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Verso la fine del sistema Erdoğan

'Thierry Meyssan evidenzia i legami dell''AKP con i Fratelli Musulmani e il ruolo di Erdoğan nel coordinamento del terrorismo internazionale e nella crescita ISIS'

Verso la fine del sistema Erdoğan
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15 Giugno 2015 - 18.00


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«Sotto
i nostri occhi» – Cronaca di politica internazionale n°13
2

di
Thierry Meyssan
.

Thierry
Meyssan, che ha annunciato la caduta di Erdoğan già a dicembre
2014, quando tutti i commentatori internazionali continuavano a
crederlo vincitore delle elezioni legislative, ritorna qui sulla
carriera del presidente turco. In questa sintesi, evidenzia i legami
dell”AKP con i Fratelli Musulmani e il ruolo di Erdoğan nel
coordinamento del terrorismo internazionale dopo l”attentato contro
il principe saudita Bandar bin Sultan.

L”islamista
Recep Tayyip Erdoğan succede al principe saudita Bandar bin Sultan,
dopo l”attacco che fa uscire di scena costui nel 2012, e diviene il
coordinatore del terrorismo internazionale. Prende poi il posto del
Qatar nel 2014, quando questo deve rinuciare a sponsorizzare i
Fratelli Musulmani e diventa così il vero leader della Fratellanza.
Inebriato dal suo successo, si crede indispensabile per gli Stati
Uniti e viola le regole della NATO firmando il trattato
Turkish
Stream

con la Russia.

Fallimento
nelle elezioni legislative.

DAMASCO
L”esito
delle elezioni legislative turche non minaccia solo i progetti di
Recep Tayyip Erdoğan, che si vedeva già come nuovo Sultano, ma lo
stesso potere del suo partito, l”AKP. Ciascuno degli altri tre
partiti (l”MHP conservatore, il CHP socialista e l”HPD di sinistra)
ha indicato di voler rifiutare di formare un governo di coalizione
con lui e di desiderare, invece, una coalizione a tre. Se alla fine
non ci riuscissero da qui a 45 giorni, dovrebbe essere allora
affidato ai socialisti il compito di formare un governo di coalizione
– opzione già scartata dall”AKP – o di riconvocare le elezioni
legislative .

Questo
scenario sembra ancora improbabile, siccome il risultato delle
elezioni sembrava impossibile a quasi tutti i commentatori politici
fino allo scrutinio del 7 giugno. Tuttavia, quando il 1° dicembre
2014 firmava un accordo economico con Vladimir Putin per
permettergli di eludere le sanzioni dell”Unione europea (
Turkish
Stream
),
Erdoğan ha sfidato le regole non scritte della NATO. In tal modo, è
diventato l”uomo da abbattere sia per Washington sia per Bruxelles.
Gli Stati Uniti hanno quindi fortemente influenzato sottobanco la
campagna elettorale per rendere possibile il rovesciamento dell”AKP.

Per
queste elezioni, Erdoğan si era fissato l”obiettivo di conquistare
400 seggi su 550. In realtà, per far adottare una costituzione fatta
su misura che gli concedesse pieni poteri esecutivi, sperava in 367
seggi. In caso contrario, si sarebbe accontentato di 330 seggi, che
gli avrebbero permesso di indire un referendum che avrebbe adottato
il progetto di Costituzione a maggioranza semplice. In ogni caso,
avrebbe dovuto disporre di 276 seggi per avere la maggioranza
parlamentare, ma ne avrà appena 258, che non sono sufficienti a
fargli conservare il potere da solo.

Il
predominio dell”AKP, dal 2002, era dovuto sia ai suoi buoni risultati
economici sia alla divisione della sua opposizione. Ora, l”economia
turca è allo sbando: il tasso di crescita che flirtava con il 10%
annuo per un decennio è precipitato dalla guerra contro la Libia,
poi durante l”operazione segreta contro la Siria. Attualmente è al
3%, ma potrebbe diventare rapidamente negativo. La disoccupazione si
sviluppa improvvisamente e raggiunge un tasso dell”11%. Queste guerre
sono state infatti condotte contro degli alleati della Turchia e dei
partner economici indispensabili. Per quanto riguarda la divisione
dell”opposizione, la CIA che l”aveva fomentata in passato si è
affrettata a porvi rimedio.

