittoria di Podemos, alla
Tsipras, sarebbe stato piuttosto facile per la Germania, pur nei limiti
di un confronto con la Spagna intesa come quarta economia dell’Eurozona,
preparare una cura greca per il nuovo governo di Madrid. Mentre, in una
situazione incerta dove nei tentativi di intesa, se non nelle alleanze,
si mescolano amici e nemici sarà più difficile per Berlino colpire in
modo indiscriminato. Sia in termini di politiche imposte dell’austerità
che di umiliazioni simboliche come per la Grecia- per poi ritrovarsi
magari contro non solo un intero paese ma anche i partiti fino a quel
momento non ostili. 

Già perchè favorire una desiderata, da Berlino,
grande coalizione a Madrid non sarà uno scherzo. Comporterà comunque
qualche concessione, qualche deroga alle politiche di austerità. Di
quelle non desiderate, magari. 

Oppure, in caso di allenza Psoe-Podemos e
altri, richiederà un comportamento meno duro di quello nei confronti
della Grecia non fosse altro perchè i socialisti spagnoli hanno
entrature, a Bruxelles e a Francoforte, ben maggiori di quelle che aveva
Varoufakis. E anche nuove elezioni, che secondo la costituzione
spagnola potrebbero essere indette dopo circa tre mesi di stallo dal
voto, potrebbero rivelarsi una sconfitta per il PP. La crisi, e quindi
il tempo, in questi casi logora più facilmente i partiti
dell’establishment liberale. Senza contare che, con lo stallo, la
vicenda indipendentista catalana potrebbe sfociare in una crisi acuta.


Questo al netto del fatto che il
Generale spread (il differenziale di tassi di interesse tra bond
dell’eurozona) può lavorare alla complicazione della crisi. Già subito
dopo le elezioni lo spread tra bonos spagnoli e bund tedeschi si è
allargato. Accadesse ancora sarebbe un problema..tedesco. Perchè
l’investimento in debito pubblico spagnolo, da parte degli investitori
tedeschi è considerevole. Senza contare il rapporto tra banche spagnole e
banche tedesche che vede queste ultime impegnate in modo massiccio nel
paese iberico (la Spagna è il terzo paese europeo dove l’economia del
credito tedesca investe dopo Olanda e Francia).


La Germania si trova così con una crisi
spagnola ad ovest ed una crisi polacca ad est. Fino a poco tempo fa
Varsavia era da considerarsi un paese poco più che satellite di Berlino.
Oggi, con la rinnovata ascesa della destra populista, e nemmeno tanto
velatamente antisemita, anche Varsavia fa politica a parte, attratta
pure da un ruolo possibile nella crisi ucraina. La Polonia, dove (al
netto delle élites) un terzo della popolazione vive almeno con oltre
1500 euro al mese ma il resto con meno di 500, è un altro esempio
dell’effetto palla di neve prodotto sul continente dal combinato moneta
unica-politiche di austerità. Ad est ha funzionato a questo modo: prima
(anni ’90) l’establishment si è fatto liberale e artefice delle
privatizzazioni, poi (inizio anni 2000) ha incassato prestiti di ogni
tipo dalle banche tedesche. E, fin qui, Preußens Gloria. Poi, si è
formato l’effetto palla di neve: una volta finito l’aumento del Pil
grazie alle privatizzazioni (con relativi investimenti esteri, in
Polonia si è toccata una crescita del sei per cento annuo), ed entrate
in crisi le banche tedesche, arriva un establishment populista la cui
sopravvivenza materiale coincide con la capacità di saper dire no alla
Germania (in materia economica e di politiche migratorie).


