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ISIS e la fabbrica dei Fantomas

La produzione di mostri globali va avanti. La fase Bin Laden è finita, il Califfo pare sgonfio per giustificare grossi interventi, si prepari Al-Fadhli. [Pandora TV - A. Marino]

ISIS e la fabbrica dei Fantomas
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22 Settembre 2014 - 20.54


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di Adolfo Marino.



Si
sgonfia il califfato dell’ISIS… e arriva il nuovo Fantomas.

In
poche settimane il “califfato virtuale” dell’ISIS è assurto a nemico
pubblico numero uno. Complice una spettacolarizzazione ben
orchestrata per quanto prontamente decostruita. Che fosse un mostro
di stagione
nella galleria delle minacce terroristiche alla sicurezza
globale?


Un
analista attento come Lucio Caracciolo sull’ultimo numero di Limes
parla di “modesto peso specifico del califfato”.  
Una sorta di
“miraggio” da non sottovalutare in un ambiente – il deserto –
nel quale le illusioni ottiche hanno il loro peso. Perché “a occhi
ingenui o interessati paiono più reali della realtà”
.


In
un’operazione con tutti i crismi dell’ufficialità, con una sorta
di tic nervoso neo-colonialista allo Stato Islamico è stato anche
attribuito un territorio con dei confini. Facendone ipso facto
un”entità para-statuale (vuota) che si estende su smisurate aree
desertiche. Scambia petrolio e reperti archeologici contro armi:
prassi abituale da quelle parti. Una minaccia che quindi di per sé
non appare sufficiente per giustificare l’intervento in Iraq e in
Siria da parte degli Stati Uniti. Non come vorrebbe il Pentagono,
almeno.


Ancora
più difficile per i pifferai del Dipartimento di Stato tirarsi
dietro gli oltre quaranta stati membri della coalizione anti-ISIS
battezzata a Parigi, un pasticciaccio brutto del quale fanno parte
anche il Qatar, l’Arabia saudita e gli Emirati che dell’ISIS sono
fra i principali finanziatori. Per non parlare delle foto di qualche
annetto fa del falco repubblicano John McCain a braccetto con
esponenti di spicco del califfato medesimo. Contraddizioni
fisiologiche per chi bazzica certi scenari internazionali.


Il
modesto peso specifico dell’ISIS è implicito anche nei numeri
della missione autorizzata la settimana scorsa da Congresso e Senato.
Obama ha in fine
licenza di fornire logistica e armi a qualche manipolo di “ribelli
moderati siriani”
. Quegli stessi ribelli che la CIA
confidenzialmente chiama “i nostri pagliacci”.


E’
vero che un Obama sempre più triste, solitario e finale potrà
mettere su nei prossimi 12 mesi una milizia di circa 5mila “pagliacci” moderati siriani per combattere i 30mila uomini del
califfato. Ma è un’aritmetica zoppicante, dove non poche unità
mancano all’appello. Basti ricordare che Bush padre nella prima
guerra del golfo era sbarcato con 150mila marines. Certo, erano altri
tempi.

Parabola
rapida quella dell’ISIL o ISIS infine ridotto a IS, Stato Islamico.


Sic
transit IS(IS) ed ecco la nuova minaccia globale, che con un lancio
stampa di tutto rispetto ha trovato posto sulla prima pagina di uno
dei più autorevoli quotidiani del panorama internazionale.

Il
New York Times presenta oggi Khorasan, la cellula di terroristi
attiva in Siria che secondo l’intelligence americana costituisce
“una minaccia più diretta per gli Stati Uniti e l’Europa”, suscettibili di subire un attacco terroristico sul loro territorio.
Secondo quanto riportato dal NYT, fonti ufficiali della CIA hanno
dichiarato che “l’attenzione sull’ISIS avrebbe distorto il
quadro della minaccia terroristica emersa dal caos della guerra
civile in Siria e che minacce più immediate provengono ancora da
gruppi terroristici tradizionali come Khorasan”
.


A
capo di Khorasan vi sarebbe Muhsin Al-Fadhli, militante di Al-Qa”ida
originario del Kuwait, che secondo il Dipartimento di Stato americano
faceva parte del cerchio magico di Osama Bin Laden. Così intimo da
essere tra i pochi (oltre alla CIA) al corrente in anticipo degli
attentati dell’11 settembre. 

Nel 2002 Al-Fadhli avrebbe fornito
appoggio a un attentato contro una petroliera francese al largo delle
coste dello Yemen.

Una
trama più che da spy-story da sequel di quart’ordine. Mushin al
Fadhli, benché avvolto nell’ombra per ammissione dello stesso New
York Times
, oggi avrebbe 33 anni – età carica di simbolismo
evangelico. Quindi sarebbe stato appena ventenne – un vero enfant
prodige
– quando fra pochi eletti condivideva con Bin Laden in
persona i piani segretissimi degli attentati alle Torri gemelle e al
Pentagono. E pare che la CIA lo tenga sott’occhio addirittura da
una decina d’anni. Un pedigree da far impallidire il califfo
dell’ISIS, Al-Baghdadi, ridotto in poche settimane al rango di
figurante sbiadito rispetto al nuovo, terrificante Fantomas.

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