La
cosa era facile data la litania di lamentele che l”autoritarismo
Erdoğan ha suscitato. L”unione dell”opposizione aveva già avuto
luogo, di base, nel giugno 2013, durante le manifestazioni del parco
di Taksim Gezi. Ma il movimento aveva fallito, in primo luogo perché
all”epoca Erdoğan era sostenuto da Washington, e poi perché era
rimasta una rivolta urbana. A quel tempo, i manifestanti protestavano
certamente contro un progetto immobiliare, ma soprattutto contro la
dittatura dei Fratelli Musulmani e la guerra contro la Siria.

Nel
constatare che questo movimento non aveva potuto rovesciarlo, l”AKP
si riteneva, a torto, imbattibile. Così ha cercato di imporre il suo
programma islamista (foulard per le donne, divieto di convivenza per
persone non sposate di sesso opposto, etc.). E questo accadeva
mentre l”immagine pura del Sultano si ritrovava di colpo a essere
messa in causa per via delle rivelazioni sulla corruzione della sua
famiglia. Nel febbraio 2014, si udiva, in quella che sembra essere
una intercettazione telefonica, la voce di Erdoğan che chiedeva a
suo figlio di nascondere 30 milioni di euro in contanti prima di una
perquisizione della polizia [1].

Tutto
questo senza parlare dell”epurazione contro i seguaci del suo ex
alleato, Fethullah Gülen [2], la carcerazione di massa di generali,
avvocati e giornalisti [3], il mancato rispetto delle promesse fatte
ai curdi, nonché della costruzione del più grande palazzo
presidenziale del mondo.

Questo
fallimento è la conseguenza della sua politica estera

Il
fallimento di Recep Tayyip Erdoğan non proviene da decisioni
interne, è la diretta conseguenza della sua politica estera. I
risultati economici eccezionali dei suoi primi anni non sarebbero
stati possibili senza l”aiuto sottobanco degli Stati Uniti che
volevano farne il leader del mondo sunnita. Sono stati fermati nel
2011 dall”allinearsi di Ankara all”operazione di distruzione della
Jamahiriya araba libica, che era stata fin lì il suo secondo partner
economico. La Turchia ha risvegliato i legami storici che aveva con
la tribù dei Misratas, soprattutto degli Aghdams, cioè gli ebrei
turchi convertitisi all”Islam e stabilitisi in Libia nel XVIII e nel
XIX secolo.

La
Turchia era consapevole che attaccando la Libia avrebbe perso un
mercato molto importante, ma sperava di prendere la testa dei governi
tenuti dai Fratelli Musulmani, già in Tunisia, poi eventualmente in
Libia, in Egitto e in Siria. Cosa che in realtà ha avuto luogo solo
nei primi due stati nel 2012, ma che non è durata.

Ankara
si è impegnata nella guerra contro la Siria. È nel suolo turco che
la NATO ha installato il quartier generale del coordinamento delle
operazioni. Durante la prima guerra (quella di Quarta generazione),
nel periodo che va dal febbraio 2011 alla conferenza di
Ginevra
I

del giugno 2012, la NATO trasferiva in Turchia i combattenti di
al-Qa”ida in Libia in modo da creare l”
«Esercito
Siriano libero
».
Erdoğan si limitava a fornire delle basi arretrate camuffate da
“campi profughi”, mentre la stampa occidentale accecata
vedeva soltanto una “rivoluzione democratica” (
sic),
in linea con la “primavera araba” (ri-
sic).

Nel
mese di giugno 2012, la vittoria elettorale dei Fratelli Musulmani in
Egitto lasciava pensare a un radioso futuro per la Fratellanza. Anche
Erdoğan seguiva il progetto di Hillary Clinton, del generale David
Petraeus e di François Hollande volto a rilanciare la guerra contro
la Siria, ma stavolta sul modello del Nicaragua. Non si trattava più
di sostenere un”operazione segreta della NATO, ma di svolgere un
ruolo centrale in una guerra classica di grande ampiezza.

