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'Chi compone l''«Emirato islamico»?'

'L''Emirato islamico cambia forma con discrezione. I suoi principali ufficiali non sono già più arabi, ma georgiani e cinesi. Il vero bersaglio: Russia e Cina [T. Meyssan] '

'Chi compone l''«Emirato islamico»?'
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21 Settembre 2014 - 21.38


ATF

«Sotto
i nostri occhi», cronaca di politica internazionale n°97

di
Thierry Meyssan
.

Mentre
l”opinione pubblica occidentale viene imbevuta di informazioni sulla
costituzione di una presunta coalizione internazionale volta a
combattere l”«Emirato
islamico», quest”ultimo
cambia forma con discrezione. I suoi principali ufficiali non sono
già più arabi, bensì georgiani e cinesi. Per Thierry Meyssan,
questa mutazione dimostra che la NATO intende utilizzare l”«Emirato
islamico» in Russia e in
Cina. Pertanto, entrambi questi paesi devono intervenire adesso
contro gli jihadisti prima che tornino a seminare il caos nei loro
paesi di origine.

L”«Emirato
islamico» ha dapprima
esibito la sua origine araba. Questa organizzazione è l”esito di
«Al-Qa”ida in Iraq»,
che non combatteva tanto gli invasori statunitensi, quanto gli sciiti
iracheni. Divenne l”«Emirato
islamico in Iraq» e poi
l”«Emirato islamico in Iraq
e nel Levante». Nell”ottobre
2007, l”esercito statunitense si impadronì nei pressi di Sinjar di
606 schedature di membri stranieri di questa organizzazione. Esse
sono state scrutinate e studiate da esperti dell”Accademia Militare
di West Point.

Tuttavia,
pochi giorni dopo questo sequestro di documenti, l”emiro al-Baghdadi
dichiarava che la sua organizzazione comprendeva solo 200 combattenti
e che erano tutti iracheni. Questa menzogna è paragonabile a quella
di altre organizzazioni terroristiche in Siria che dichiarano di
annoverare solo incidentalmente degli stranieri fra i propri ranghi,
mentre l”esercito arabo siriano stima in almeno 250.000 il numero
degli jihadisti stranieri che hanno combattuto in Siria nel corso
degli ultimi tre anni. Inoltre, il califfo Ibrahim (il nuovo nome di
Amir al-Baghdadi) ora afferma che la sua organizzazione è composta
in gran parte da stranieri, che il territorio siriano non è più per
i siriani e il territorio iracheno non è più per gli iracheni, ma
sono per i suoi jihadisti.

Secondo
i documenti sequestrati a Sinjar, il 41% dei terroristi stranieri
membri dell”«Emirato
Islamico dell”Iraq» erano
cittadini sauditi, il 18,8% erano libici, e solo l”8,2% erano
siriani. Se si rapportano queste cifre alla popolazione di ciascuno
dei paesi coinvolti, la popolazione libica ha fornito in proporzione
2 volte più combattenti di quella dell”Arabia Saudita e cinque volte
di più rispetto a quella della Siria.

Per
quanto riguarda gli jihadisti siriani, la loro origine era dispersa
nel paese, ma il 34,3% proveniva dalla città di Deir ez-Zor, che
dopo il ritiro dell”«Emirato
islamico» di Raqqa, è
diventata la capitale del Califfato.

In
Siria, Deir ez-Zor ha la particolarità di essere popolata
prevalentemente da arabi sunniti organizzati in tribù, e da
minoranze curde e armene. Tuttavia, fino ad ora, gli Stati Uniti sono
stati capaci di distruggere gli Stati solo in Afghanistan, in Iraq e
in Libia, ossia in paesi la cui popolazione è organizzata in tribù.
Hanno invece fallito ovunque altrove. Da questo punto di vista, Deir
ez-Zor in particolare e il Nord Est della Siria, in generale, possono
quindi potenzialmente essere conquistati, ma non il resto del paese,
come si è visto da tre anni in qua.

Tarkhan
Batirashvili sergente dell”intelligence militare georgiana, è
diventato uno dei principali leader dell”«Emirato
islamico» sotto il nome di
Abu Omar al-Shishani.

Da
due settimane, una purga colpisce gli ufficiali del Maghreb. Così, i
tunisini che hanno preso l”aeroporto militare di Raqqa il 25 agosto,
sono stati arrestati per disobbedienza, giudicati e giustiziati dai
loro superiori. L”«Emirato
islamico» intende
ridimensionare i suoi combattenti arabi e promuovere degli ufficiali
ceceni gentilmente forniti dai servizi segreti georgiani.

Abu
al-Khazakhi Anisah, primo jihadista cinese dell”
«Emirato
islamico
»
ucciso in azione (al centro della foto) non era uiguro, ma kazako.