La Germania deve quindi risolvere la
crisi spagnola, la quarta crisi dell’eurozona, per avere la forza utile
evitare l’effetto assedio dei paesi ex parnter oggi bisognosi di miriadi
di rivendicazioni. Un assaggio si è avuto alla parte del vertice Ue
dedicato alla gasdotto NorthStream2, pro-russo e voluto dalla parte di
Germania più legata a Mosca. La Polonia si è messa di traverso assieme,
perchè in questi casi anche le pulci hanno la tosse e vogliono
manifestarla, all’Italia. Già, perchè si trattava di una prova di summit
“Germania contro tanti” e anche l’Italia ha voluto provare il brivido
della prova di forza per avere potere negoziale. 

Non proprio la migliore
situazione per l’avvio di negoziati tra Ue e Gran Bretagna che evitino
l’ormai famoso, per gli inglesi, referendum sull’Europa del 2017.


Come si comprende la situazione spagnola
per Berlino ha una tripla valenza: 

a) ci sono investimenti nei bonos e
crediti bancari da salvaguardare 

b) si deve mantenere un asse politico
con un paese strategico e partner 

c) si deve bilanciare la situazione
europa ad Est che rischia di farsi ingovernabile.


Per la Germania sarà difficile
raggiungere questi tre obiettivi. Anche perchè, secondo gli stessi
tedeschi, sembra proprio arrivare l’effetto cammello del Dubai. 

Effetto
che si riassume bene in questo grafico.


cammello dubai grafico Questa
curiosa infografica, pubblicata da Die Welt, riguarda l’andamento della
borsa del Dubai che, come si nota, oltre a disegnare il dorso di un
cammello finisce il 2015 decisamente verso il basso. 

Ma perché questo
grafico ha interessato così tanto Die Welt

Per due motivi. 

Il primo,
più implicito, che quando la Borsa di Dubai, assieme ad altre della
zona, va bene il Dax tedesco in sinergia assorbe l’eccesso di capitali
dell’area; il secondo che la borsa del Dubai viene investita di ruolo
dell’oracolo dell’economia globale. 

I due indicatori per capirlo,
fondamentali per Die Welt, sono il prezzo del petrolio e la bolla
immobiliare. Il Dubai index, secondo il quotidiano tedesco, per
importanza nella fissazione (in questo caso verso il basso) del prezzo
del petrolo e nelle dimensioni della bolla immobiliare (sgonfiatasi),
anticiperebbe le crisi globali. Come, sottolinea sempre Die Welt, nel
2008. Insomma, un mondo, come sempre, la cui crisi è anticipata dal
petrolio e dal mattone.


Se si vogliono oracoli più
industrialisti sulla crisi si guardi poi al Baltic Dry Index. Questo
importante indice dei commerci marittimi globali è ai minimi da 30 anni.
E, quando entra in crisi, ha sempre anticipato grosse turbolenze
economiche e finanziarie. Ma i tedeschi una volta tanto guardano
all’esotico e quindi alla gobba del cammello del Dubai. E la crisi
spagnola, vista dalla gobba del cammello, si fa ancora di più difficile
soluzione per Berlino. Se nel 2016 accade qualcosa di grosso, dalla
Spagna alla Polonia, l’effetto palla di neve può diventare un effetto
valanga. Se la politica è l’arte del possibile ai tedeschi conviene una
risoluzione creativa della crisi spagnola. Dopo l’esplosione della bolla
immobiliare del 2011 la soluzione creativa fu far sforare il rapporto
deficit-Pil agli spagnoli per far ripartire l’economia (al contrario dei
dogmi ortoliberisti che furono comunque somministrati agli italiani).


A Berlino conviene trovare una nuova
soluzione creativa o, comunque, un qualcosa che che eviti il
disgregamento del funzionamento concreto dell’ordoliberalismo così come
pensato tra Bruxelles, Berlino e Francoforte. Sperando che questo
qualcosa non assuma tratti inguardabili, alimentando il peggio che
questo continente, se vuole, contiene benissimo.

Fonte: http://www.senzasoste.it/internazionale/la-crisi-spagnola-e-il-cammello-del-dubai?jjj=1450942495013.

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