Il
16 aprile 2014, la stampa turca ha pubblicato una fotografia di Abu
Muhammad, un alto ufficiale di Daesh (ISIS) che è stato ferito
dall”Esercito arabo siriano a Idleb, poi trasferito dal MIT in
Turchia e curato a spese del contribuente turco in un ospedale
pubblico di Hatay.

Recep
Tayyip Erdoğan, coordinatore del terrorismo internazionale

Quando,
nel luglio 2012, l”Asse della Resistenza reagì all”assassinio dei
membri del Consiglio di sicurezza nazionale siriano con il tentativo
di assassinare il principe saudita Bandar bin Sultan, Recep Tayyip
Erdoğan colse al volo l”occasione. Sostituì la Turchia all”Arabia
Saudita nella gestione manipolatoria del terrorismo internazionale.

In
due anni, oltre 200.000 mercenari provenienti da ogni angolo del
mondo sono transitati attraverso la Turchia per fare jihad in Siria.
Il MIT -il servizio segreto turco – mise in campo un enorme sistema
di traffico di armi e di denaro per alimentare la guerra, finanziato
in prevalenza dal Qatar e supervisionato dalla CIA.

Erdoğan
ha installato tre campi di addestramento di al-Qa”ida sul suo
territorio a Şanlıurfa (confine con la Siria), a Osmaniye (a fianco
della base NATO di Incirlik) e a Karaman (vicino a Istanbul) dove ha
organizzato un”accademia del terrorismo nella tradizione della Scuola
delle Americhe [4] [5].

La
polizia e la giustizia turca hanno dimostrato che Erdoğan era –
così come l”ex vicepresidente statunitense Dick Cheney – un amico
personale di Yasin al-Qadi, il
«banchiere
di al-Qa”ida
».
È in ogni caso così che l”FBI e le Nazioni Unite l”avevano
identificato fino a quando non venne rimosso dalla lista
internazionale dei terroristi nell”ottobre 2012. Durante il periodo
in cui era ricercato a livello mondiale, Yasin al-Qadi si recava
segretamente ad Ankara con aereo privato. Le guardie del corpo di
Erdoğan venivano per lui all”aeroporto, non senza disattivare le
telecamere di sorveglianza. [6]

Il
18 marzo 2014, una registrazione diffusa su YouTube faceva sentire un
direttore della Turkish Airlines, Mehmet Karataş, lamentarsi con un
consigliere di Erdoğan, Mustafa Varank, del fatto che la sua
compagnia fosse stata utilizzata dal governo per trasferire
segretamente delle armi a Boko Haram in Nigeria. L”alto funzionario
non si stava preoccupando di violare il diritto internazionale, ma
deplorava che queste armi potessero servire a uccidere non solo
cristiani ma anche dei musulmani.

Nel
maggio 2014, il MIT trasferiva con treni speciali a Daesh (ossia
l”ISIS, ndt) quantità di armi pesanti e di pick-up Toyota nuovi
fiammanti offerti dall”Arabia Saudita.

L”Emirato
Islamico, che a quel tempo era un gruppo di appena poche centinaia di
combattenti, si trasformò in un mese in un esercito di decine di
migliaia di uomini e invadeva l”Iraq.

Nel
corso degli ultimi quattro mesi del 2014, la Turchia impedì ai curdi
del PKK di volare in soccorso dei loro a Kobanê (Ayn al-Arab),
quando la città fu attaccata da Daesh. Al contrario, molti
giornalisti hanno attestato che gli jihadisti potevano liberamente
attraversare il confine. [7]

Il
19 gennaio 2015, su richiesta della magistratura, la gendarmeria
intercettò un convoglio che trasportava armi per Daesh. Tuttavia, la
ricerca fu interrotta quando si scoprì che il convoglio era condotto
da agenti del MIT. Più tardi, i procuratori e il colonnello della
gendarmeria furono arrestati per
«tradimento»
(
sic).
Durante l”udienza del loro processo, un giudice lasciò trapelare che
il MIT aveva noleggiato in tutto duemila camion di armi per Daesh
[8].