Un”altra
categoria di jihadista ha fatto la sua comparsa: i cinesi. Da giugno,
gli Stati Uniti e la Turchia hanno trasportato centinaia di
combattenti cinesi e le loro famiglie nel nord-est della Siria.
Alcuni di loro diventano immediatamente ufficiali. Sono per lo più
uiguri, cinesi della Cina popolare, ma musulmani sunniti e turcofoni.

Pertanto,
è evidente che, alla fine, l”«Emirato
islamico» estenderà le sue
operazioni in Russia e in Cina, poiché questi due paesi
rappresentano i suoi bersagli finali.

Stiamo
sicuramente per assistere a una nuova campagna di comunicazione della
NATO: la sua aviazione spingerà gli jihadisti fuori dall”Iraq e
lascierà che si stabiliscano a Deir ez-Zor. La CIA fornirà denaro,
armi, munizioni e informazioni ai «rivoluzionari
siriani moderati» (sic)
dell”ESL (Esercito Siriano Libero), che poi si cambieranno il
cappello e lo useranno sotto la bandiera dell”«Emirato
islamico», come nel caso di
quel che è seguito al maggio 2013.


John
McCain e il quartier generale dell”Esercito siriano libero. In primo
piano a sinistra, Ibrahim al-Badri, con cui il senatore sta parlando.
Subito dopo, il generale di brigata Salim Idris (con gli occhiali).

All”epoca,
il senatore John McCain si era recato illegalmente in Siria per
incontrare lo stato maggiore dell”ESL. Secondo la fotografia poi
diffusa per attestare l”incontro, questo stato maggiore comprendeva
un certo Abu Youssef, ufficialmente ricercato dal Dipartimento di
Stato USA con il nome di Abu Du”a, in realtà l”attuale califfo
Ibrahim. Così, lo stesso uomo era – a seconda delle circostanze e
contemporaneamente – sia un leader moderato dell”ESL sia un leader
estremista in seno all”«Emirato
islamico».

Una
volta muniti di queste informazioni, apprezzeremo nel suo giusto
valore il documento presentato al Consiglio di Sicurezza il 14 luglio
dall”ambasciatore siriano Bashar al-Jaafari. Si tratta di una lettera
del comandante-in-capo dell”ESL, Salim Idriss, datata 17 gennaio
2014. Vi si legge: «Con la
presente vi comunico che le munizioni inviate dallo stato maggiore ai
dirigenti dei consigli militari rivoluzionari della regione orientale
devono essere distribuite, in conformità con quanto concordato, per
due terzi ai signori della guerra del Fronte al-Nusra, il restante
terzo da distribuire tra i militari e gli elementi rivoluzionari per
la lotta contro le bande dell”Emirato Islamico in Iraq e nel Levante.
Grazie per averci inviato le prove di consegna di tutte le munizioni,
precisando i quantitativi e le qualità, debitamente firmate dai
dirigenti e dai signori della guerra in persona, in modo che possiamo
trasmetterle ai partner turchi e francesi».
In altre parole, due potenze della NATO (la Turchia e la Francia)
hanno fornito munizioni per due terzi al Fronte Al-Nusra
(classificato come un membro di al-Qa”ida da parte del Consiglio di
Sicurezza) e per un terzo all”ESL al fine di lottare contro
l”«Emirato islamico»,
guidato da uno dei suoi ufficiali superiori. In realtà, l”ESL è
scomparsa sul campo e le munizioni erano dunque destinate per due
terzi ad al-Qa”ida e per un terzo all”«Emirato
islamico».

Grazie
a questo dispositivo con doppia funzione, la NATO continuerà a
lanciare le sue orde di jihadisti contro la Siria con la pretesa di
combatterle.

Tuttavia,
quando la NATO avrà stabilito il caos in tutto il mondo arabo,
compreso il suo alleato saudita, rivolgerà l”«Emirato
islamico» contro le due
grandi potenze in via di sviluppo, la Russia e la Cina. Ecco perché
queste due potenze dovrebbero intervenire subito e stroncare sul
nascere l”esercito privato che la NATO sta costruendo e addestrando
nel mondo arabo. In caso contrario, Mosca e Pechino dovranno presto
affrontarlo sul proprio suolo.

Questa
“cronaca settimanale di politica estera” appare
simultaneamente in versione araba sul quotidiano
“Al-Watan”
(Siria),
in versione tedesca sulla
“Neue
Reinische Zeitung”
,
in lingua russa sulla
“Komsomolskaja
Pravda”
,
in inglese su
“Information
Clearing House”
,
in francese sul
“Réseau
Voltaire”
.

Thierry
Meyssan, 20 settembre 2014.

Traduzione
per Megachip a cura di Matzu Yagi.

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