La
spina dorsale del sistema terrorista turco è facilmente
identificabile: nel 2007, l”Accademia Militare di West Point ha
dimostrato che gli uomini dell”Emirato islamico in Iraq provenivano
da al-Qa”ida in Libia (Gruppo dei combattenti islamici libici,
conosciuto anche con le sigle GICL e LIFG.
ndt).
Gli stessi mercenari sono stati utilizzati per rovesciare Muammar
Gheddafi nel 2011 [9] e poi per formare l”Esercito Siriano Libero (i
cd “moderati”) [10].

I
membri siriani dell”Emirato islamico in Iraq hanno creato al-Qa”ida
in Siria (Fronte al-Nusra). Numerosi combattenti libici e siriani
sono ritornati in seno all”Emirato islamico in Iraq, quando questo si
ribattezzò “Daesh” e inviò suoi quadri a Boko Haram
(Nigeria).

Mehdi
al-Harati ha una doppia cittadinanza libica-irlandese. Nel giugno
2010, la sua foto in cui ringrazia Erdoğan, venuto a fargli visita
in ospedale dopo il suo arresto da parte degli israeliani a bordo
della Freedom Flotilla, segnò l”ultim”ora delle notizie. Durante un
furto nella sua casa in Irlanda (luglio 2011), si è scoperto che
deteneva una grossa somma di denaro in contanti che la CIA gli aveva
dato per rovesciare il leader libico. Ha diretto la Brigata di
Tripoli, un”unità di al-Qa”ida sotto la supervisione di ufficiali
francesi, incaricati dalla NATO di prendere l”hotel Rixos che serviva
da nascondiglio a Gheddafi e, di passaggio, di assassinare Thierry
Meyssan (agosto 2011).

Sotto
gli ordini di Abdelhakim Belhaj e con migliaia di combattenti libici,
nel novembre 2011 venne in Siria a organizzare l”Esercito Siriano
Libero, per conto della Francia. In seguito, creò e ordinò un altro
esercito privato, Liwa al-Umma, che riprese la sigla dell”Esercito
Siriano Libero alla fine del 2012. Tornato in Libia, fu eletto
sindaco di Tripoli (agosto 2014), quando il Paese si divise tra due
governi, uno a Tripoli sostenuto dalla Turchia, l”altro a Tobruk
sostenuto dall”Egitto e dagli Emirati.

Il
coinvolgimento pubblico della Turchia nel conflitto

La
Turchia ottenne un gran profitto dalla guerra contro la Siria.
Dapprima nell”organizzare il saccheggio dei suoi tesori archeologici.
Un mercato pubblico venne perfino installato ad Antiochia affinché i
collezionisti del mondo intero potessero acquistare i pezzi rubati e
commissionare le opere da rubare. Poi nell”organizzare il saccheggio
industriale di Aleppo, la capitale economica della Siria. La Camera
di Commercio e dell”Industria di Aleppo ha dimostrato il modo in cui
le fabbriche sono state sistematicamente smantellate, le macchine
utensili trasferite in Turchia sotto l”occhio vigile del MIT. I
siriani hanno fatto causa nei tribunali, ma i loro avvocati turchi
sono stati immediatamente arrestati dall”amministrazione Erdoğan e
sono tuttora in carcere.

L”esercito
da lungo tempo non ha fatto altro che inviare forze speciali in
Siria: diversi soldati turchi sono stati fatti prigionieri
dall”Esercito arabo siriano. Tuttavia, ha coordinato l”attacco al
villaggio cristiano di Maaloula nel settembre 2013; un villaggio che
non offre alcun interesse strategico, ma che è il più antico luogo
di culto cristiano nel mondo. Soprattutto, nel marzo 2014, l”Esercito
turco entrava in Siria per scortare gli jihadisti di Al-Nusra
(Al-Qa”ida) e dell”Esercito dell”Islam (pro-saudita) fino alla città
armena di Kassab con la missione di massacrare gli abitanti i cui
nonni erano fuggiti dal ​​genocidio perpetrato dagli ottomani
[11]. Non sorprende che la Francia e gli Stati Uniti si siano opposti
a una condanna di questa aggressione da parte del Consiglio di
Sicurezza. Successivamente, l”esercito turco è entrato diverse volte
in territorio siriano, ma non ha mai scatenato altre battaglie.

Formatosi
negli Stati Uniti, Hakan Fidan è diventato il collegamento tra il
quartier generale della NATO e della Turchia durante la guerra del
Kosovo (1998). Uomo di fiducia di Recep Tayyip Erdoğan, nel 2003 è
stato nominato direttore del TIKA, l”agenzia che sviluppa i legami
con i turcofoni dell”Asia centrale e sostiene l”Hizb ut-Tahrir (uno
scisma della Fratellanza Musulmana che conduce una campagna
terroristica nella valle di Ferghana). Nel 2007, entra a far parte
del gabinetto del primo ministro Erdoğan e diviene amministratore
dell”AIEA. Nel 2010, è nominato capo dei servizi segreti (MIT).
Organizza i campi jihadisti in Turchia e il loro approvvigionamento
in Siria,

includendo
Daesh. Soprattutto, cerca di coinvolgere gli Stati Uniti nella guerra
contro la Siria, organizzando l”attacco chimico della Ghoutta
attribuendolo al presidente al-Assad (agosto 2013). In seguito alla
firma dell”accordo
Turkish
Stream

con la Russia, entra in conflitto con Erdoğan e si dimette, ma il 9
marzo 2015 rinuncia a correre per le elezioni parlamentari e
riprende le sue funzioni di capo dei servizi segreti.

Il
peso dei crimini di Recep Tayyip Erdoğan

La
stampa turca ha ampiamente trattato i crimini dell”amministrazione
Erdoğan, che le hanno definitivamente alienato le popolazioni degli
aleviti (vicini agli alauiti) e dei curdi. I primi sostengono
massicciamente il CHP e i secondi l”HPD. Ma ciò non è bastato a far
cadere il nuovo Sultano.

L”errore
si è verificato di 1 ° dicembre 2014, quando Erdoğan ha firmato un
gigantesco accordo economico con il presidente Putin, da lui
percepito a torto come uno Zar e quindi come un modello. Forse era
preoccupato che gli Stati Uniti si rivoltassero contro di lui una
volta caduta la Siria, come si erano rivoltati contro Saddam Hussein,
una volta esaurite le forze dell”Iran. In ogni caso, nel pretendere
di giocare su entrambe le scacchiere, l”Oriente e l”Occidente,
Erdoğan ha perso il sostegno che la CIA gli apportava senza
cedimenti dal 1998.

Il
percorso di Recep Tayyip Erdoğan

Da
adolescente, Erdoğan pensava d”intraprendere una carriera
calcistica. Trascinatore d”uomini, personalità carismatica, ha
vissuto per le strade a capo di un gruppo di delinquenti. Entrò
presto nella Millî Görüş (letteralmente: “Visione Nazionale”
deve essere inteso nel contesto della censura come “Islam
politico”) di Necmettin Erbakan, il cui programma era la
ri-islamizzazione della società. Militò in un gruppo anti-comunista
di estrema destra e partecipò a varie manifestazioni anti-ebraiche e
anti-massoniche.

Eletto
al Parlamento nel 1991, gli fu proibito di assumere la carica a causa
del colpo di Stato e della repressione che si abbatté sugli
islamisti. Eletto sindaco di Istanbul, nel 1994, esercitò le sue
funzioni senza imporre la sua visione islamista. Tuttavia, al momento
in cui il suo partito fu interdetto, venne condannato per aver
recitato in uno dei suoi discorsi una poesia pan-turchista. Scontò
quattro mesi di carcere e gli fu vietato di presentarsi alle
elezioni.

Una
volta rilasciato, affermò di aver rotto con gli errori del passato.
Abbandonò la sua retorica anti-occidentale, provocando la divisione
del movimento di Necmettin Erbakan. Con l”aiuto dell”ambasciata USA,
ha poi fondato l”AKP, un partito sia islamista sia atlantista nel
quale integrò non solo i suoi amici della Millî Görüş, ma anche
i seguaci di Fethullah Güllen, e gli ex sostenitori di Turgut Özal.
Quest”ultimo era un curdo sunnita che fu presidente dal 1989 al 1993.
L”AKP vinse le elezioni del 2002, ma queste furono annullate. Vinse
ugualmente le elezioni del 2003, che permisero a Erdoğan di
diventare finalmente primo ministro, essendo terminata nel frattempo
la sua interdizione politica.

Giunto
al potere, Erdoğan si dimenticò d”imporre i suoi punti di vista
islamisti. Sviluppò l”economia con l”aiuto degli Stati Uniti, e poi
a partire dal 2009 attuò la teoria del professor Ahmet Davutoğlu
(un seguace di Fethullah Güllen) nota come
«zero
problemi con i nostri vicini
».
Si trattava di risolvere, con un ritardo di un secolo, i conflitti
ereditati dall”Impero Ottomano. Tra le altre cose, istituì un
mercato comune, nel 2009, con la Siria e l”Iran, provocando un boom
economico regionale.

L”AKP
e i Fratelli musulmani

Pur
avendo una storia diversa, la Millî Görüş ha sempre mostrato un
interesse per i Fratelli Musulmani egiziani. Così ha tradotto le
opere di Hassan el-Banna e di Said Qutb.

L”AKP
si avvicinò ufficialmente ai Fratelli Musulmani in occasione della
guerra condotta da Israele contro gli abitanti di Gaza, nel 2008-09.
Ciò ha indotto il governo Erdoğan a sostenere e partecipare al
progetto della Freedom Flotilla organizzato dai Fratelli sotto la
copertura di una organizzazione umanitaria, l”IHH, e sotto l”occhio
vigile della CIA. [12]

Dai
primi giorni della primavera araba, l”AKP ha sostenuto Rached
Ghannouchi in Tunisia, Mahmoud Jibril in Libia e Mohamed Morsi in
Egitto. Il partito fornì esperti di comunicazione politica ai
Fratelli Musulmani e li consigliò affinché imponessero la loro
visione comune dell”islam nelle loro rispettive società.

Segno
di questa alleanza, Erdoğan facilitò, nel settembre 2011, la
creazione a Istanbul del Consiglio nazionale siriano, chiamato a
diventare il governo siriano in esilio; un”istanza interamente
controllata dai Fratelli Musulmani. [13]

Nel
2012, Erdoğan accolse al congresso dell”AKP i leader dei Fratelli
Musulmani al potere, l”egiziano Mohamed Morsi e il palestinese Khaled
Meshaal. Allo stesso modo, organizzò una conferenza dei Fratelli, 10
luglio 2013, che vide la partecipazione di Youssef Nada, Mohammad
Riyad al-Shafaka (la guida della Fratellanza in Siria) e Rached
Ghannouchi. Per precauzione, furono i vecchi amici della Millî Görüş
e non l”AKP a lanciare gli inviti.

Quando,
nel settembre 2014, il Qatar evita una guerra con l”Arabia Saudita
con l”invitare i Fratelli Musulmani a lasciare l”Emirato, Erdoğan
coglie di nuovo la palla al balzo, tanto da ritrovarsi in veste di
unico sponsor della Confraternita a livello internazionale.

Il
presidente Erdoğan riceve nel suo palazzo nuovo fiammante facendosi
circondare da 16 soldati travestiti da guerrieri dei 16 imperi turchi
che lo hanno preceduto.

Il
futuro della Turchia

È
per semplificare che si è considerato Recep Tayyip Erdoğan come un
neo-ottomano. Il suo piano non è mai stato quello di ricostruire
l”Impero, bensì di crearne uno nuovo con proprie regole. Ha creduto
di poter contare, alternativamente, sul fantasma del Califfato (con
Hizb ut-Tahrir, poi con Daesh) o su quello del Pan-turchismo (“la
Valle dei lupi”).

È
altrettanto inesatto descriverlo come un politico autoritario. In
realtà, si è sempre comportato come un capo branco e non si dice
del capo di una cosca che sia un autoritario. Colto sul fatto in
svariati casi criminali, ha sempre risposto negando l”evidenza e
licenziando o arrestando i funzionari di polizia e i magistrati che
applicavano la legge.

Anche
se Erdoğan riuscisse a corrompere l”MHP, o almeno 18 dei suoi
deputati, per formare un governo di coalizione, il suo partito non
rimarrà a lungo al potere.

Per
essere certi di non dover più affrontare l”AKP, gli Stati Uniti
dovrebbero incoraggiarne la divisione incoraggiando i seguaci di
Fethullah Güllen e gli ardenti sostenitori del l”ex presidente
Turgut Özal a formare il loro proprio partito.

Il
governo, che succederà all”AKP dovrà liberare rapidamente i
prigionieri politici e processare i leader islamici corrotti, poi
abrogare varie leggi islamiste per soddisfare l”opinione pubblica.
Metterà fine al coinvolgimento della Turchia nella guerra di
aggressione contro la Siria, ma dovrebbe facilitare l”
esfiltrazione
degli jihadisti attraverso la CIA, dall”Iraq e dalla Siria verso
un”altra destinazione. Beneficierà del sostegno finanziario degli
Stati Uniti, una volta che avrà rimesso in discussione il trattato
firmato dal presidente Erdoğan con il presidente Putin.

La
caduta dell”AKP dovrebbe causare una ritirata dei Fratelli Musulmani
verso il Qatar, l”unico Stato ormai che sia loro favorevole. Essa
dovrebbe inoltre portare delle schiarite in Tunisia e in Libia, e
favorire la pace in Siria e in Egitto.

NOTE

[1]
30
milioni di euro e la voce di Erdoğan
“,
Rete
Voltaire
,
2 marzo 2014.

[2]
Erdoğan
attacca pubblicamente Gülen
“,
Rete
Voltaire
,
24 Novembre, 2013.

[3]
Il
colpo di stato giudiziario dell”AKP
“,
di Thierry Meyssan,
Al-Watan
(Siria),
Rete
Voltaire
,
Megachip,
19 agosto 2013.

[4]
“Israeli general says al Qaeda’s Syria fighters set up in
Turkey”, par Dan Williams, Reuters, 29 gennaio 2014.

[5]
La Scuola delle Americhe è stata una scuola di tortura, creata dalla
CIA durante la Guerra Fredda, a Panama.

[6]
Erdoğan
ha ricevuto segretamente il banchiere di al-Qaida
“,
Rete
Voltaire
,
5 gennaio 2014.

[7]
«
Kobané,
objet de tous les mensonges
»,
Réseau
Voltaire
,
1er novembre 2014.

[9]
« 
Ennemis
de l’OTAN en Irak et en Afghanistan, alliés en Libye
 Â»,
par Webster G. Tarpley,
Réseau
Voltaire
,
21 mai 2011.

[10]
L’esercito
libero siriano è comandato dal governatore militare di Tripoli
“,
di Thierry Meyssan, Rete Voltaire, 19 dicembre 2011; « 
Des
islamistes Libyens en Syrie pour « aider Â» la
révolution
 Â»,
par Daniel Iriarte,
ABC
(Espagne),
Réseau
Voltaire
,
18 décembre 2011.

[11]
Per
Ankara, il massacro è un’opzione politica?
“,
di Thierry Meyssan, Rete Voltaire,
Megachip,
27 ottobre 2014.

[12]
Flottiglia
della Libertà: il dettaglio che Netanyahu ignorava
“,
di Thierry Meyssan, Réseau Voltaire, 27 giugno 2010.

[13]
Il Consiglio è stato inizialmente presieduto dal professor Burhan
Ghalioun, presentato dai media occidentali come un “militante
laico” dal 2003, quando è stato il consigliere politico di
Abbassi Madani (presidente del Fronte islamico di salvezza in
Algeria) . Il Consiglio è ora presieduto da George Sabra, presentato
come un “cristiano marxista”, mentre ha appena fatto il suo
pellegrinaggio alla Mecca.

Questa
“cronaca settimanale di politica estera” appare
simultaneamente in versione araba sul quotidiano
“Al-Watan”(Siria),
in versione tedesca sulla 
“Neue
Reinische Zeitung”
,
in lingua russa sulla 
“Komsomolskaja
Pravda”
,
in inglese su
“Information
Clearing House”
,
in francese sul
“Réseau
Voltaire”
.

Thierry
Meyssan, 14 giugno 2015.

Traduzione
a cura di Matzu Yagi

Native

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